mercoledì, Dicembre 18, 2024

I cicli della Formula Uno

Recentemente Mattia Binotto, Team Principal della Ferrari, è tornato ad affermare che le sue intenzioni non siano semplicemente di vincere un campionato, bensì di aprire un ciclo vincente. Nulla di più auspicabile per chi come il sottoscritto è Ferrarista fino al midollo. Peccato che la Ferrari stessa i cicli della Formula Uno più che aprirli li subisca. Torniamo ora un’attimo indietro nel tempo ai gloriosi anni 70, o anche ai primi 80 se volete, quando “la F1 di una volta”…

Quegli anni lì, oltre che essere per lo spettatore uno show mai visto prima, erano anni carichi di incognite. Raramente si affilavano vittorie come succede oggi: un esempio tra tutti? Il disgraziato1982 di Keke Rosberg, capace di portare a casa il titolo mondiale con una sola vittoria all’attivo. In quell’anno stavamo assistendo all’esplosione dei motori turbo, contemporaneamente all’esasperazione delle wing cars. In acque inesplorate, dove l’inaffidabilità la faceva da padrona, il campionato era sempre una lotteria. Nel bene e nel male. Stesso discorso per la decade precedente, l’età d’oro della Formula 1.

Keke Rosberg, I cicli della Formula Uno

Ora io mi domando: siamo certi che per il nostro sport sia salutare continuare a far notizia solo per “i cicli”? Il ciclo Schumacher, il ciclo Vettel, ed ora il ciclo Hamilton. Siamo sicuri che in quasi 20 anni di Formula 1 ci piaccia avere solo 7 campioni del mondo? Pensateci bene: escluso l’anno di Iceman e di Jenson Button, la massima categoria del Motorsport non ha certo vissuto molti colpi di scena. Quando faccio certe affermazioni penso a chi ha iniziato tutto questo, il dream team dei dream team: la McLaren di Murray, Dennis, Senna e Prost. Col senno di poi è così banale realizzare che quello non poteva non essere un “ciclo”. Nello stesso team c’erano l’élite, i migliori che i soldi potessero comprare. E anche i tempi erano maturi per un dominio simile, data l’opulenza degli anni 80.

Per tornare a bomba alla domanda prima elencata: siamo sicuri che in questa Formula 1 “assopita” l’unica cura sia aprire un altro “ciclo Rosso”? A che pro? Nemmeno l’imbattibile Tyrrell di sir Jackie Stewart, o la Lotus di Champan e Jim Clarck furono in grado di dominare incontrastate senza battute d’arresto. Perfino la tedeschissima Mercedes del secondo dopoguerra non fu così schiacciante. In un mondo dove si parla sempre di più di pluralità di opinione, in un Motorsport che sta diventando sempre più scontato, auspico un vero e proprio ritorno alla pluralità di vincitori, sia per quanto riguarda i team, che per quanto riguarda i piloti. E che “vadano a quel paese” record e fredde statistiche, in fondo, sono solo numeri.

Autore: Filippone Furioso

Foto: Ferrari F1

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3 Commenti

  1. Vorrei commentare l’ultima frase, che pure non c’entra niente con un articolo condivisibilissimo.
    Le statistiche sono fredde quando non le si capiscono. Ma se analizzate attentamente, determinate statistiche, portano alla luce verità che nè cronaca, nè opinioni riescono a raccontare.

  2. Non capsico. Statistiche e freddi numeri sono proprio ciò che determinano la grandezza di un pilota o di una squadra. Se Hamilton o Vettel, tanto per citarne due a caso, sono più grandi di Keke Rosberg è anche perché hanno vinto venti volte tanto. Negare questi dati statistici significa fare analisi poco veritiere.

  3. Ho Iniziato a seguire la F1 nel ’88 e i cicli vincenti hanno fatto da padrone. C’ è poco da dire. Chi fa la macchina migliore vince, non ci sono piloti o regole che tengano. Dall’88 ad oggi solo 2 piloti hanno vinto senza la macchina migliore. Schumacher (94/95) a causa della morte di Ayrton Senna, sostituito dal più scarso campione del mondo della storia (assieme a Button), Damon Hill; Kimi Raikkonen nel 2007, perché Alonso e Hamilton giocarono all’auto-scontro. Chi protesta per una Mercedes vincente e noiosa, non conosce il mondo delle corse. Ricordo negli anni a cavallo fine 90 e inizio 2000 di GP noiosissimi, decisi da qualche sosta ai box, dove in pista non c’era mai un sorpasso., non solo per una gara, ma per stagioni intere. La Ferrari costruì il suo ciclo vincente, grazie anche alla mancanza di veri campioni in pista. Diciamoci la verità, a contrastare Michael Schumacher c’era il nulla, sia in termini di bravura che di carisma. Dal ’99 al 2003 abbiamo avuto il team migliore, con i migliori ingegneri e il miglior pilota. Finirà anche il ciclo Mercedes, la Ferrari dovrà solo essere pronta ad approfittarne, ma onestamente con questa squadra ai box, non ci fa ben sperare.

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