“Non credo che avrei commesso un
errore del genere, non penso lo avrebbe fatto nemmeno mio figlio“.
Parole, arrangiamento e musica di Flavio Briatore a commento
– non di certo lusinghiero – del pasticcio che ha costretto
Charles Leclerc a non superare lo sbarramento della Q1 delle
qualifiche del Gp di Monaco.
errore del genere, non penso lo avrebbe fatto nemmeno mio figlio“.
Parole, arrangiamento e musica di Flavio Briatore a commento
– non di certo lusinghiero – del pasticcio che ha costretto
Charles Leclerc a non superare lo sbarramento della Q1 delle
qualifiche del Gp di Monaco.
Il manager piemontese, mai troppo
delicato quando c’è da lanciar strali su talune scelte operate da Maranello
(ruggini “alonsiane”?), ha comunque evidenziato una grave deficienza degli
strateghi al servizio di Mattia Binotto.
delicato quando c’è da lanciar strali su talune scelte operate da Maranello
(ruggini “alonsiane”?), ha comunque evidenziato una grave deficienza degli
strateghi al servizio di Mattia Binotto.
Mancanza che è stata sottolineata,
ovviamente con un lessico ed una prosa più consone al ruolo che
ricopre in seno al team, dalla “vittima” di quel fatale
errore. Quel Leclerc che è andato a compromettere irreparabilmente il gran premio
al quale teneva di più tra i
ventuno presenti nel calendario iridato. “Penso che come squadra
dobbiamo imparare molto – ha sommessamente dichiarato il monegasco –
perché cadere in quel modo nella Q1 è stata una delusione enorme.
La nostra posizione di partenza – ha concluso il ventunenne pilota – non è il quindicesimo posto“.
ovviamente con un lessico ed una prosa più consone al ruolo che
ricopre in seno al team, dalla “vittima” di quel fatale
errore. Quel Leclerc che è andato a compromettere irreparabilmente il gran premio
al quale teneva di più tra i
ventuno presenti nel calendario iridato. “Penso che come squadra
dobbiamo imparare molto – ha sommessamente dichiarato il monegasco –
perché cadere in quel modo nella Q1 è stata una delusione enorme.
La nostra posizione di partenza – ha concluso il ventunenne pilota – non è il quindicesimo posto“.
Parole che non celano la delusione e
che direttamente, seppur con estremo rispetto delle posizioni, suonano come
un “j’accuse” al muretto e agli strateghi alle dipendenze di team principal svizzero.
che direttamente, seppur con estremo rispetto delle posizioni, suonano come
un “j’accuse” al muretto e agli strateghi alle dipendenze di team principal svizzero.
In effetti la decisione della Ferrari
di non mandare in pista il n° 16 risulta tutt’ora imperscrutabile.
Nonostante se ne sia dibattuto ampiamente, nonostante siano
trascorsi otto giorni.
di non mandare in pista il n° 16 risulta tutt’ora imperscrutabile.
Nonostante se ne sia dibattuto ampiamente, nonostante siano
trascorsi otto giorni.
“Non so come sia stato possibile
fare uno sbaglio così grande” ha tuonato l’ex responsabile di Benetton e Renault. “Monaco è una pista che cambia, col
passare dei minuti, di secondi e non di decimi“.
fare uno sbaglio così grande” ha tuonato l’ex responsabile di Benetton e Renault. “Monaco è una pista che cambia, col
passare dei minuti, di secondi e non di decimi“.
Il sibillino inciso di Briatore
racconta una verità impossibile da confutare: il giudizio dell’uomo
non può non esser contemplato in situazioni rapidamente mutevoli e
pertanto poco prevedibili da un calcolatore.
racconta una verità impossibile da confutare: il giudizio dell’uomo
non può non esser contemplato in situazioni rapidamente mutevoli e
pertanto poco prevedibili da un calcolatore.
