domenica, Dicembre 22, 2024

GP AUSTIN: la Ferrari SF16-H del Gran Premio degli Stati Uniti

A poche ore dalle primissime prove libere del Gran Premio degli Stati Uniti che si correrà per la quarta volta sul bellissimo circuito di Austin (QUI la nostra Preview Tecnica) riusciamo a parlare nuovamente di Ferrari
Chi ci segue costantemente sa che il Team italiano tra il Gran Premio di Malesia e quello del Giappone ha portato in pista una serie di “aerodynamic minor update” sull’anteriore della SF16-H che secondo le nostre informazioni hanno portato dei benefici alla SF16-H di circa 1 decimo a giro. Sarà importante capire se questi aggiornamenti funzioneranno anche in un circuito da più alto carico aerodinamico come quello di Austin (in Malesia, circuito da alto carico aerodinamico, non avevano dato delle buone sensazioni ai piloti) rispetto al medio / medio basso carico aerodinamico del circuito di Suzuka. Intanto, la Ferrari vista nel mercoledì statunitense alle prove di Pit Stop li montava tutti, il che sa già di conferma almeno per quanto riguarda le prove libere che si disputeranno nella giornata di domani alle ore 17 e 21. 
Stiamo parlando dell’aggiornamento al muso, evoluto con piccoli ritocchi alla parte anteriore e posteriore dei piloni.

Confermati poi i nuovi turning vanes a tre piani e non più a due, soluzione utilizzata fin dai primi test di Barcellona e mantenuta fino a Singapore.

Altra conferma relativa alla nuova ala anteriore portata per la prima volta in Malesia ma utilizzata solo per pochi giri che vede la chiusura di parte di una soffiatura sul mainplane (freccia gialla) oltre alla presenza dei denti di sega sul penultimo flap superiore.

Per concludere la prima parte di questo articolo, Ferrari ha confermato la nuova batwing e la modifica nella zona dello splitter.

Passando ad analizzare il posteriore della SF16-H vista nei box del circuito di Austin si può notare la presenza dell’ala posteriore da più alto carico aerodinamico introdotta dal Team italiano in Spagna e non utilizzata ovviamente su un circuito da medio / medio basso carico aerodinamico come è quello del Giappone.

Per generare un maggior carico aerodinamico al posteriore, il team con sede a Maranello ha montato sulle SF16-H degli USA il monkey seat introdotto in Ungheria. Se per l’ala posteriore è praticamente certo che la Ferrari utilizzerà la versione da più alto carico, non siamo cosi convinti che Vettel e Raikkonen porteranno in pista le loro SF16-H con il monkey seat. Per conferme o smentite saranno già importanti le immagini odierne provenienti da Austin e relative alle verifiche tecniche oltre ovviamente alle immagini delle due sessioni di Prove Libere di domani.

Per quanto riguarda il diffusore, dopo che la Ferrari ha utilizzato nelle piste veloci di Spa e Monza una nuova specifica con una parte centrale più arrotondata e che garantiva una minor resistenza all’avanzamento, da Singapore e per i successivi due Gran Premi il Team italiano è tornato al versione classica confermata anche per il Gran Premio di Austin.

In conclusione di questo articolo di presentazione della SF16-H che molto probabilmente vedremo in pista sul circuito americano, arriva grazie ad AMuS una immagine molto interessante (ma purtroppo poco dettagliata) che ci mostra l’ancoraggio del tanto chiacchierato pilone di sostegno dell’ala posteriore della SF16-H alla struttura adibita al crash test FIA posteriore.

Un pilone di sostegno che sembrerebbe flettersi alle elevate velocità ma che non sarebbe irregolare (QUI spieghiamo il perchè). Una flessione ovviamente “programmata” ossia si parla di un qualcosa di appositamente studiato al CFD e in galleria del vento, utile per diminuire la resistenza all’avanzamento generata dall’ala posteriore. E’ piuttosto semplice pensare come un’ala se inclinata verso il posteriore possa diminuire la sua corda, parametro fondamentale (più dell’angolo di attacco) in ali come quelle di Formula 1, per la generazione di carico aerodinamico (frecce verso il basso nell’immagine successiva). Alle alte velocità la Ferrari riesce cosi a diminuire in modo importante la generazione di resistenza all’avanzamento.

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