Siamo ormai alla vigilia dell’undicesima gara (il prossimo weekend si correrà ad Hockenheim, Germania), su 21 della stagione 2019 e credo sia quindi ragionevole iniziare a tirare le fila su quanto ci abbia detto finora. In particolare, mi vorrei concentrare su quella che pare essere l’alba di Charles Leclerc, ossia i bagliori di una nuova era di ricambio generazionale, in cui il monegasco sta dimostrando, a suon di ottime performance, di candidarsi come protagonista del futuro della F1.
Charles è alla sua seconda stagione nella massima serie dopo l’esordio in Sauber dello scorso anno (proveniente dalla prima e trionfale annata in F2 con la Prema): non vi nascondo che all’annuncio del suo ingaggio in Ferrari, chi scrive, proprio perché lo considera dotato di un talento prezioso, ha avuto perplessità. Mi pareva un salto, sebbene meritato e quindi comprensibile, eccessivo, prematuro: troppe responsabilità e pressioni per un 21enne al secondo anno proiettato di botto in un top team. Direi, però, che il monegasco mi ha sinora smentita nel migliore dei modi e, non ve lo nascondo, mi fa piacere. La sua maturità mentale si è dimostrata tale da adattarsi e assorbire le ansie che le responsabilità d’essere un pilota di rosso vestito mettono inevitabilmente sulle spalle.
Ad ascoltarlo nel rapporto con i media, Leclerc pare un veterano che ne maneggia i meccanismi, incassando lodi e provocazioni, ma con l’intelligenza di chi sa che è un mondo che ti mastica e sputa a propria convenienza, per cui puoi passare da eroe a brocco nel giro di niente e con poco rispetto persino quando puoi vantarti di mondiali vinti. Charles si muove con equilibrio, forte delle proprie certezze ma primo critico di se stesso, determinato a crescere con la voglia di incidere sempre di più nella squadra, anche modificando il suo metodo di lavoro. Si tratta di un’inezia, certo, ma anche da un piccolo esempio come la recente abitudine ad annotarsi dati su un quaderno può rendere trasparente un approccio sempre più determinato e l’umiltà di prendere spunto anche dal proprio capitano, essendo, la prassi degli appunti a mano, da sempre tipica di Vettel.
Consapevolezza, umiltà ed ambizione: queste le parole chiave di ciò che sopra ho definito “L’alba di Charles Leclerc”: un mix, grazie alle doti naturali unite alla veloce e lucida capacità d’adattamento a contesti differenti, con cui si può pensare di arrivare lontano.
Poco fa, ho usato l’aggettivo “veterano”, riferito al suo atteggiamento verso il circo della comunicazione, ma alla fine si può applicare la medesima parola anche per descrivere l’impressione che lasciano le sue gesta in pista. Sin dal giorno della sua prima pole in Bahrein, la sensazione collettiva è stata che il ragazzo fosse nei fatti giunto laddove è naturale che stia, un po’ come se avesse raggiunto qualcosa che maneggia da sempre, uno avvezzo a frequentare le alte sfere del merito sportivo, insomma.
Se guardiamo i numeri, ad oggi Charles ha 120 punti nel mondiale piloti, tre in meno del compagno Vettel; ma a dire di più di questo e a promettere (ci sarà poi da mantenere per confermarsi, sia chiaro) è la qualità delle sue prestazioni, cosa che va ben oltre i nudi numeri. Ci sono stati anche due errori fin qui: il muro a Baku preso durante le qualifiche, quando le speranze di pole erano reali, e il contatto a Monaco con Hulkenberg durante una rimonta infuocata che ha portato al ritiro. Partendo dal fatto che reputo il secondo episodio molto figlio dell’errore del team del sabato che lo ha lasciato fuori in Q1, in entrambi è venuta meno quella maturità che prima ho elogiato, offuscata dalla voglia di “strafare”. Mi si obietterà ora, quindi, che lo giustifico perché giovane: ebbene sì, non trovo niente di scandaloso o poco obiettivo nel contare come apprendistato ai vertici questi due errori, a patto restino pochi ed isolati, altrimenti si criticherà in maniera onesta, come fatto sempre per tutti, indipendentemente dalle aspettative suscitate o dal blasone.
In gara Charles, anche quando non arrivato a podio, ha corso GP di enorme, netta solidità e, quando coinvolto in battaglie (fra tutte quelle con Verstappen nelle ultime due gare, Austria e Gran Bretagna) ha dimostrato freddezza pur nella lotta serrata, non arrivando mai a danneggiare la propria vettura ma, soprattutto, ha fatto vedere al mondo una completezza di pilota rara e ancor più clamorosa, viste età anagrafica ed esperienza in F1, che unisce efficacia e destrezza sia in attacco che in difesa.
Di certo, di base, la SF 90, si adatta più al suo stile di guida che a quello di Vettel, ma è innegabile come il monegasco riesca ad essere competitivo tirando fuori dalla macchina tutto quello che, dentro ai limiti, può dare, cosa che di solito riescono a fare solo i più grandi, basta guardare la storia.
Per concludere: affinché l’alba di Charles Leclerc si tramuti in una luminosa e stabile realtà, occorrono più esperienza, mente ferma e centrata, immune alle interferenze esterne come è stata sino ad adesso e uno studio profondo per diventare sul campo uomo squadra, in grado di caricarsi il team sulle spalle nella buona e cattiva sorte, cosa in cui Vettel è maestro. Se Charles saprà crescere sviluppando questa dote e mai smettendo di mettersi in discussione, il futuro Olimpo della F1 potrà avere un dio di peso.