Erano le qualifiche del gp del Giappone dell’anno
passato quando la Ferrari, nella Q3, decideva di spedire in pista
Vettel e Raikkonen con gomme intermedie. Mentre gli altri, avvedutisi
che il tracciato era pressoché asciutto, optavano per gli
pneumatici più consoni alle condizioni dell’asfalto. Una figura
barbina entrata nella storia del team modenese che generò non poche
polemiche e relative minacce di teste mozzate.
passato quando la Ferrari, nella Q3, decideva di spedire in pista
Vettel e Raikkonen con gomme intermedie. Mentre gli altri, avvedutisi
che il tracciato era pressoché asciutto, optavano per gli
pneumatici più consoni alle condizioni dell’asfalto. Una figura
barbina entrata nella storia del team modenese che generò non poche
polemiche e relative minacce di teste mozzate.
“Non vogliamo puntare il dito
contro qualcuno – puntualizzò un manifestamente irato Maurizio
Arrivabene – dico solo che siamo una squadra giovane e che il
prezzo per l’inesperienza si paga. Ci manca un “pistaiolo”, uno che
fiuti l’aria e sappia indirizzare il gruppo. Ci manca – concluse
amaramente – il famoso tattico come in Coppa
America“.
contro qualcuno – puntualizzò un manifestamente irato Maurizio
Arrivabene – dico solo che siamo una squadra giovane e che il
prezzo per l’inesperienza si paga. Ci manca un “pistaiolo”, uno che
fiuti l’aria e sappia indirizzare il gruppo. Ci manca – concluse
amaramente – il famoso tattico come in Coppa
America“.
In realtà un tattico la Ferrari ce
l’aveva (e ce l’ha ancora) ed è sovente stato sul banco degli
imputati per scelte non propriamente felici prese in momenti di
forte pressione. Anche se, ad onor del vero, spesso si tende a
dimenticare quando una decisione di Inaki Reueda ha consentito alla
Rossa di portare a casa un inatteso trionfo. Come accade, ad
esempio, in Australia, nel 2018, quando Vettel seppe approfittare di
una (rara) defaillance degli strateghi della Mercedes.
l’aveva (e ce l’ha ancora) ed è sovente stato sul banco degli
imputati per scelte non propriamente felici prese in momenti di
forte pressione. Anche se, ad onor del vero, spesso si tende a
dimenticare quando una decisione di Inaki Reueda ha consentito alla
Rossa di portare a casa un inatteso trionfo. Come accade, ad
esempio, in Australia, nel 2018, quando Vettel seppe approfittare di
una (rara) defaillance degli strateghi della Mercedes.
In ogni caso, a distanza di un anno, la
topica si è ripetuta. Con risultati altrettanto disastrosi. E senza
quel tanto criticato Arrivabene che in inverno ha detto addio alla
sua poltrona e al suo posto dietro al muro di monitor in pit lane.
topica si è ripetuta. Con risultati altrettanto disastrosi. E senza
quel tanto criticato Arrivabene che in inverno ha detto addio alla
sua poltrona e al suo posto dietro al muro di monitor in pit lane.
Qual è stato il problema? Come mai nessuno ha capito o avuto il coraggio di smentire un mainframe che
sputava dati, sentenze e rassicurazioni su un Leclerc “salvo”?
sputava dati, sentenze e rassicurazioni su un Leclerc “salvo”?
Questa è la domanda che il calcolatore
fa all’uomo alla fine di Karn Evil 9, monolitica suite degli EL&P. La macchina, con cibernetica supponenza, grida all’umano
impaurito di essere perfetta e infallibile. Mi piace pensare, per passione verso il genere musicale, che chi prende
decisioni al muretto Ferrari possa essersi rifatto alla della prog
band britannica, tollerando che un
qualcosa in grado di gestire milioni di operazioni al secondo si sostituisse completamente all’estro, alla fantasia e all’intuito di un cervello umano.
