C’era un grande dubbio che assillava molti appassionati e non negli ultimi mesi riguardante la nuova Ferrari 2017: con l’allontanamento di James Allison, colui che ha voluto fortemente il ritorno della sospensione push rod sull’anteriore della vettura italiana, in molti pensavano che Ferrari potesse fare nuovamente un passo indietro andando rispolverando la tanto chiaccherata ma amata da Simone Resta soluzione pull rod. La risposta è negativa: sull’anteriore della Ferrari 2017 verrà confermata la soluzione a puntone (push rod) vista anche sulla per niente vittoriosa Ferrari SF16-H 2016.
Tecnicamente una sospensione push-rod presenta un puntone che lavora in compressione: esso trasmette il moto e collega la parte inferiore del portamozzo al bilanciere, chiamato anche rocker, che comanda il gruppo molla – ammortizzatore o barra di torsione – ammortizzatore. Al contrario una versione pull-rod presenta un tirante il quale lavora in trazione ed aziona il gruppo molla – ammortizzatore o ammortizzatore – barra di torsione.
Il tutto trova disposizione nel classico schema a triangoli sovrapposti. Da qualche anno è ormai prassi generalizzata installare due gruppi molla – barra di torsione – ammortizzatore anteriormente e posteriormente, mentre in passato si sono viste in pista anche soluzioni con monoammortizzatore, interconnessi ad un terzo elemento, componente preposto al controllo dell’altezza e dell’inclinazione della vettura rispetto al suolo. Un terzo elemento ereditato dalle vetture Indy (tanto per ribadire che non è la sola Formula 1 ad esportare idee e tecnologia…) introdotto per la prima volta in Formula 1 da Alan Jenkins nel 1994 sulla Arrows. A ciò si aggiungono le sempre utili barre antirollio, dalle dimensioni sempre più ridotte.
Inoltre il push rod consente sicuramente interventi di regolazione rapidi e meno complicati; è sufficiente infatti smontare la parte superiore della carrozzeria del muso per accedere ai gruppi molla – barra di torsione – ammortizzatore, operazione che, al contrario, richiede molto più lavoro per un pull-rod.
elevati cedeva sia negli elementi stessi delle
sospensioni che nei loro punti di ancoraggio alla scocca. Un comportamento che ai tempi di Alonso non si è riusciti a notare troppo nelle simulazioni ma che creava parecchi grattacapi ai piloti in pista con una vettura poco precisa sullo sterzo come se i cedimenti creassero problemi negli angoli delle ruote. E poi c’è anche un motivo di comodità nell’inserimento dei componenti, principalmente il terzo elemento nonchè le barre di torsione che trovandosi nella parte alta risultano più facili da maneggiare.
FERRARI 2017: la scelta è ricaduta su una sospensione idraulica simil Mercedes 2016
Come più volte sottolineato nelle ultime settimane su queste pagine lo scopo della lettera inviata da Simone Resta (Ferrari) alla FIA non era quella di “bocciare” gli schemi sospensivi 2016 di Mercedes e Force India (che restano completamente LEGALI secondo le nostre informazioni) ma semplicemente di bloccare l’idea 2016 di RedBull (QUI per saperne di più) che anche Mercedes stava portando sulla sua vettura 2017 (QUI per saperne di più).
Come già spiegato sia Mercedes che Force India nella scorsa stagione avevano la possibilità di controllare precisamente il rollio della vettura tramite un accumulatore installato nella pancia destra; accumulatore che non era nient’altro che un serbatoio metallico a membrana o a pistone caricato di azoto prima dell’utilizzo. Questa tipologia di sospensione garantiva sopratutto al Team tedesco un bilanciamento perfetto in termini di movimenti del telaio dovuti ai trasferimenti di carico per garantire un’impronta ideale su tutti e quattro gli pneumatici contemporaneamente, generando quindi un perfetto sfruttamento degli stessi con range inarrivabili per tutti gli altri Team che non utilizzavano un sistema simile. In questo paragrafo si può ben capire quale era quindi la principale differenza tra il sistema utilizzato da RedBull e quello utilizzato dal Team campione del mondo 2016; e se RedBull aveva nella sua sospensione anteriore (ma si pensa che anche al posteriore ci fosse qualcosa di simile) un attuatore idraulico con scopi puramente aerodinamici (scopo: diminuire l’angolo di attacco di tutto il corpo vettura nei rettilinei per ovviare alla scarsa potenza della Power Unit Renault), il sistema utilizzato da Mercedes era più “classico” e senza componenti della vettura cosi evidenti asserviti all’aerodinamica della vettura. Ora anche Ferrari si è giustamente adeguata, limitando grazie alla lettera inviata alla FIA gli sviluppi di Mercedes e soprattutto mettendo “in crisi” il Team di Milton Keynes che da qualche settimana a questa parte sta adattando le sospensioni della RB13 alla nuova direttiva tecnica emessa da Charlie Whiting appena dopo la metà di dicembre. Helmut Marko è stato chiaro nei giorni scorsi: RedBull non potrà utilizzare i sistemi sospensivi progettati per la RB13 ma dovrà studiare ora una nuova soluzione che a detta dell’ex pilota austriaco sarà meno efficiente ma potrà portarli cosi nuovamente dentro le ampie righe del regolamento tecnico. Una soluzione “provvisoria” utile all’inizio della stagione per far spazio poi ad una nuova soluzione nuovamente “border line”?
N.B Alcune indicazioni tecniche di questo post sono opera di Paolo Pellegrini