venerdì, Novembre 15, 2024

STAGIONE 2019 – FERRARI: la defenestrazione di Arrivabene e le sfide che attendono Binotto.

La defenestrazione di Arrivabene e le sfide che attendono Binotto.
Mentre sto scrivendo questo pezzo, della Scuderia Ferrari è arrivata l’ufficialità della notizia che l’amico e collega Luigi Perna ha dato con lo scoop della Gazzetta. Via Arrivabene, promosso Binotto. Qualche tempo fa, prima delle feste natalizie, avevamo notato con Cristiano Sponton e Marco Privitera una cosa curiosa, per nulla scontata e che lasciava più di un interrogativo. Maurizio Arrivabene non aveva ancora rinnovato il contratto con la Scuderia, in scadenza proprio nel 2018. Altri segnali che avevamo da fonti attendibili, parlavano di una diarchia per evitare che il Team continuasse ad essere dilaniato da lotte intestine. Una sorta di pace armata, o tregua temporanea, per arrivare all’obiettivo per cui la Ferrari corre: vincere questo benedetto Mondiale. Perciò, la scelta di oggi giunge, se non inaspettata, come la meno gettonata. E invece. Invece in Ferrari amano stupire con una scelta controcorrente, anche perché qualche mese fa le quotazioni di Maurizio sembravano essere in netta risalita, visto che l’AD Camilleri era non solo vecchia conoscenza di Arrivabene, ma anche uomo dello stesso mondo: Philipp Morris, che è anche il principale sponsor del cavallino. E così le lancette dell’orologio tornano all’era Marchionne. Ne avevamo parlato a lungo qui su FUnoAT. Marchionne aveva delineato il seguente processo: via Kimi, dentro Leclerc; via Arrivabene, promozione di Mattia Binotto. Cosa ha pesato sulle scelte di Elkann? Intanto il pragmatismo, che a Torino conoscono bene. Dato per scontato che la frattura, anche personale fra Mattia Binotto e Maurizio Arrivabene era insanabile, meglio regalare un altro tecnico di valore alla concorrenza diretta e indiretta, o meglio correre il rischio di una promozione forte con il “sacrificio” di Arrivabene? Ci devono aver riflettuto su parecchio ai piani alti. Ma la decisione pare la più sensata e razionale. Tra l’altro la gestione generale del Team e le critiche di Maurizio verso i propri uomini devono aver convinto i vertici che non serviva un uomo si profondamente innamorato della Ferrari, ma non adeguato al quel ruolo ed a quelle responsabilità. 
Pino Allievi scrive che “Arrivabene ha quindi perso la partita, tradito dal carattere, da consiglieri sbagliati e di insignificante spessore, dalla mancanza di apertura sia dentro la Ferrari sia fuori. Non si può vivere col complesso dell’accerchiamento, fa male, rovina la vita, non è un segno di leadership sana”. 
Aggiungo: nel paddock girava voce di un diktat di Arrivabene ai mass media per non riprendere ed intervistare Binotto; sarà stato un caso ma a parte le conferenze FIA, subito dopo la morte di Marchionne, nessun video (perlomeno dei mass media italiani) ha ripreso, anche per sbaglio, Binotto. Poi: leggiamo che Leo Turrini, per una critica anche abbastanza costruttiva fatta ad Arrivabene, ha visto incrinarsi il rapporto personale con l’ormai ex Team Principal. Ecco, mettiamola così, giusto per tornare a bomba. C’è bisogno di una persona che unisca, non di una che divida.
Nello steso tempo Mattia Binotto ha rischiato il tutto per tutto parlando chiaro in Ferrari. La verità è che non se ne voleva andare, anche se fortemente cercato, ma voleva fortemente il ruolo che ha ottenuto. E un pò tutti in fondo ci speravamo, perché siamo certi che sia uomo capace e che ben conosca la Formula Uno, oltre ad essere anche lui un ferrarista doc ed un vero aziendalista. Però un adagio ricorda che “bisogna stare attenti a ciò che si desidera, perché potrebbe avverarsi”. Binotto ha davanti un compito in qualche modo duale; da una parte continuare a seguire la squadra dal punto di vista tecnico, che conosce come pochi; e dall’altro tenerla unita e determinata, nel caso sistemando le caselle ancora mancanti o attuando i cambiamenti che un capo di solito fa per far rendere meglio la squadra ed avere uomini di fiducia nei punti nevralgici. Ma la vera sfida sarà nel rapportarsi politicamente tanto con la Mercedes dominante, quanto con la FIA. In questo caso Binotto dovrà essere non bravo, ma semplicemente perfetto; Mia impressione personale: credo sia uomo da soft power o, per essere più chiari, da pugno di ferro in guanto di velluto. Vedremo. Ma di una cosa sono certo: sa quel che vuole.
Speriamo bene, ma la chiarezza che si sperava è arrivata. Non è poco. 
P.S.: In Ferrari, ai piani alti, probabilmente le novità non sono ancora finite. Restate sintonizzati.
di Mariano Froldi

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