La Germania del motorsport vive una situazione quasi bipolare. Restando nell’ambito specifico della Formula Uno osserviamo un team, la Mercedes, che domina in lungo e largo da quasi sei anni. A questa condizione fa da contraltare quella relativa ai teatri sui quali la massima categoria automobilistica va in scena. La vecchia Europa non se la passa bene: dopo due rinnovi tirati per i capelli – mi riferisco a Monza e Silverstone – il GP di Germania resta in bilico: dense nubi si addensano all’orizzonte.
Ma i tedeschi non sono i soli a tremare: anche lo spagnolo Montmelò pare essere al canto del cigno. La conferma, ufficiosa, di una situazione non certo rosea arriva direttamente dal numero uno di Liberty Media, Chase Carey.
In un’intervista rilasciata all’autorevolissima Bild, il baffuto dirigente statunitense ha ammesso che il futuro dei suddetti tracciati è segnato: “Non abbiamo ancora definito il calendario 2020 e non voglio fare anticipazioni. La Germania è un mercato importante, ci sono due piloti tedesco in attività (Vettel e Hulkenberg, nda) e un team che ha vinto cinque titoli consecutivi. I tanti fans tedeschi – ha continuato Carey – meritano comunque qualcosa“.
Cosa sia questo qualcosa non ci è dato sapere e non credo che il popolo teutonico possa accontentarsi di qualche manifestazione di contorno slegata dalle attività formali programmate dalla F1. Con Zandvoort ufficializzato e col Vietnam che preme, il destino del GP di Germania resta in bilico. Anzi, pare proprio delineato. Non in positivo.
Come visto, il numero uno di Liberty Media non si è esposto in maniera nettissima e, con un gergo molto diplomatico, ha spostato a data da destinarsi una decisione che in realtà è già presa. Ma George Seiler, direttore del tracciato di Hockenheim, si era espresso in settimana dicendosi molto scettico sulla possibilità di vedere la storica pista nel calendario 2020. Questa è la conferma indiretta di una situazione bollente.
Insomma, per un circuito del passato che rientra, ossia l’olandese Zandvoort, due altrettanto carichi di ricordi, fatti e sentimenti vanno via. Perdere Montmelò e Hockenheim, già pesantemente ritoccato nel layout, significa, in parte, smarrire l’anima di una Formula Uno che tende sempre più a spostarsi verso destinazioni esotiche e prive di cultura motoristica. Ma ricche. Traboccanti di danaro che fa gola ai padroni del vapore e ai team. Con buona pace del pubblico tedesco.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1 – @F1