Nelle dichiarazioni post-GP del Bahrain, Eric Boullier, Racing Director del Team McLaren, ha voluto fare un primo punto della situazione sui progressi ottenuti dal Team nelle prime quattro gare del Mondiale.
Dalle sue parole trapela ottimismo, senz’altro impartito dal suo ruolo ma comunque neanche troppo forzato: dati alla mano, fino ad ora si è oggettivamente potuto assistere ad un’evoluzione lenta ma assolutamente costante.
Per quanto riguarda la tifoseria italiana del team di Woking, invece, i sentimenti restano assolutamente contrastanti e confusi, difficili anche da riassumere.
Durante la sessione di test invernali era pressoché unanime il pensiero secondo cui la McLaren Honda avrebbe avuto bisogno di tempo per raggiungere performance in grado – in base alle migliori aspettative – di rievocare gli storici successi degli anni ‘80 e ‘90. D’altro canto non poteva essere cosa semplice cambiare motorista dopo ben 19 anni trascorsi con Mercedes, anni di alti e bassi ma anche di ottimi risultati.
Eppure, nonostante la sessione invernale dei tifosi McLaren sia stata accompagnata dal mantra “ci vorrà necessariamente del tempo”, la serie di record negativi sino ad oggi sconosciuti al Team – eterni distacchi, qualifiche concluse già nei primi 18 minuti e qualche altra dolente nota che è bene evitare di ricordare ancora, per salvaguardare i cuori più deboli – sembra aver già scalfito la solidità (ed il buon umore) anche di molti inguaribili ottimisti.
Il mantra si è scontrato con risultati che i tifosi McLaren non erano pronti a vivere e, tutto sommato, neanche ad immaginare.
Risultati che, peraltro, hanno fatto breccia anche nei cuori di qualche nostalgico tifoso avversario a cui, in fondo, dispiace non vedere la storica rivale McLaren con cui scontrarsi e misurarsi per poi farne oggetto di infinite discussioni, davanti ad un buon caffè tra appassionati di Formula 1.
D’altro canto non si può certo rimanere impassibili: se da un lato ci si aspettava di non essere sin da subito in grado di lottare per il podio, dall’altro non ci si aspettava di avere un così grande distacco dai team che contano, di ritrovarsi a battagliare nelle retrovie, oppure ancora di gareggiare addirittura con una sola monoposto.
Complice questo shock è probabilmente anche la grande fiducia riposta dai tifosi nel marchio Honda, i quali, ancora scottati dalle delusioni date dal propulsore Mercedes degli ultimi anni di collaborazione, hanno visto, nel motorista nipponico, nuova linfa grazie alla quale voltare pagina e tagliare di netto con il passato. Magari con la “comprensibile” presunzione di non accettare alcun tipo di errore da parte degli stessi giapponesi che, in altri tempi, hanno fatto la storia della McLaren.
In un’analisi di più ampio respiro, i continui cambiamenti di Regolamento non aiutano. Mr. Ecclestone sembra un’autentica fucina di astruse idee, partorite con l’intento di spettacolarizzare artificialmente uno sport che, fino ad un po’ di anni fa, riusciva a dare spettacolo nel modo più semplice possibile: un affascinante rombo di motori, tante ambiziose idee aerodinamiche ed un regolamento molto più “light”, che lasciava a tanti piloti gli spazi di manovra sufficienti a diventare grandi piloti.
Con gli appassionati oramai stanchi di inseguire novità, modifiche e capovolgimenti del Regolamento, si teme sempre più il definitivo tramonto di una Formula 1 già in grave declino.
Non aiuta neanche la (quasi totale) mancanza di test: le poche giornate pre-stagione non possono bastare. Ne sono convinti tutti meno che uno, che non ha alcun team ma fa team a sé, contro tutti.
Ad ogni modo, relativizzare questo duro avvio di stagione della McLaren Honda è il primo passo che i suoi tifosi possono compiere. La pausa di tre settimane può facilitare questo esercizio, perché si ha tempo di tralasciare per un momento – solo per un momento – il lato passionale del tifoso.
È sufficiente pensare che, fino a soli due Gran Premi fa, per la McLaren Honda risultava praticamente impossibile poter sfruttare il proprio ERS senza parcheggiare la monoposto a bordo pista: non un problema da poco, se si pensa che la potenza erogata dall’ERS non rappresenta un surplus come avveniva con il KERS di qualche tempo fa, bensì è parte integrante della potenza complessiva richiesta da questa eco-Formula1.
Eppure, i dati relativi al GP della Cina hanno successivamente dimostrato che parte dell’ERS (l’MGU-H, per la precisione) è stata addirittura sfruttata oltre i propri limiti, grazie ad una mappatura più aggressiva che potesse sopperire ai problemi ancora riscontrati con l’altra componente elettrica, ossia l’MGU-K. Non ci sono stati podi né punti, è vero, ma non ci sono stati neanche inconvenienti di sorta. La possibilità di poter addirittura stressare un componente, fino a quel momento considerato un vero e proprio tallone d’Achille, non può non essere definita un passo avanti.
E allora torna sempre più vivido il segnale che Jenson Button ha voluto lanciare nel primo GP, in Australia, quando, sul finale di una gara scioccante e deludente, ha inaspettatamente stampato un suo giro veloce di gran lunga migliore rispetto ai tempi ottenuti durante tutta la gara, quasi a voler dire: la monoposto c’è, anche se ora non possiamo garantire la massima prestazione con la necessaria costanza.
È indubbio che un progetto cannato ab origine oppure una totale mancanza di sintonia tra Team e motorista non avrebbero portato il benché minimo segnale positivo.
Un esempio recente di quanto lunga possa essere l’attesa lo ha dato lo stesso team Mercedes che, mai a digiuno di Formula1 grazie alla sua presenza come motorista per la McLaren e non solo, ha dovuto attendere ben 4 anni per ottenere risultati di livello come costruttore. Nei suoi primi tre anni, dal 2010 al 2012, il Team non ha fatto meglio del 4° posto in Classifica Costruttori, con un 2012 concluso addirittura con un anonimo 5° posto.
Dopo questi primi quattro Gran Premi, quindi, a mente fredda si può dire che l’evoluzione della MP4-30 è in corso ed è forse un bene il fatto che non sia fulminea: step-by-step si possono costruire solide basi ed ottenere risultati concreti. Il “fuoco di paglia”, sebbene si inneschi in un batter d’occhio, è sempre destinato a durare poco.
Tra una quindicina di giorni si apre la parentesi europea del Mondiale, con il GP della Spagna che carica di attesa i tifosi McLaren, desiderosi di vedere con i propri occhi gli step evolutivi che il Team ha già preannunciato.
Superficiale credere nel miracolo. L’importante di certo, sarà avere entrambi i piloti in pista (compreso quindi lo sfortunato Button, costretto a seguire l’ultimo GP dal paddock, concedendo ai suoi sostenitori qualche suo tweet di commento live della gara).
Il mantra resta sempre lo stesso: ci vuole necessariamente del tempo.
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