Sarebbe un tranquillo giovedì di Gran Premio, l’ultimo di questa prima parte di stagione 2016, se non fosse che è esattamente il giorno dopo l’ennesima tempesta di casa Ferrari.
La Scuderia italiana ha infatti comunicato alle 10 di ieri mattina la separazione con il proprio Direttore Tecnico James Allison; in sua sostituzione, l’ingegnere che era a capo del Reparto Motori fino a pochi giorni fa di cui abbiamo parlato diffusamente nella giornata di ieri (LINK), Mattia Binotto, per quella che è sicuramente una soluzione temporanea (ma fino a quando?).
SCUDERIA FERRARI: tra licenziamenti a allontanamenti volontari, è ormai scomparsa la “vecchia guardia” Ferrari!
Era il lontano 2007, anno in cui l’attuale pilota finlandese della Ferrari Kimi Raikkonen vinse l’ultimo Mondiale Piloti con un auto progettata a Maranello, poi il buio. Buio tecnico interno alla GES, parte di Ferrari dove escono tutte le vetture che corrono i vari campionati del mondo di F1 ma un buio soprattutto di natura gestionale con un Marchionne molto attivo nel cercare di spodestare il vecchio Presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo grazie a manovre per lo più “economiche”. E’ ben risaputo che negli ultimi anni di gestione di Montezemolo gli investimenti a disposizione del Team erano molto inferiori rispetto a quelli attuali, cosi da rendere sicuramente più difficile la vittoria di un campionato del mondo. Da qui la nascita di una causa buona e giusta per silurare Montezemolo? “La cosa importante per la Ferrari non sono soltanto i risultati economici ma è vincere e sono sei anni che facciamo fatica” le parole di Marchionne ad inizio 2014. Oltre a quanto scritto finora c’è sicuramente da dire che negli ultimi mesi prima del licenziamento di Montezemolo erano nate grosse diversità nelle vedute strategiche della gestione di Ferrari a cui si sono aggiunti nel tempo screzi molto forti di tipo soprattutto personale. Un qualcosa che è di vera attualità se si conoscono alcuni motivi, oltre che quelli di natura personale sotto gli occhi di tutti, per cui James Allison ha alzato bandiera bianca.
Sul finire del 2014 Marchionne prese il comando della Ferrari e iniziò quella ristrutturazione che avrebbe dovuto portare il Team italiano al titolo mondiale da li a breve (sempre secondo sue dichiarazioni); una ristrutturazione che tra licenziamenti decisi dal board e quelli “volontari” hanno praticamente eliminato in tronco tutta la “vecchia guarda” tanto caro a Luca Cordero di Montezemolo. Da quel momento infatti non si riescono a contare attualmente sulle dita di due mani i diversi episodi di licenziamento di ingegneri, tecnici o piloti per il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Partendo da Luca Cordero di Montezemolo, e passando per Stefano Domenicali, la prima vera “vittima tecnica” del processo di ristrutturazione iniziato da Marchionne. Team Principal dal 2008, Domenicali dovette principalmente concentrarsi almeno inizialmente sul risanare i numerosi debiti creati nella gloriosa epoca di Jean Todt. Riuscì nell’impresa di vincere un campionato campionato (2008) e poi il nulla fino all’aprile 2014 quando fu cacciato diede spontaneamente le proprie dimissioni e fu sostituito da Marco Mattiacci.
Parlando proprio di Marco Mattiacci, dopo soli sette mesi di incarico fu licenziato sostituendolo con l’attuale Team Principal della Scuderia Ferrari, Maurizio Arrivabene.
Il primo importante ingegnere silurato fu invece Luca Marmorini, colui che progettò nel 2014, sotto l’impulso degli aerodinamici, una Power Unit troppo compatta e poco potente. Il progetto dell’ingegnere italiano venne preso in mano dall’attuale Direttore Tecnico della Ferrari Binotto nel 2015, mostrando la bontà di alcune soluzioni introdotte nella Power Unit 2014 da Marmorini.
