Siamo quasi alla conclusione della prima parte del mondiale 2019 e domenica si ritornerà sul “luogo del delitto”, come si suol dire. Là dove Seb, quando meno te lo aspetti, commette un errore uscendo fuori pista regalando punti pesanti al suo arcirivale Hamilton. Molti, erroneamente, pensano che sia quello il momento dell’inizio dell’oblio del quadri-campione. Infatti, il tedesco, al ritorno dalle vacanze, si prese di forza (tra le Ardenne belghe) posizione e GP. Per cedere in seguito, ma questa è un’altra storia. Il GP di Germania è atipico: non solo si alterna tra Nurburgring e Hockenheimring, è anche un GP dove si alternano forti emozioni.
Allo stato attuale, la migliore scuderia è quella anglo tedesca, la Mercedes, che ha anche avuto un campione del mondo tedesco (Rosberg): eppure, nonostante ciò, il GP ha rischiato di saltare più di una volta, per non parlare del fatto che le gradinate degli spalti che contornano il circuito non sono mai state piene negli ultimi periodi, nonostante la regia internazionale della FOM ci volesse far credere il contrario.
Ai tempi di Michael Schumacher le cose non erano esattamente cosi (specie quando passò alla Rossa). La passione era palpabile, soprattutto da quando si iniziò a capire che il tedesco della Benetton era un predestinato. Correva l’anno 1994 ad Hockenheim, e la prima fila era tutta monopolizzata dalla Ferrari di Berger e Alesi. Ayrton era volato in cielo da due mesi appena, e il lutto, cosi come la voragine che aveva lasciato negli animi di tutti, era aperto più che mai.
Se fosse stato vivo, il titolo se lo sarebbe giocato con il giovane tedesco.
Purtroppo il destino ha voluto altro e l’avversario del Kaiser, quello più diretto era il “figlio d’arte” Damon Hill, naturalmente su Williams. Discorso differente per Ferrari, che iniziava ad uscire dal suo periodo più buio, (gli anni che vanno dal 1991 al 1995, in cui c’era una intera squadra da rifondare e soprattutto c’era la volontà ben precisa di voler vincere). Quella inaspettata pole, dovuta ad un potentissimo propulsore (lo stesso che meno di due anni dopo, fece esclamare a Michael come diavolo Ferrari non fosse riuscita a vincere un mondiale, con quel motore!) era la diretta testimonianza dell’impegno profuso dalla gestione Todt che sarebbe esplosa solo con l’arrivo del tedesco e di tre quarti dello staff Benetton.
Al via, il caos più totale con incidenti e parecchi fuori pista. Già all’epoca, il compianto Poltronieri (giornalista Rai) si lamentava della pericolosità delle gru e dei trattori presenti sulla ghiaia, a bordo pista, mentre le macchine erano in pista senza Safety Car. Sembra davvero pazzesco come la F1 dell’epoca sia stata cosi superficiale sulla sicurezza; e dire che il fantasma di Ayrton ancora “girava in pista”; ed è altrettanto pazzesco come l’attuale Circus abbia fatto della stessa sicurezza praticamente una “religione”, tanto da perdere il significato stesso di F1 e soffocando l’operato degli stessi piloti.
Il GP tedesco del 1994, fu fondamentale per tre aspetti. Il primo riguarda sicuramente il ritiro di Michael durante la gara: la debacle del suo Ford V8 innescherà una catena di eventi che poi culmineranno con l’incidente di Adelaide e l’assegnazione del titolo a Schumacher fra molte polemiche. Infatti, se Michael avesse vinto in Germania, con Hill fuori dai punti, avrebbe avuto il margine di sicurezza necessario per amministrare il proprio vantaggio.
il secondo aspetto fu lo spettacolare incendio che si scatenò, proprio ai box Benetton, con il papà di Max Verstappen (all’epoca compagno di Schumacher) a causa di un rifornimento fatto in maniera maldestra. Che ironia: gli stessi rifornimenti che ora Todt vorrebbe reinserire in questa F1 spenta e noiosa, quando negli ultimi due GP abbiamo visto che non c’è bisogno di ricorrere a nessuno artificio… basta lasciare i piloti liberi di esprimersi. L’ultimo aspetto, che è anche quello che ci tocca più da vicino, è la vittoria di Gerhard Berger: l’austriaco portò finalmente la Ferrari alla vittoria… dopo 4 lunghissimi anni.
Una vittoria inaspettata, certo, frutto di tante circostanze, vero, come è anche vero che arrivò grazie al fatto che la Rossa dell’epoca non mollava mai, era sempre lì a cercare di capire come guadagnare centimetri su centimetri sugli avversari, al fine di poterli superare e batterli. Ed è quello che la Ferrari di Binotto, con Sebastian e Charles deve fare assolutamente: mai arrendersi e cercare di essere sempre pronta per approfittare di ogni opportunità.
Sarebbe bello se la tanto attesa vittoria arrivasse proprio quando meno te lo aspetti: là dove Sebastian sbagliò rovinosamente, davanti al suo pubblico, regalando il Gran Premio al diretto avversario.
Buon GP a tutti.
Autore: Vito Quaranta – @quaranta_vito – Foto: Ferrari – Red Bull
Speriamo proprio di si.
bell’articolo!