mercoledì, Dicembre 18, 2024

Il miglior Lewis Hamilton di sempre

Ancora nove giorni d’attesa e poi i motori potranno ritornare a rombare per la prima sessione di prove libere. I V6 ibridi urleranno tra i boschi delle Ardenne per il più suggestivo appuntamento stagionale: Spa Francorchamps, il circuito che quasi tutti i piloti e gli appassionati mettono in cima alle personali preferenze. Ed è facile immaginare per quale motivo ciò accada. Nel frattempo, nell’attesa che il mondiale riparta per volare a rotta di collo verso la gara finale di Abu Dhabi che si terrà agli albori del mese di dicembre, è tempo di volgerci al recente passato e fare un’analisi sul percorso sin qui compiuto dall’apripista della classifica piloti. #EssereMercedes, rubrica che si era presa una pausa nella settimana ferragostana, ritorna oggi per mostrare che quello osservato fino a questo momento, numeri alla mano, è il miglior Lewis Hamilton di sempre.

Fino alla pausa estiva si sono disputati dodici Gran Premi. Il dominio della Mercedes è stato evidente e quasi incontrastato. La W10 ha portato a Brackley ben dieci vittorie di tappa, condite da sei doppiette. Cinque delle quali nelle prime cinque gare. Col succedersi dei GP la preponderanza tecnica delle Frecce d’Argento si è leggermente ridimensionata, per due fattori:

  • In primis il ritorno della Red Bull che, in attesa che anche la Ferrari batta un colpo, ha conquistato due vittorie sfiorando la terza proprio sul budello magiaro che ha chiuso la prima parte del campionato.
  • Il leggero appannamento prestazionale del team, nel suo complesso, è dovuto anche alla parabola discendente di Valtteri Bottas fermo a due trionfi. L’ultimo dei quali a Baku, quarto appuntamento in calendario. Da quel momento il finnico è rientrato nei ranghi e, non solo è stato pesantemente distanziato in classifica da Hamiton, ma ha quasi subito il sorpasso da un arrembante Max Verstappen. Resta comunque il fatto che la W10 è tutt’ora il riferimento tecnico in questa stagione 2019. E la cavalcata del campione del mondo in Ungheria lo dimostra con grande chiarezza.

Venendo al cuore di questo scritto, quindi ai numeri, sono otto i trofei del vincitore che Hamilton aggiunge alla sua già pingue bacheca. Un’incidenza percentuale del 67%. Un qualcosa senza precedenti nella carriera del talento di Stevenage. Nella tabella riassuntiva qua sotto riportata si può innanzitutto osservare un dato particolare: Hamilton riesce a vincere in ogni stagione delle tredici alle quali ha finora preso parte.

A scendere ancor di più nello specifico si evince un altro elemento: almeno un trionfo arriva nella prima metà del campionato. Questo dato, unito al totale dei gradini più alti conseguiti fino alla pausa estiva, confuta una vulgata comune sul britannico, ossia quella che racconta di un driver che parte sovente in sordina. La sensazione è questa, ma i numeri dicono altro: delle 81 vittorie totali ottenute dal penta-campione, ben 46 sono arrivare prima della sosta agostana. Sul dato, naturalmente, pesa in maniera determinante ciò che si verifica nel 2019 in corso, anno in cui il “44” sta facendo incetta di allori.

Visivamente si può osservare un’evidenza interessante: nell’era turbo-ibrida Hamilton è stato molto costante nella prima metà del campionato. Dal 2014 al 2018 ha ottenuto 24 vittorie. Cinque per anno, col solo 2017 in cui ne guadagna quattro. Come abbondantemente dimostrato è l’annata in corso ad essere deviante poichè è un’eccezionalità nell’intera carriera del pilota britannico.

Alternante – e meno abbondante di successi – è stato l’andamento riscontrabile quando Hamilton non ha avuto tra le mani una vettura in grado di consentirgli di lottare per il titolo. Dal 2009 al 2013 ha ottenuto un totale di sette vittorie con un andamento perfettamente altalenante: 1-2-1-2-1. Per ritornare a un numero di vittorie più sostanzioso bisogna andare a ritroso fino agli anni d’esordio in McLaren-Mercedes. Si può vedere che in ogni campionato del mondo che ha portato a casa ha ottenuto almeno quattro primi posti prima della pausa estiva. Ecco perchè il bottino incamerato nel 2019 lascia pensare, con pochi margini di errore, che l’ottenimento della sesta corona è quasi una formalità che potrebbe verificarsi aggiungendo alla striscia poche altre affermazioni.

