La F1 nell’era del complotto. Oggigiorno, si sa, l’uomo non riesce a godere nemmeno della bellezza che lo circonda, tendendo a pensare e a sospettare che dietro la realtà ci sia sempre qualche genere di fregatura che, in qualche modo, si deve provare a smascherare. È così che nascono molte teorie complottiste. Come quelle secondo cui i governi – o chi per essi – ci tengono nascoste chissà quali informazioni. Il mondo, grazie anche alla diffusione delle notizie a mezzo social network, è pieno di queste astruse teorie. Basti pensare ai terrapiattisti o a chi, ad esempio, sostiene che la regina d’Inghilterra sia una rettiliana. Siamo all’assurdo.
Ovviamente anche lo sport non è esente da questa deriva e viene letteralmente avvelenato da questi concetti che non permettono di godersi appieno quello che sta succedendo. Dentro a questa spirale impazzita purtroppo c’è anche la F1. La sua storia è piena di complotti più o meno credibili, con un aumento spropositato di questi ultimi in tempi recenti. E il 2019 non è purtroppo da meno.
Dalle gomme su misura Mercedes alla “Vettexit” in corso a Maranello.
Doveva essere l’anno del grande riscatto Ferrari questo 2019. L’annata in cui, finalmente, la Mercedes doveva essere battuta. Almeno così si erano espressi i test invernali tenutisi a Barcellona. La realtà dei fatti invece dice tutt’altro: Mercedes ha vinto 9 gare su 10, fatto doppietta in 7 di esse tra l’Australia (a proposito di complotti, ma non doveva non esistere?) e la Spagna. Un dominio imbarazzante per gli avversari, soprattutto per la Ferrari che dopo due anni da antagonista si ritrova a fare la figura della comparsa e a lottare il più delle volte per l’ultimo gradino del podio.
Ma da dove arriva tutta questa differenza? Nell’occhio del ciclone sono finite le gomme Pirelli versione 2019. Ricordiamo che la casa italiana ha deciso di portare, per questa stagione, le gomme ribassate nello spessore di 0,4 mm, coperture già utilizzate nei Gp di Spagna, Francia e Inghilterra 2018. L’intento del fornitore unico era quello di eliminare quel fastidioso blistering di cui quasi tutte le vetture soffrivano e che a Pirelli non faceva buona pubblicità nella vendita del prodotto stradale. Oltre, naturalmente, ad implicare questioni di sicurezza. Cosa sulla quale né Pirelli, né la FIA potevano soprassedere. Il risultato, sotto questo aspetto, è stato ottimo perché durante queste prime 10 gare del mondiale 2019 le “bollature” non si sono mai presentate.
Allora, mi direte, dove sta il problema? Il fatto è che Mercedes si è trovata perfettamente a suo agio con queste coperture mentre altri team (comprese Ferrari e Red Bull) stanno cercando ancora la chiave giusta farle funzionare nella maniera ottimale.
Secondo molti (tra cui anche Helmut Marko) Pirelli avrebbe portato queste mescole su richiesta del team tedesco per eliminare alla radice i fastidiosi problemi di blistering che affliggevano la W09. Il colosso italo-sinico, insomma, avrebbe messo a disposizione dei tedeschi degli pneumatici con i quali le Mercedes volavano. Tutto ciò ha portato, nel venerdì mattina del Gp d’Austria, ad una votazione per cercare di reintrodurre le gomme del 2018, da Spa. Fortunatamente non si è avuto il minimo dei voti per far ciò (ne sarebbero serviti almeno sette su dieci, nda) e, quindi, le gomme rimarranno quelle attualmente in uso fino a Yas Marina.
Se Mercedes ha questo vantaggio nel comprendere le coperture è perché hanno avuto la brillante idea di correre il Gp d’Abu Dhabi 2018 con dei sensori per controllare la temperatura delle gomme. Perché ha fatto ciò? Perché nei successivi test Pirelli, dopo il Gp arabo, le macchine dovevano avere la stessa identica configurazione tecnica che avevano durante la gara. E, per avere una comparativa più ampia, il team di Toto Wolff, con quella mossa, è stato l’unico che ha potuto raccogliere dati sulle gomme 2019; mentre gli altri hanno dovuto utilizzare i dati dal costruttore italiano che ha potuto lavorare con i sensori solamente nei test invernali del 2019.
Un vantaggio non indifferente che i tedeschi si sono creati con molta astuzia, ma nella pienissima legalità. In ogni caso è un po’ riduttivo ascrivere alla sola comprensione delle gomme questo dominio Mercedes. La realtà dei fatti è che per il sesto anno consecutivo hanno fatto il lavoro migliore di tutti ed hanno costruito una macchina che è semplicemente fantastica. Basti vedere il lavoro che hanno fatto sulle sospensioni. Chiuso questo capitolo, durante il weekend inglese, sul web, si è fatta largo una nuova e affascinante teoria che stavolta riguarda solamente Ferrari: sembrerebbe, secondo i soliti noti, che a Maranello, nonostante le rassicurazioni di Mattia Binotto, stiano facendo di tutto per far fuori Sebastian Vettel. Eh sì, nella Formula Uno nell’era del complotto dobbiamo leggere anche questo.
