mercoledì, Dicembre 18, 2024

GP ABU DHABI: il pagellone semiserio del Froldi

Il Pagellone Semiserio del Froldi
 GP di Abu Dhabi
La corona dell’Imperatore Lewis Quinto (se l’è posata
sul capo qualche tempo fa) è più dorata e brillante del solito. La contesa in
terra moresca chiude l’annuale stagione dei tornei per assegnare l’alloro
mondiale.
La sua corona, a
guardarla bene, sembra quasi di plastica, ma si sa: all’Imperatore piacciono
queste cose un po’, si direbbe, barocche (per non offenderlo), ma più
semplicemente “tamarre”, com’è nel suo stile coreografico. Ha la corona piena
di fregi, disegni, colori che prima richiamavano l’indimenticato e compianto
imperatore brasiliano; poi, nella strada che ogni imperatore fa per trovare se
stesso, per allontanarsi dai suoi miti fondativi e farsi egli stesso mito, si
sono modificati via via. Il trono di Lewis è meritato e lui è maturo come mai.
Siede e squadra gli altri dall’alto del suo pesante scranno. Talvolta sembra
giocare al gatto con il topo. Sornione e pronto al momento opportuno ad azzannare
la preda. Volpe e Leone nella sintesi di Macchiavelli. Perfetto. L’Imperatore è
già nel mito, e ci sta entrando sempre più. Lo si deve celebrare, come si
celebrano i più grandi. Tuttavia, la roba di plastica cromata da lontano sembra
bella… poi ti avvicini, la tocchi, la senti risuonare opaca e vedi che non c’è
sostanza. E’ vuota e dà l’idea di essere falsa. Come il girare per il mondo di
questi puledri ibridi, sin dal 2014. Queste plastica cromata, questa
paccottiglia è, almeno in parte, il simbolo di questo torneo tutto norme,
codicilli, regolamenti, conferenze stampa in cui i campioni rispondono (quasi
sempre) manco fossero degli algoritmi social, dei “bot” delle chat.
Resteranno sempre ombre su questo dominio asfissiante. Non
sull’Imperatore Lewis Quinto. Ma sul puledro grigio schiaccia sassi. Sul
ronzino che era e sullo splendido cavallo 
che è. 


Cinque anni: dominio plumbeo. Ci troviamo sempre lì: un peccato
originale mai sanato, quando il puledro potè allenarsi per mille chilometri,
nel 2013, violando le regole senza sanzioni. E d’improvviso prese il volo nelle
tappe del torneo. Poi arrivò un regolamento cucito su misura. Un regolamento
suicida avallato dall’allora gran capo di Maranello. Dominanza
strapotente/strafottente-tecnico/politica degli anglo-teutonici. Ciclo d’oro ma
che sa, almeno all’inizio, di plastica cromata. Appunto. La Ferrari nel suo
lustro
  d’oro vide cambi regolamentari
praticamente ogni anno. Per impedirle di dominare troppo. Come sempre, onore ai
dominatori. I vinti hanno tanto da recriminare. In primis verso se stessi.
Forse il napoleonide a capo della Federazione, che pensava a non
far scappare un prestigioso e munifico contendente, non si aspettava un tale
dominio, non considerando la mentalità teutonica che non lascia neanche le
briciole. E forse la FIA è ormai troppo prona o tale sembra (ma in questo caso
la percezione coincide con la realtà, per i suoi effetti) al potente cavallo
grigio per ergersi ad arbitro imparziale. Troppe le scene, gli eventi, le
mancate penalizzazioni, i buffetti per gli uni e le scudisciate per gli altri.
C’è tanto da riflettere per il napoleonide e la sua corte. A partire da come i
commissari locali applichino, nelle varie tappe del supremo torneo, norme e
sanzioni. Basterebbe che in FIA leggessero i vari commenti sui social (al netto
di chi offende indiscriminatamente) per capire che tanti dicono: “Il re è
nudo”. Ma il re, anche se gli altri glielo dicono, non si rende conto di essere
nudo.
Quando ti chiedi se questo spettacolo drogato meriti davvero
tempo, abbia davvero senso, ecco che, appena finita la torrida tenzone, i due
campioni si avvicinano all’asturiano decaduto. Guida un ronzino scalcagnato,
pallida ombra del purosangue che fu. Lo spagnolo decaduto è tanto rabbioso
quanto rassegnato. Se ne va perché non può più far vedere il suo valore e il
suo talento.


