Che Toto Wolff sia un Team Principal capace e preparato è un fatto assodato. Non a caso si dirige un team che vince cinque titoli costruttori di fila e altrettanti ne fa portare a casa ai suoi piloti. Una striscia che, come dimostra questo primo terzo di stagione 2019, potrà allungarsi facendo segnare alla Mercedes un altro record in Formula Uno.
E’ normale, quindi, che l’ex pilota austriaco sia nelle mire di altri team. E non solo. La voce che lo vorrebbe come CEO della categoria circola da un po’ e le smentite del diretto interessato non hanno mai troppo convinto stampa specializzata e addetti ai lavori.
Chase Carey, baffuto leader incaricato da Liberty Media, sta svolgendo un lavoro egregio, ma certamente non è un personaggio figlio e frutto della Formula Uno. Il manager americano, infatti, ha una formazione prettamente economico-finanziaria che è sfociata in diverse esperienze nel mondo dell’intrattenimento. Un qualcosa che in questa fase serve alla proprietà americana ma che, esauritosi questo periodo di ristrutturazione post Bernie Ecclestone, potrebbe non essere più necessario.
Una promozione ai vertici del colosso statunitense, quella di Wolff, che potrebbe rappresentare un conflitto d’interessi notevole vista la carica che oggi occupa in seno alla casa di Stoccarda. Per tale ragione è serpeggiata qualche indiscrezione secondo cui Ferrari potrebbe esercitare quel diritto di veto che ancora detiene se la candidatura del dirigente della Stella a Tre Punte dovesse palesarsi. Ancora, anche dal mondo Red Bull pare si siano mosse delle eccezioni di opportunità.
Un po’ a sorpresa – ma forse non troppo – è Lewis Hamilton a fare da pompiere e ad allontanare l’ipotesi di un Wolff non più in orbita Mercedes. Il campione del mondo in carica, lanciatissimo in classifica piloti, si è così espresso sulla paventata opportunità di perdere quel TP che tanto lo sta aiutando nella sua esperienza a Breackley: “Non credo che in F1 esista un manager più capace di Toto Wolff” ha sentenziato il trentaquattrenne pilota di Stevenage. “Toto ha rappresentato la Mercedes per troppo tempo e qualcuno, ad esempio la Ferrari, potrebbe criticare questa scelta considerandola non neutrale“.
Una chiusura perentoria che potrebbe basarsi su fondamenta egoistiche: meglio avere dalla propria parte un uomo che è stato uno degli artefici dei successi conseguiti che averlo come membro delle istituzioni sul quale non poter contare – dato il ruolo che si configurerebbe essere super partes – nei momenti di bisogno.
Foto: Mercedes AMG F1