Lewis Hamilton in queste condizioni di forma probabilmente non l’abbiamo mai visto. Ha centrato l’ennesimo weekend perfetto quanto inaspettato, piazzando una qualifica memorabile, e gestendo serenamente una gara seppur noiosa, sempre difficile nelle condizioni di Singapore. Neanche quel momento tra i doppiati e Verstappen lo ha innervosito il che fa capire che è in un mood eccezionale. Ha plasmato su se stesso la W09, vincendo quando doveva e soprattuto quando non doveva, senza errori.
Impossibile fin qui fare meglio.
È mancata nettamente e per la prima volta dopo Barcellona la lotta Mercedes Ferrari.
Perché?
Tecnicamente quello che è successo lo leggerete nel l’approfondimento dell’Analisi tecnica post GP e farvi un’idea molto precisa.
Ma quello che si percepisce in Ferrari e che si riflette inevitabilmente in pista, è un momento di confusione.
Di vuoto.
Come se la perdita dell’unico capo riconosciuto fosse stata realizzata ora, una presa di coscienza che potrebbe generare dinamiche interne poco chiare.
Di certo va metabolizzata. E come per tutti non è una cosa facile mentre sei sotto stress.
Per ora si avvertono piccoli ma pericolosi scricchiolii.
Cosa è successo dopo il Belgio?
L’onda lunga della scomparsa di Marchionne pare essere arrivata solo oggi, e mi è parso nettamente di rivedere nel team le abitudini del recente passato, visibile confusione, insicurezza quasi inspiegabile.
O forse si, con la mancanza di avere le spalle coperte e l’autorevolezza che garantiva quella figura cosi carismatica e che oggi a distanza di settimane si percepisce quanto fosse gigante.
Vettel ora si trova in mezzo, essendo l’unico che sa portare al limite la vettura quando funziona tutto alla lettera. Ieri ha guidato bene e ha fatto quello che doveva, il problema è che senza gli errori gravi nei GP in cui c’era una superiorità tecnica, nonostante tutto sarebbe rimasto pienamente in gioco.
Invece ha subito questo weekend tecnicamente brutto. (È capitato anche a Mercedes).
Proprio Il team di Brackley nel suo periodo più critico cioè dopo il doppio ritiro in Austria e soprattutto dopo Silverstone, ha affrontato senza isterismi le criticità. Si è riorganizzata (ricordate i comunicati su Costa & co.) quando qualcuno pensava addirittura alla fine di un ciclo.
Oggi per motivi diversi e più gravi è la Ferrari ad essere nel suo momento più critico. A doversi rialzare e riorganizzare mentalmente perché l’approccio qui non ha funzionato, possiamo credere che sia stato un episodio, perché non si perde competitività dalla mattina alla sera (in tutti i sensi). Ma la gestione di alcuni momenti topici e degli uomini del team, è sembrato complicarsi.
Ecco, il punto è se ora per chiudere questo mondiale a testa altissima, (non bassa), perché non va dimenticato quanto bene si sia fatto per quasi tutto l’anno, non sia il caso di cogliere questo momento di difficoltà come l’opportunità per legittimare una figura trainante e rassicurante. Anche ingombrante. Una figura sul campo intendo, divenuta indispensabile.
A sei dalla fine, si è fatto tardi anche per non sbagliare più, Hamilton e Mercedes hanno le mani sul mondiale, ma certo non è ancora finita! In F1 non c’è retorica perché davvero nulla è scontato, una domenica può sempre capovolgere gli umori.
Tutto quello che non è successo negli ultimi anni.
di Giuliano Duchessa