Così si spiegherebbe il perché, da dopo Montreal, il tedesco abbia dovuto soffrire di problemi tecnici, errori del team e di una macchina con scarse prestazioni rispetto al compagno Leclerc. Questo perché i tecnici rossi avrebbero deciso di seguire le direttive del monegasco per sviluppare la SF90. Sempre secondo i “bene informati” non sarebbe proprio la dirigenza a voler far fuori Vettel, bensì i meccanici che sarebbero stufi dei continui errori del numero 5. Ritorniamo all’incipit dell’articolo: viviamo la Formula Uno nell’era del complotto. E sembra non poterne uscire da questa pericolosissima deriva.
Bella teoria questa del Vettel sabotato. Ma che non sta in piedi: forse in molti si sono già scordati che fino al Canada era successo tutto a Leclerc, dai problemi tecnici (per questi c’ha perso una vittoria in Bahrain) alle strategie sballate (A Monaco escluso dal Q1 perché l’hanno tenuto fermo ai box) fino ai team order sempre a favore del tedesco. E a Silverstone la strategia sbagliata è toccata di nuovo al monegasco, visto che dopo la safety car si è ritrovato da 3º a 6º, con Vettel che aveva fatto il percorso inverso. Cosa accaduta per merito del tedesco dato che egli stesso aveva chiesto al box di allungare lo stint.
Forse Seb farebbe meglio a farsi dare consigli su come battagliare da Charles: credo che sia incredibile che il ragazzino da appena 31 Gp all’attivo riesca a combattere per oltre 20 giri con uno come Max Verstappen senza fare errori o causare danni, mentre un 4 volte campione del mondo con ben 11 stagioni alle spalle fa il disastro dopo appena mezzo giro di duello. E stavolta qui non è colpa del muretto o dei meccanici Ferrari. La realtà dei fatti è che Vettel non sente sua questa SF90, non si è mai sentito a proprio agio, fin dall’inizio. E un pilota che non riesce a fidarsi del mezzo difficilmente può tirare fuori prestazioni degne di nota. Soprattutto se per tirare fuori il meglio di sé ha bisogno di una vettura perfetta e prevedibile, cosa che la Ferrari 2019 non è assolutamente.
Di contro, invece, Leclerc, dopo un periodo di apprendistato e di conoscenza del team, riesce ad essere sempre più a suo agio su questa monoposto che interpreta meglio del tedesco. Riuscendo ora ad essere veloce anche durante il Q3, dopo che dal Gp di Francia ha cambiato metodo di lavoro. Lo scorso weekend di Silverstone è illuminante su questo aspetto: il pilota di Montecarlo riesce a mettere la vettura dove vuole e alcune manovre fatte durante la gara (come il sorpasso all’esterno di curva 3 su Gasly) racconta di un feeling totale con la vettura. Vettel, di contro, faceva fatica a fare le sue traiettorie su un circuito che, a parte la felice parentesi dello scorso anno, non gli è mai andato a genio. Tant’è che nelle passate stagioni si ritrova spesso dietro ai compagni di squadra: Webber prima e Raikkonen poi.
Sono sicuro che in Ferrari non sia in atto nessuna “Vettexit”, hanno già abbastanza lavoro per sistemare questa SF90 che sta dando parecchi grattacapi ai tecnici, con il focus già rivolto al prossimo anno (non ancora al 2021 perché semplicemente ancora non c’è il regolamento tecnico). A Maranello è in atto una riorganizzazione tecnica data la quantità di ingegneri che arrivano dalle altre scuderie. Credo, dunque, che i piloti siano al momento gli ultimi dei pensieri e che non ci sia tempo per creare complotti che andrebbe soprattutto contro alla Ferrari stessa.
E poi basta fare sempre dietrologia. Basta gettare veleno su ogni cosa. Basta cercare verità alternative che non stanno né in cielo né in terra. Che non sia più La F1 nell’era del complotto!
Autore: Mattia Maestri – @mattiamaestri46
Foto: Ferrari – https://twitter.com/ScuderiaFerrari
Purtroppo molti complottisti da F1 sono fomentati da una stampa specializzata orientata unicamente a raccogliere visualizzazioni a qualsiasi costo, mentre terrapiattisti e complottisti globali invece crogiolano nella presunta elitarietá delle loro posizioni, che si diffondono unicamente su web e social in contrapposizione ai media e alla scienza.
CREDO CHE HA RAGIONE LEI, VETTEL NON SI SENTE AL SUO AGIO CON LA MONOPOSTO, NON CREDO PROPRIO CHE I MECCANICI ANDREBBERO CONTRO LORO STESSI E SOPRATTUTO LA SCUDERIA FERRARI CHE HA UN RUOLO IMPORTATE IN TUTTO IL MONDO.
Per me hai scritto solo baggianate. Punto
Etichettare molti lettori come terrapiattisti e rettiliani non mi sembra un argomento per rendere credibili le sue parziali considerazioni che come al solito trascurano un elemento importante di differenza tra abu dahbi e i tests di febbraio, la differente carcassa degli pneumatici, infatti quella + rigida portata solo a febbraio rende casualmente queste gomme sensibili solo a vetture con carico aerodinamico molto consistente che come noto è da anni l’impostazione costruttiva MB, ed è tutto casuale, come le nuove regole tecniche che avrebbero fatto perdere più carico a tutte le vetture con assetto Rake accentuato. Tutti sapevano di queste cose, eccetto del cambio di carcassa delle gomme Pirelli.
Lei come altri suoi colleghi qui continua a omettere questa informazione sulle Pirelli, se l’obbiettività della scienza dipendesse da lei, andremmo in giro ancora con le CLAVE, altro che macchine!!!!