Ferrari e la coperta corta
Ci voleva la pista bagnata e il meteo “pazzo” a mostrarci più gare nella gara, una matrioska dopo l’altra, come da tempo non se ne vedevano. Se escludiamo Austria e Inghilterra, gare più lineari ma bellissime. Fino all’ultimo giro emozioni su emozioni, capovolgimenti, incidenti, safety car, e chi più ne ha più ne metta, hanno incendiato il Gp di Germania, ribaltando finalmente quello che da inizio 2019 era la musica: La scontata vittoria Mercedes.
Tedeschi che, nel giorno del loro 125 anniversario dal debutto nel Motorsport, sembrano aver patito la sindrome da celebrazione, centrando un weekend disastroso, sia in termini di prestazione pura, che di risultato finale. E chi ne ha approfittato ancora? La sempre più in crescita Red Bull, con, diciamolo, l’unico top pilota che ha. L’olandese Max è stato autore di una gara solida e da veterano, ottenendo la vittoria davanti ad un Sebastian Vettel finalmente in grande spolvero.
Difficile fare una cronaca degli avvenimenti, perché ogni istante poteva succedere qualcosa, cambiare la classifica. Ma quello che emerge dopo 11 appuntamenti, è che a spezzare l’egemonia grigia, ci ha pensato la Red Bull motorizzata Honda, quella che era data per spacciata dopo l’annuncio della partnership con i giapponesi.
E Ferrari? Sembra sempre li, vicina ai tedeschi, capace di conquistare pole position di forza, di mostrare che la SF90 ha un gran potenziale, ma che ancora è a secco di vittorie nel mondiale 2019, quello che doveva essere l’anno dell’aggancio e sorpasso. Eppure in ben 4-5 occasioni, le rosse hanno avuto grosse chances per prendere i 25 punti, ma all fine è sempre successo qualcosa che non ha permesso tutto ciò. Sfortuna? Per alcuni si, ma se ci fosse ancora l’ing. Ferrari, questa parola sarebbe stata abolita. A proposito, ma la Ferrari, da cui deriva il nome del fondatore, ha una proprietà, una dirigenza? Perché credo che in pochi sappiano chi sia e che competenze abbiano di Motorsport, oltre che di finanza. Volendo essere cinici, una delle ultime volte che si è espresso uno dei”dirigenti”, si era congratulato per il giro veloce finale (ma dopo una sonora sconfitta).
Ecco, se questi sono i presupposti, come facciamo a parlare di aerodinamica, Power Unit, Pit stop, piloti ecc.?
Ferrari e la coperta corta recita il titolo, e si vede eccome! Al team più glorioso e vincente della storia della F1, manca la struttura basica per poter costruire un ciclo vincente, fatto di innumerevoli dettagli, a partire dal più alto in grado, alla più semplice delle mansioni. Opinioni personali, ci mancherebbe, ma come detto sopra, tutte le mancate vittorie sono derivate da un “pezzo”, sempre diverso, che non ha fatto a pieno il suo dovere, mentre quelli di Mercedes, Germania a parte, sono stati praticamente perfetti sempre.
Una volta un cilindro, un’altra un errore strategico o in qualifica o in gara, un’altra errori dei piloti, poi i problemi in qualifica che hanno pregiudicato la gara…insomma una miriade di motivazioni. Tutte le volte guai diversi che hanno fatto si che alla Ferrari mancasse sempre qualcosa per vincere un GP, che pur avrebbe meritato in più di un occasione. Uno, due, forse tre GP vinti si, ma i proclami erano ben altri, e per competere con un team che sta stracciando record su record, serve ben altro. Una struttura solida, organizzata, che anche in presenza di problemi o inciampi, sappia cosa fare e tempestivamente intervenire per non far inceppare il meccanismo.
Tutto questo manca clamorosamente in Ferrari, e come dimostrato ieri, basta mettere pressione agli avversari e rimanere lucidi, e anche i migliori vanno in tilt, vedi il GP nerissimo di Hamilton. Neanche la superba e intelligente gara di Vettel di ieri, coadiuvato da una SF90 che sull’asciutto era la macchina nettamente più veloce, è bastata per salire sul gradino più alto, una volta di più azzoppato da una qualifica neanche disputata per un problema, a detta loro, mai presentatosi neanche ai banchi prova.
L’elenco sarebbe lungo, ma tanto il risultato non cambierebbe, perché non basta neanche una macchina superiore in un weekend, a portare a casa una vittoria, e al netto del cambio regolamentate del 2021, bisogna rivedere procedure sia gerarchiche sia strutturali. Non mi è mai piaciuto il comandate in capo, perché una squadra è formata da centinaia di persone, le quali ognuna contribuisce al miglioramento ed alla crescita. Ma una seria gerarchia e struttura funzionale, si complessa, ma anche snella, serve assolutamente a Maranello per fare il salto di qualità, e pronunciare la parola ”mondiale” nel pieno del suo significato.
E in quel di Modena e dintorni, ne sanno qualcosa…
Autore: Mauro Petturiti – @m_petturiti
Foto: Ferrari
Aggiungerei che c’è anche un problema che in questa stagione che si sta verificando troppo spesso in questa stagione e che questa volta è passata in secondo piano perché non ha sortito effetti. Parlo del Pit stop e del problema emerso ancora una volta nel fissare un pneumatico. Manciata di secondi preziosi che in altre occasioni possono essere cruciali…
La questione pit stop è un altro componente da perfezionare (o meglio ritrovare, dato che in Ferrari erano i migliori un tempo), e anch’esso contribuisce, se fatto a regola d’arte, a recuperare posizioni in pista. Ferrari più volte ha avuto problemi, spesso non imputabili ai meccanici stessi, quanto ai componenti in se della vettura o dalla loro progettazione. Esempio dell’ultimo weekend, la ruota anteriore destra per entrambi i ferraristi, che non ha avuto problemi nello smontaggio, ma che invece nel fissaggio si è perso tempo a causa del dado che non avvitava. Ci sono innumerevole elementi da perfezionare per arrivare al top, perché questo serve per portare a termine in modo vincente un mondiale fatto da 21 gare