Autore: Elisa Rubertelli – @Nerys_
Foto:
Ferrari
Charles Leclerc
Concordo con dare giusto merito a Leclerc su quanto fatto finora, tuttavia mi permetto di fare notare che l’analisi, per quanto ben enunciata, manca di alcune necessarie puntualizzazioni:
1) I 120 punti di Leclerc, soltanto 3 in meno di Vettel, sono stati ottenuti malgrado la vittoria sfumata per noie tecniche a Baku e malgrado in più occasioni, compreso a Silverstone, Leclerc è stato vittima, quando non di veri e propri errori della squadra, di un trattamento penalizzante per lui e a netto vantaggio del “Capitano”, ci siamo, per caso dimenticati degli ordini di scuderia via radio, 3 nei primi 3 GP, di cui uno volontariamente (e aggiungo giustamente) disatteso da Leclerc?
2) L’incudente in qualifica del quale si è parlato è ascrivibile, ancora una volta, più alla squadra che al pilota, in quanto si pretendeva di far superare a Leclerc il taglio della Q2 con le gomme gialle, mentre tutti gli altri, giustamente, utilizzavano le rosse perché si correva in un circuito cittadino con bassissimo grip. A farlo notare per primo è stato Nico Rosberg, dall’alto della sua esperienza.
3) Concordo che, ancora una volta, nell’incidente di Montecarlo la squadra abbia buona parte delle responsabilità, non sono d’accordo però con il volerle attribuire all’immaturità di Charles; in presenza di una gara pregiudicata da un ennesimo errore del box, cos’altro avrebbe dovuto fare, non avendo nulla da perdere, se correre con il coltello tra i denti? Vogliamo parlare di cosa sono in grado di fare (e sbagliare) tanti altri piloti, primo tra tutti Vettel, lui si veterano, quando sotto pressione?
4) La SF90 certamente si adatterà bene a Leclerc, ma è stata creata su misura per Vettel.
5) Sono certo che il tempo farà vedere in presenza di quale fenomeno ci troviamo, già si sa che è l’unico pilota ad avere vinto i campionati di F3 (2016) e F2 (2017) nell’anno del debutto, si conosce una freddezza ed un carattere tali da avergli permesso di dominare un intero weekend di gara, nel 2017, mentre veniva tumulata la salma del padre al quale era, dicono, molto attaccato, con la missione (portata a termine) di dedicargli vittoria della gara e del campionato. Non è certamente sfuggito ai tanti appassionati e soprattutto agli addetti ai lavori, la luminosa stagione 2018 di Leclerc in Alfa Sauber (allora più Sauber che Alfa) che gli è valsa anche l’incoronazione, come sicuro futuro campione del mondo, da parte di un certo Fernando Alonso che battagliò spesso con lui.
Cordialmente, Ugo Gagliano.
Caro Ugo, sono Elisa, l’autrice dell’articolo. Ti ringrazio per le tue puntuali e precisissime precisazioni; tieni conto che la cifra del pezzo voleva essere volutamente meno dettagliata perché desumo che chi ci legge conosca per primo ciò che è accaduto nelle varie gare, quindi si tratta più di osservazioni che vadano al di là della cronaca, essendo questo un articolo di opinione e non, appunto, di resoconto secco.
Cerco di risponderti per punti:
1) Non ho precisato il tutto per il motivo di cui sopra; personalmente non credo in una penalizzazione volontaria di Leclerc da parte della squadra a favore di Vettel, ma di errori di strategia e priorità data alla situazione del primo pilota, cosa che fanno tutti (potresti dirmi “…ma dipende come!”, si’, in Ferrari non brillano da sempre per tempestività nelle reazioni strategiche e nella gestione contemporanea delle stesse per ambo i piloti.
2) Su Baku ok per le gialle e il poco grip, può essere stato di certo un limite che ha pesato, ma l’errore a mio giudizio (quindi personale) c’e stato comunque seppur favorito da un fattore ostile;
3) A me il tentativo di rimonta a Monaco ha esaltato nel vederlo, sia chiaro; mi è piaciuto tantissimo e ho molta stima per il modo in cui è stato tentato perché spettacolare, coraggioso e in “vecchio stile”, ma Leclerc stesso tornando sull’episodio recentemente ha detto di aver esagerato con troppa foga perché alla fine non ha colto niente di concreto se non far vedere di essere un grande manico. Per quanto riguarda il paragone con Vettel, perdonami, non penso sia giusto farlo perché tutti stanno sparando contro il tedesco: anch’io penso stia sbagliando troppo, ma l’articolo riguardava Charles e lui davvero ha meno esperienza.
4) Creata o meno su misura per Vettel, alla fine, come già successo in altre stagioni con Raikkonen, si è rivelata non adatta alle sue caratteristiche. Poi, sia chiaro, io penso che i super fuoriclasse siano in grado di sopperire anche a questo, ma è gente che si conta sulle punta delle dita, tipo Senna e Schumacher.
5) Mi auguro esattamente lo stesso che speri tu, nella consapevolezza che il ragazzo ora non ha bisogno di pressioni figli dell’aspettativa collettiva, che è normale ci siano, ma che spero sia in grado di assorbire e trasformate in forza così come ha fatto per la drammatica perdita del padre, cosa notevole per un ragazzo così giovane.
Ti ringrazio ancora molto Ugo per la lettura, l’attenzione, la dedizione figlia di una passione palpabile che si percepisce nel commento.
Al prossimo articolo qui su FUnoAT,
Elisa Rubertelli
Grazie Sig. Galliano.
Completamente d’accordo