lunedì, Novembre 18, 2024

LA VERSIONE DI NIKI: “Squadra che non vince, si cambia”

Questo motto John Elkann ha deciso di prenderlo alla lettera, decidendo di sostituire Maurizio Arrivabene con Mattia Binotto nel ruolo di team principal. Io, però, non mi voglio concentrare sulla notizia che bene o male sapete tutti, bensì su altri aspetti legati alla vicende a tinte rosse.
In Italia succede sempre che una persona stimata ed apprezzata venga improvvisamente criticata. Il motivo? Semplicemente perché ormai “ha fatto il suo tempo” (perchè noi italiani ci stanchiamo facilmente) o non è più importante come prima.
Questo fenomeno avviene anche nel mondo del motorsport, ma in special modo in casa Ferrari. Potrebbe confermare tutto ciò Maurizio Arrivabene, perché nel corso degli ultimi giorni gli sono stati dedicati migliaia di post nei quali, quasi sempre, veniva criticato per il suo operato.
Credo che sia necessario, dopo aver letto tutti questi messaggi, mettere alcune cose in chiaro.
Sicuramente Maurizio Arrivabene non è stato un buon leader, perché nel momento in cui è venuto a mancare Sergio Marchionne, non è riuscito a gestire il team. Ma bisogna riconoscergli che è stato uno degli elementi che ha fatto ripartire la Ferrari dopo anni di crisi profonda, e ha puntato su delle persone che poi sono diventate essenziali per il team stesso (vedi Binotto).
Dunque Arrivabene è stato importante per la Ferrari; ma il suo problema è che era troppo fan della Rossa per poter svolgere il suo compito con lucidità ed impassibilità. In talune situazioni, infatti, ha dato l’impressione di cadere nelle volute provocazioni dei team avversari, e quando parlava con i media non riusciva a gestire la situazione così come voleva, cosa parsa evidente un pò a tutti.
Il punto più basso della sua gestione? Per quanto mi riguarda: la settimana di Monza. L’ex Team Principal ha sbagliato i modi e i tempi nel comunicare l’addio di Kimi e la promozione di Leclerc. Non bisognava per nessun motivo creare uno scossone del genere nella fase cruciale della stagione, specialmente quando si arriva al gran premio di casa da favoriti.
Ciononostante, i tifosi della Ferrari non possono addossare la colpa della perdita del mondiale al solo Arrivabene. Trovato l’ennesimo capro espiatorio, restano i problemi interni, che si ripresentano ciclicamente poiché non vengono mai affrontati definitivamente. Al netto dei non pochi errori gestionali e comunicativi di Maurizio, il problema più grave presente a Maranello è il non volere cambiare un sistema organizzativo che ormai è datato di oltre un decennio. 
Si può avere la macchina migliore del mondo, ma se non hai il team migliore, non si vince. 
Nonostante tutto, la Ferrari può sorridere, passatemi la nota leggera Dopo tanti anni in cui molti tecnici od ingegneri sono passati alla concorrenza, in altri termini al team Mercedes, con Arrivabene almeno questo problema dovrebbe essere evitato.
Ma veniamo a Mattia Binotto.
L’ingegnere italo svizzero ha fatto tanta gavetta per poter agguantare il ruolo di Team Principal. John Elkann ha voluto seguire la strada tracciata da Sergio Marchionne, colui che aveva puntato tanto su questo talento made in Italy.
Mattia Binotto ha certamente cambiato un po’ la filosofia in fabbrica, portando tanta conoscenza, ma anche tanta innovazione. Grazie a lui, infatti, nel corso degli ultimi anni la Ferrari viene vista come la prima della classe, ossia quella scuderia che deve essere copiata da tutti perché innova costantemente.
Tante idee nuove che si possono riassumere nella filosofia dell’arrivare al limite del regolamento. La Ferrari, infatti, anche nel 2018 ha portato tante soluzioni che sono state sconsiderate spesso “border line”. Alcune sono state scovate, altre no. Quest’ultime ve le svelerò a tempo debito.
Le scorse stagioni ha sempre lavorato dietro le quinte, senza mai mostrarsi. Ora Binotto, invece, dovrà essere il leader della squadra, rappresentando il team. Il nuovo leader della GeS ha una bella gatta da pelare, perché avrà due torelli da gestire e una tifoseria che reclama un titolo mondiale da dieci anni.
Caro mio ingegnere, in Ferrari si viene amati se si vince, altrimenti le critiche sono dietro l’angolo. Arrivabene docet.
di Nicoletta Floris (@nikifloris

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