Bastava che qualcuno, contravvenendo al
parere di un algido calcolatore, mostrasse di aver “memoria da corsa“.
“Monaco è una pista che cambia, col passare dei minuti, di
secondi e non di decimi“. Lo sa Briatore, lo sa Rueda, lo sa
Binotto. Lo sa Charles Leclerc. Eppure nessuno di questi attori agenti ha avuto il fegato e il buon senso di fare la cosa più
semplice che si attua nel motorsport: spedire in pista senza indugio
il pilota e farlo girare al massimo delle sue possibilità.
parere di un algido calcolatore, mostrasse di aver “memoria da corsa“.
“Monaco è una pista che cambia, col passare dei minuti, di
secondi e non di decimi“. Lo sa Briatore, lo sa Rueda, lo sa
Binotto. Lo sa Charles Leclerc. Eppure nessuno di questi attori agenti ha avuto il fegato e il buon senso di fare la cosa più
semplice che si attua nel motorsport: spedire in pista senza indugio
il pilota e farlo girare al massimo delle sue possibilità.
La F1 è lo sport più tecnologico e
complesso che vi sia. Su questo non v’è dubbio alcuno. Ma di sola
capacità di calcolo non si può vivere. Il motorsport è anche e
soprattutto cuore, follia, tenacia. Superamento del limite, azzardo,
coraggio. Virtù che devono possedere i piloti che in prima persona
sfrecciato tra cordoli e guard rail. Ma che devono essere connaturate
anche a chi ha passato la vita con la schiena ricurva sui libri per
acquisire il know how necessario per programmare e comandare un
megacomputer.
complesso che vi sia. Su questo non v’è dubbio alcuno. Ma di sola
capacità di calcolo non si può vivere. Il motorsport è anche e
soprattutto cuore, follia, tenacia. Superamento del limite, azzardo,
coraggio. Virtù che devono possedere i piloti che in prima persona
sfrecciato tra cordoli e guard rail. Ma che devono essere connaturate
anche a chi ha passato la vita con la schiena ricurva sui libri per
acquisire il know how necessario per programmare e comandare un
megacomputer.
Nell’era dei simulatori, dei ragni, dei
dati sviscerati in ogni minuzia non può mancare quell’elemento
umano che annusa la pista, che percepisce il variare del vento col
dito alzato, che sporge la testa oltre la barriera di monitor
carpendo quell’attimo che fa mutare le prestazioni di una monoposto.
Perché, fino a prova contraria, le macchine sono al servizio
dell’uomo. Non viceversa.
dati sviscerati in ogni minuzia non può mancare quell’elemento
umano che annusa la pista, che percepisce il variare del vento col
dito alzato, che sporge la testa oltre la barriera di monitor
carpendo quell’attimo che fa mutare le prestazioni di una monoposto.
Perché, fino a prova contraria, le macchine sono al servizio
dell’uomo. Non viceversa.
Autore: Diego Catalano – @diegocatalano77
Foto:
Flavio Briatore – @Briatore
Scuderia Ferrari – @ScuderiaFerrari
" No queremos señalar con el dedo a alguien – apuntó con una claridad airado Maurizio Arrivabene – Sólo digo que somos un equipo joven y que el precio que paga por inexperiencia. Carecemos de una" pista de carreras", uno que olfatear el aire y conozca cómo El grupo.
Que Ferrari no tiene una pista de carreras?
Hay categorías inferiores para desarrollar todo tipo de implementaciones en los coches de formula1,el problema es que no tienen un director de equipo medianamente bueno,todo son imposiciones del Capo di Capi y asi es como funciona el equipo,solo de viejas glorias.
Poner a Flavio Briatore de Jefe de Equipo,vereis como cambia el tinglado y que sea el Capo de Capos.
To do demas que haceis es meter la pata,volver a fichar a Alonso y dejaros de Vettel que solo le valen las trampas fuera del reglamento,como lo de los escapes soplados y esas artimañas.