Entrambi cristallini. I due più grandi campioni di oggi,  l’Imperatore e il suo più strenuo avversario,
scortano lo spagnolo. Lo salutano in Mondovisione e riempiono di fumo, con
vorticosi testacoda, il rettilineo principale. Il pubblico è in visibilio. Poi
si salutano di un rispetto sincero, genuino, che scalda il cuore e gli occhi.
Non credo che fosse preparata questa parata.
O perlomeno, lasciatemi sperare e credere che non lo fosse.
Il circo leva le tende con gli ultimi saluti di Luigi
e Sebastiano. Che si capisce quanto si stimino. No, non è paccottiglia questa.
E’ roba genuina che splende d’argento e d’oro. E anche questo è un tè caldo per
chi ama questo sport fatto di pazzi che sfrecciano a 300 chilometri all’ora.
Arriva il breve inverno. Che sia di riflessioni per
tanti. Al 2019.
Bottas. Voto: Dante. Cominciano da lui. Beh…che dire. Il
più grande gregario della storia della Formula Uno è rimasto a bocca asciutta
in questo 2018. Non era mai accaduto ad un pilota AMG da quando esiste la
formula ibrida. E addirittura quinto nella classifica mondiale finale. Un
perfetto contrappasso dantesco.
Mad Max. Voto: 10. Ad Ocon voleva passargli sopra, memore dello sgarro
subito in Brasile. Al re nero ha fatto capire che non era giornata. A Bottas
gli ha dato una spallata. E’ un cavallo di razza. Mi ha convinto (per ora).


Hamilton. Voto: 10. Ha giocato al gatto con il topo, supportato dal Team. Una
vittoria neanche un pò sudata, ma meritata. Il 10: è legato al fatto che
soprattutto quando, visto che non aveva senso rischiare con Max, tanto primo lo
sarebbe tornato comunque, se ne è stato quatto quatto a gestire gli pneumatici.
Il Lewis del 2016 non lo avrebbe fatto. Mi ha stupito per la magnanimità finale
con gli altri piloti. Mi direte…vabbè: gli è andato tutto per il verso giusto.
Si, ma se l’è cercato, quel verso giusto. E comunque si capisce quando uno
finge (ad esempio nei saluti con Vettel): non è questo il caso.
Vettel. Voto: 9. Parte finale di gara arrembante e giro veloce stampato nel
penultimo giro. Un pò s’è ritrovato. Ma si capiva, si percepiva chiaramente
quanto Vettel avesse bisogno di staccare mentalmente, dopo un Mondiale che lo
ha visto protagonista (nel bene e nel male) con uno stress enorme da gestire.
Di certo, umanamente, è una persona splendida.
Raikkonen. Voto: NC (non classificato). Azzoppato da una défaillance
elettrica, non ha potuto disputare l’ultima gara in rosso. Il futuro è di
Leclerc (e secondo me è giusto così), ma Kimi in rosso mancherà a tanti. 

Alonso. Voto: 7. I mesti 4 anni nel purgatorio Mc-Laren sono stati una
triste parabola discendente per il pilota spagnolo. Si discuterà a lungo e non
si troverà mai una sintesi fra chi lo denigra per il carattere che ha (o la
nomea che si è stampata su di lui di “spacca-squadre”) e chi mette in rilievo
il talento cristallino ed assoluto con mezzi palesemente inferiori.
Chissà…forse il suo è solo un arrivederci. Mai dire mai…


Toto-Troll. Voto: 10 e lode/sadico. Come percula lui…stiamo ancora
aspettando che esploda la PU di Lewis…
Arrivabene e l’intervista. Voto: wow. Francamente, ed è incredibile, mi è
piaciuta la sua risposta stizzita in conferenza stampa FIA.
Commissari FIA. Voto: Vabbè…che ve lo dico a fare…
Charlie. Voto: non te ne vai in pensione? Dai su…largo ai giovani!


 Pirelli. Voto: 2023. Come dice PG, dopo l’annunciato
rinnovo (sinceramente nessuno credeva che la FIA si rivolgesse ad altri),
riusciranno a fare davvero gomme decenti entro i prossimi 5 anni? Ecco, ci
speriamo tutti. Come ce ne accorgeremo? Se non si parlerà  più degli pneumatici, delle pressioni di
gonfiaggio (e del fatto che vengano alzate ed abbassate tipo roulette russa),
del degrado ad ogni gara…
P.S.: l’appuntamento con il Pagellone Semiserio per il 2018
finisce qui. Ma abbiamo in serbo molte sorprese. Interviste esclusive, articoli
etc etc…restate sintonizzati!
di Mariano Froldi

foto @FormulaHumor
foto @autoaspinta

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