Rimasta l’ultima da analizzare (e forse lo sarà anche in griglia…), la Caterham CT05 si presenta come una vettura dalle due facce: se all’anteriore si possono apprezzare notevoli innovazioni in ambito meccanico e aerodinamico, il posteriore risulta sensibilmente più conservativo e tradizionale. Sicuramente balzano subito all’occhio le forme particolari del telaio e del muso anteriori, che però fanno ben comprendere le nuove misure del regolamento FIA. Nella zona della cellula di sopravvivenza si ha la solita altezza di 625 mm dal RP, poi si ha uno scalino in prossimità della sezione A-A che porta il telaio alla regolamentata altezza di 525 mm dal RP (dunque lo scalino è di 10 cm) e poi lo stesso telaio è “spaccato” in modo da aggiungere una protuberanza a “manico di scopa” che porta l’estremità anteriore all’altezza di 185 mm dal RP.
Sicuramente questa è una soluzione che potrebbe permettere il passaggio di molta aria sotto alla scocca, aria che però non viene incanalata, convogliata e “pulita” dalla presenza dei piloni di sostegno che si hanno ad esempio nelle vetture dotate di muso a formichiere. L’ala anteriore mostra una certa complessità nei profili e testimonia la solita tendenza a portare i flussi verso l’esterno delle ruote anteriori. La sospensione anteriore è di tipo pull-rod, l’unica scuderia ad adottarla insieme alla Ferrari. L’airscoop è piuttosto grande e di forma circolare. Proseguendo verso il posteriore, la vettura presenta delle pance molto conservative, poco rastremate e con bocche molto grandi. I deflettori verticali sono del tipo a ponte stile Ferrari F138 delle ultime due gare. Probabile che in questa zona in Caterham non hanno voluto osare per avere la massima affidabilità, e non è un caso che sia proprio la scuderia anglo-malese la motorizzata Renault ad effettuare più chilometri a Jerez, ad esempio rispetto alla molto più estrema Red Bull RB10. Ricerca della massima affidabilità testimoniata anche dalla grandi aperture di uscita dell’aria calda dalle pance nella zona dello scarico. Infine nella zona posteriore c’è poco da segnalare: tra i due piloni di sostegno è presente un monkey seat di dimensioni esigue, la sospensione posteriore è ancora di tipo pull-rod e a differenza di gran parte delle altre monoposto il semiasse non è carenato.