Li paghiamo noi, non c’è problema. La FIA non sa come fare, nella F1 moderna, per affrontare determinate spese. Poverini, eh? Per questo possiamo pensarci noi, tranquillamente. Procediamo a tutto: lauto stipendio, hotel 5 stelle superior, voli in business class, rimborsi vari tipo dentista, o chirurgia plastica se devono cambiar volto dopo errori eclatanti come Abu Dhabi 2021. L’ironia dell’incipit si rifà alle recenti dichiarazioni del presidente della Federazione Internazionale. Parliamo dell’ex realista emiratino Ben Sulayem che piange miseria.
Il momento è assai delicato, pensare a qualcosa di diverso no si può. Ci riferiamo alla situazione in seno alla FIA, che, ancora una volta, non riesce a gestire con cognizione di causa la massima categoria del motorsport. Tra l’altro, è un po’ di tempo che il braccio di ferro con Liberty Media non fa notizia. Forse i proprietari a stelle e strisce non vogliono più infierire. O magari si sono resi conto che non c’era bisogno di farlo. La Federazione Internazionale si sta auto-sabotando. Non funzionano le cose. Dal punto di vista tecnico, i team riescono ad aggirare il corpo normativo.
Si prendono una pacca sulle spalle e tutto svanisce come la polvere sotto il tappeto. Idem per quanto concerne il contesto sportivo, dove scattano penalità insulse, diverse tra loro, dove le motivazioni sono vaghe, assortite e spesso non spiegabili con le norme alla mano. Tipo quella comminata a Verstappen nelle libere del Qatar, dove gli steward gli hanno tolto una pole position meritatissima per aver rallentato, nelle prove libere, chi lento stava andando. Un esempio che calza e fotografa alla perfezione un quadretto della situazione che non ha alcun senso.
Proprio di recente, con una lettera spedita a Place de la Concorde dall’associazione dei piloti, chi guida ha fatto chiarezza su diversi punti. Il primo in merito alle regole inerenti il linguaggio, che stanno diventando una vera e propria pagliacciata. Un sacco di interesse verso un problema che andrebbe gestito in tutt’altra maniera. Sempre Verstappen capeggia questa rivolta. Il quattro volte campione del mondo di F1 ne ha le palle piene. Risponde per le rime e se ne fotte delle conseguenze. Non sta a noi giudicare se fa bene o no, ma la sua determinazione è molto alta verso tale tematica.
Non ha alcuna intenzione di piegarsi a questo trattamento generale. La FIA ha oramai assunto una posizione dittatoriale che non piace al paddock. Quindi non solo ai piloti, ma pure ai team principal che fanno da portavoce alle varie scuderie. Un contesto che sta degenerando in maniera progressiva e che non promette nulla di buono. Qualcosa deve cambiare. Urgono provvedimenti. La F1 è uno sport parecchio importante e non può essere amministrato da un padre padrone che non risponde e solo comanda. Questo il pensiero diffuso che sta facendo pressione e non poco.
Un’altra questione interessante riguarda gli emolumenti che le squadre pagano per le infrazioni. E non parliamo di bruscolini. Soldi sui quali i piloti si pongono un quesito: “Che fine fanno? Boh… non si sa.” Risposte al riguardo non sono pervenute. Suggeriamo pertanto a Sulayem di utilizzarli per dare forma a un corpo giudicante permanente. Un sistema che possa portare in alto la coerenza e seguire schemi prestabiliti. Le interpretazioni saranno così sempre legittime e non si darà atto alle enormi discussioni che agitano l’ambiente da tempo memore.
Una mossa che potrebbe evitare la creazione di precedenti che poi, in maniera puntuale, vengono usati come tesi accusatorie o difensive da parte di piloti e team che si presentano alle convocazioni degli steward durante un fine settimana di gara. I soldi ci sarebbero pure senza usare quelli delle multe, parliamoci chiaro, basterebbe evitare di sperperare il denaro in tante cose. Parlare di spesa extra serve a passare la patata bollente in mano a Liberty Media. Per fargli aprire il portafoglio, pare abbastanza ovvio. Pure loro, a quel punto potrebbero fare da scaricabarile e attingere alla spartizione dei diritti.
La FIA capisce e sottolinea a più riprese i vantaggi di avere degli steward permanenti. Sarebbero enormi, secondo Ben. Ma, appunto, quando si tratta di pagare dei professionisti allora il castello di carte crolla. Le buone volontà vanno a ramengo. Svaniscono. Sulayem dice anche un’altra cosa che non si capisce bene. Parla dello stipendio dei piloti e del fatto che la FIA non si interessa di come loro lo spendano. Stessa cosa vorrebbe che facessero loro nei confronti della Federazione Internazionale. Le cose sono un po’ diverse, però, in quanto i piloti sono pagati per correre da team privati.
Mentre la FIA è l’ente regolatore che deve garantire una struttura solida per regolare la massima categoria del motorsport. È obbligata a farlo in nome della F1. Per di più, sostiene che servirebbe parecchio tempo per “educare” gli steward a fare bene il loro lavoro. Farlo male significherebbe creare un ulteriore caos. Per questo il presidente mette in mezzo la FOM e si chiede perché i piloti non vadano pure da loro a lamentarsi. Anche loro c’entrano e possono fare qualcosa. Tirando le somme, pare che la vicenda sia soltanto all’inizio. Una cosa è certa in tutto questo: nessuno vuole pagare il conto…
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Ferrari – F1Tv