L’annata 2019 della storica Scuderia Ferrari non sarà di certo ricordata tra le migliori. Arrivati oramai al giro di boa della stagione, non pare ci siano i presupposti perché la Rossa dia qualche gioia ai propri tifosi. In effetti, ad onta del presunto potenziale non sfruttato durante le prime fasi mondiali, la SF90 ad oggi non è riuscita ancora a vincere una sola gara. I problemi (troppi) sorti durante le prime 12 prove mondiali hanno di fatto tarpato le ali al progetto, gettando al vento, grazie ad una quantomeno sciagurata gestione delle risorse, le poche possibilità di trionfo.
Quando qualcosa non funziona, di solito le colpe sono da condividere tra le parti. Troppo facile puntare il dito addosso a qualcuno o a qualcosa, sperando che, una volta fatta fuori “la causa di tutti mali”, magicamente le cose cambino. Per uscire da una crisi di risultati evidente serve la completa comprensione della vettura, per poi metter mano dove possibile, e correggere i comportamenti della monoposto.
I problemi, pensando al responso cronometrico della SF90 in pista, affondano le proprie radici proprio nell’insufficiente (per non dire assente) comprensione della vettura che non permette, ai tanti tecnici della squadra di Maranello, di definire in modo chiaro le vere cause del mancato rendimento.
Altro fattore importante, per ottenere buoni risultati in Formula Uno, consiste nella presenza di una coppia di piloti affiatata capace, anche nelle giornate più buie, di concretizzare minimizzando i danni. Sotto questo punto di vista il Team Principal della Ferrari, in una recente intervista rilasciata a Motorsport, parla dei due alfieri della Rossa, difendendo e motivando i suoi ragazzi.
Secondo Mattia, prendendo in esame il caso di Vettel, gli errori commessi durante la prima parte della stagione derivano in gran parte dalla non eccelsa competitività della monoposto italiana:
“Quando si guida una vettura veloce risulta sempre tutto più facile, mentre al contrario la percentuale d’errore da parte dei piloti è molto più alta. Sebastian, quando valuta i propri problemi, è sempre molto analitico, aiutando non poco la squadra”.
Perentorie le parole di Mattia sul futuro del tedesco, conscio che la meta di Vettel era e resta quella di laurearsi campione del mondo con la Ferrari:
“Credo che il suo [Vettel ndr] obbiettivo non sia cambiato per nulla, visto che vincere il mondiale con la Ferrari è uno scopo molto chiaro per lui. L’inizio stagionale senza dubbio è stato molto duro, perché quando non hai la competitività per inseguire il tuo obbiettivo diventa difficile. Ma, come detto, Sebastian sa perfettamente quello che vuole, e questo aspetto risulta fondamentale spingendolo ed avanzare come pilota”.
Gettando lo sguardo in un ipotetico futuro, Binotto elogia Leclerc e, come già fatto in altre occasioni, descrive il monegasco come probabile prossimo campione del mondo.
“Abbiamo sempre saputo che Leclerc disponeva di molto talento, bastava ammirare le sue gesta nelle categorie propedeutiche come la GP3 o la GP2. Però, personalmente parlando, quello che mi ha più sorpreso di lui è la facilità con la quale apprende dai propri errori. Poco a poco sta diventando più solido come pilota, possedendo, tuttavia, ampi margini di crescita. Ci da molta fiducia per il futuro”
Parole al miele quelle spese dal tecnico svizzero nei confronti di Sebastian e Charles, convinto che il futuro della Ferrari possa ancora dipendere, competitività della vettura permettendo, dalle loro mani.
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: Ferrari
Il vero problema è la Ferrari, ed in particolare il motore della Ferrari.
Tutto il resto, piloti ecc, sono chiacchere.
L’unico dubbio è Leclerc. Basta guardare il sorpasso in Austria che è stato un” prego si accomodi”