L’impronta che Hamilton sta apponendo su questa stagione è riscontrabile dal grafico che mostra l’incidenza percentuale delle vittorie in base al numero di gare disputate fino alla barriera del Gp ungherese che fa da spartiacque ai campionati. Per la prima volta in carriera Hamilton sfonda e supera abbondantemente la soglia del 50% delle gare messe in carniere. Nella stagione 2018, chiusa col record di punti per la Formula Uno, il campione del mondo superava appena il 40%. Quest’anno si attesta su uno spaventoso 67%. Perchè è potuto accadere ciò? quattro fattori:

  • Una Super W10. Poco da aggiungere a riguardo. Probabilmente siamo dinnanzi alla miglior vettura sfornata da Brackey-Brixworth: strabordante in carico aerodinamico, perfetta nella gestione/interpretazione delle gomme, affidabile come un panzer (unico ritiro per incidente di Bottas, in Germania), adattabile ad ogni tipologia di circuito. Anche se sembra leggermente dietro sui tracciati super veloci. E il “back to back” Spa – Monza ci dirà molto su questo aspetto.
  • Ferrari latitante. Se la creatura uscita dalla matita di James Allison domina è anche perchè la concorrenza non è che abbia impensierito troppo gli anglo-tedeschi. La Ferrari è l’assente ingiustificata in una stagione che si era aperta sotto ben altri auspici. Prima il tardivo insediamento di Mattia Binotto in cabina di comando, poi un progetto tecnico basato sul “low drag” hanno tolto certezze e prestazioni alla SF90. Ormai è chiaro che la Rossa ha imboccato una strada tecnica non vincente, l’ha ammesso a più riprese il team principal che ha candidamente riferito di desiderare di tornare indietro nel tempo per studiare un concetto aerodinamico più efficace, in grado di usare per bene le gomme Pirelli. Cosa che fa alla perfezione la Mercedes. Innanzi a questo quadro è chiaro che un team che arrivava da un lustro di vittorie abbia potuto prendere il largo in classifica.
  • Red Bull in ritardo. Le Frecce d’Argento sono andante sul velluto anche perchè la il team anglo-austraico ha impiegato otto gare per trovare il bandolo della matassa e capire le coperture Pirelli 2019. Messe da parte certe polemiche sinceramente stucchevoli portate avanti da Helmut Marko, Adrian Newey ha imboccato la giusta strada tecnica. E, come spesso avviene dalla parti di Milton Keynes, ha operato un poderoso recupero che ha avvicinato le prestazione della RB15 a quelle della W10. Ma forse questo ritorno è stato tardivo per coltivare serie velleità mondiali. Mercedes, dunque, ha goduto di una sorta di assenza della controparte sportiva in virtù della quale ha imposto e dettato la sua legge.
  • Bottas sparito. Dopo un avvio fatto di due vittorie e tre secondi posti nelle prime cinque gare è iniziato il calvario dell’ex Williams che, dopo la scoppola ricevuta in Spagna da un Hamilton in versione Abraxas, non s’è più raccapezzato. E’ come se avesse perso l’orientamento e fosse ritornato quel pilota arrendevole visto l’anno scorso. Mentre Lewis vinceva a raffica lui arrancava in pista vedendo il divario in classifica allargarsi preoccupantemente. Dal sogno iridato alla concreta possibilità di perdere il sedile in favore di Esteba Ocon: un incubo. Ovvio che in questo contesto uno come Hamilton, che probabilmente è la causa dell’involuzione del finlandese, ci sguazzi.
Lewis Hamilton

Dunque, come dimostrato, quello che fa scorribande sui tracciati del carrozzone della F1 in questo 2019 è il Lewis Hamilton più forte di sempre. Lo dice la matematica che è una scienza difficilmente confutabile. L’obiettivo del trentaquattrenne di Stevenage è chiaro: conquistare il sesto mondiale avvicinandosi sensibilmente alle 91 vittorie di Michael Schumacher (per ora è a -10 dal target). Con la volontà, magari già l’anno prossimo, di ottenere anche la settima corona d’alloro per proiettarsi nell’Olimpo e diventare, numericamente, il più grande di sempre.

Foto:
Alessandro Arcari – @berrageizf1
Mercedes F1 AMG

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