Altri licenziamenti importanti furono quelli di Pat Fry e Nikolas Tombazis, il primo direttore tecnico della Ferrari dal 2011 mentre il tecnico greco capo progettista dal 2006, entrambi allontanati a causa dello scarso rendimento mostrato dalla F14-T in pista.
Altro abbandono piuttosto importante, almeno per le aspettative prima del suo arrivo, Hirohide Hamashima, responsabile dell’analisi della performance degli pneumatici, allontanato nel dicembre 2014 dopo soli due anni di lavoro.
C’è poi da considerare anche l’allontanamento di Andrea Stella, tra le altre cose ingegnere di pista di Michael Schumacher e Kimi Raikkonen, e grande amico di Fernando Alonso, che se andò a gennaio 2015.
Parlando di piloti, Fernando Alonso dopo cinque anni in rosso prese la decisione nell’estate del 2014 di lasciare la squadra italiana a fine anno, rea di non essere una valida alternativa per un futuro vincente. Ci fu poi Pedro de la Rosa che se ne andò dalla Ferrari anch’esso a fine 2014.
Senza considerare lo “strano” cambio di ruolo di Massimo Rivola che pochi mesi fa fu messo a capo della Ferrari Driver Academy.
ALLISON: problemi personali a parte, il rapporto con Marchionne si era notevolmente deteriorato per altri motivi nelle ultime settimane
E arriviamo all’ultimo abbandono in ordine cronologico, l’addio del Direttore Tecnico James Allison. Se da una parte i problemi personali dopo la scomparsa della moglie erano ben chiari sotto agli occhi di tutti, dall’altra i tesi rapporti con Sergio Marchionne lo erano molto meno, pur essendo altrettanto importanti. E tra tutte le cause che hanno portato il tecnico inglese a non sposare più il progetto Ferrari dopo l’offensiva del Team italiano (tra le altre cose gli era stata richiesta una maggior presenza a Maranello in primis) c’era purtroppo da metterci anche quella sopra scritta.
Le troppe aspettative createsi all’interno del Team hanno portato Marchionne nei primi mesi di questo 2016 a rilasciare importanti affermazioni riguardanti gli obiettivi della Ferrari in questo mondiale salvo poi ricredersi dopo i primissimi Gran Premi europei vedendo il livello della SF16-H. Il dirigente italo canadese se l’è cosi presa con chi è il vero responsabile di questa vettura vettura, ossia il Direttore Tecnico, accusandolo di avergli mostrato ben altre prestazioni della vettura nell’inverno che lo avevano portato a fissare obiettivi veramente importanti per Ferrari nel 2016.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è relativa alle diverse visioni del progetto tecnico 2017 tra Allison e Marchionne. Come se Marchionne nell’ultimo periodo, precisamente dopo i primi Gran Premi europei, abbia completamente perso la fiducia nei confronti del suo Direttore Tecnico, mettendolo da parte a facendo il Berlusconi di turno quando voleva farsi la formazioni bypassando l’allenatore. In questo caso mettendo da parte il fiore all’occhiello di Ferrari, il miglior ingegnere del Team però.
La mancanza di fiducia nei suoi confronti, unita alle note difficoltà di gestione della vita propria privata, hanno fatto scegliere ad Allison di non sposare più il progetto Ferrari chiedendo di poter tornare in Inghilterra. Ma se per Allison il futuro potrebbe riservare ottime sfide, che siano in Mclaren o in Renault, il futuro della Ferrari ad ora è sempre più grigio, se non nero.
Allison, vista anche la mancanza di valide alternative, andava atteso senza mettergli ulteriore pressione, lasciandolo lavorare in pace cosi come tutto il Team, cercando anche se opportuno di assecondare ancora qualche sua richiesta. Pressione che è stata creata dal Team stesso e non come dice Arrivabene da parte della stampa. Il problema sta negli uomini, ma non sicuramente in Allison. Il tecnico inglese era troppo importante per questa Ferrari, e questa mossa aimè azzardata di Marchionne potrebbe costare molto caro, non solo nel breve termine, ma soprattutto nel medio e lungo!