C’è una costante nel comportamento di Lewis Hamilton quando nei suoi paraggi entra Charles Leclerc: l’affettuosità. Ricordo il post GP Bahrain, sotto il podio, fatto di abbracci, consolazioni, incoraggiamenti al giovane monegasco ferito a morte dall’affidabilità della sua SF90 che lo privò del gusto della prima vittoria in F1 (ed in Ferrari). Ho ben impressi i continui complimenti che il Re nero rivolge al suo avversario, quasi fosse un fratello minore, un giovane amico da cullare e consigliare verso l’altare della serie Regina. Ma Lewis Hamilton ha paura di Charles Leclerc?
Si dice che nello sport un avversario più grande e titolato, si ponga con distacco e diffidenza nei confronti di colui che riconosce essere un giovane talento, un futuro campione, già dalle prime fasi in cui con lui inizia a rivaleggiare.
Un campione sa riconoscere un campione. Non c’è dubbio che un fenomeno del calibro di Hamilton abbia già riconosciuto quale sarà il suo erede, nei 19 suoi colleghi della griglia del campionato di F1 2019. Colui che abbatterà i suo record non appena lui avrà terminato la sua rincorsa a superare quelli del Kaiser Michael Schumacher.
Un esempio su tutti: GP di Francia 1992, Magny Cours. Senna viene tamponato da Schumacher al primo giro alla fine di un tentativo di sorpasso non riuscito, un po’ maldestro e certamente prematuro nelle dinamiche di gara. Senna è fuori gara ma Schumy riesce a proseguire. Al 18esimo giro la gara viene sospesa per un acquazzone. Durante l’attesa della ripartenza, in griglia Beco approccia al giovane Michael, portandoselo in disparte. Gli farà una bella lavata di capo, in quei 2 minuti in cui gli dirà, da pilota esperto, che in F1 i sorpassi non si fanno per forza al primo giro, che poteva aspettare, che non si butta fuori un avversario in quel modo. Chi ha vissuto quegli attimi in diretta, con il commento del grandissimo De Adamich, e chi li ha rivisti più in là negli anni, ha ben scolpiti nella memoria i volti quasi attoniti di Flavio Briatore e Willi Webber, che da qualche metro ascoltano il fenomeno Brasiliano “punire” il loro pupillo. Beh, quella scena è nota a tutti come la “lezione di Ayrton a Michael”, come se Senna avesse voluto fare da fratello maggiore al giovane Schumacher, al suo primo campionato completo in F1.
La verità è diversa, e non combacia con l’apparenza trasmessa da questa scena: tra Senna e Schumacher non scorreva e non scorrerà mai buon sangue.
I due si rispettano, ma non si cercano, anzi si evitano più che possono, nel paddock, nelle cerimonie ufficiali, ma non in pista, perché ben presto il pilota tedesco calcherà le orme del brasiliano piazzandosi nella sua ombra e riuscendo a tenerlo dietro in alcune occasioni, fino a quell’avvio di stagione 1994 dove Michael collezionerà ben 3 vittorie su Ayrton prima del tragico epilogo del 1 Maggio.
E la pressione su Beco diventa talmente alta che lo stesso tenterà di arginare il dominio del tedesco pavoneggiando una Benetton B194 irregolare.
Insomma, Ayrton aveva paura di Michael, perché in lui riconosceva l’unico vero avversario in grado di spodestarlo dal suo regno.
Ma allora, tornando ai tempi nostri, Lewis Hamilton ha paura di Charles Leclerc?
Forse ancora no.
Dico “forse ancora no” perché ad oggi Charles non è mai riuscito realmente a combattere insieme al pilota britannico ed a batterlo nettamente. Sono sicuro che quando questo accadrà, Lewis smetterà di coccolarlo ed abbracciarlo ad ogni occasione.
Un ultimo esempio più recente: vi ricordate l’approccio che Lewis teneva con Nico prima del 2016? Erano grandi amici dai tempi del Kart, si stimavano e rispettavano e anche in quel caso si viveva spesso un rapporto felice.
Tutto cambiò nel 2016 quando Lewis realizzò che nel team mate c’era ormai la figura di un avversario pericoloso. E dal quel momento il rapporto tra i due non sarebbe più stato lo stesso.
Aspettiamo allora con ansia di vedere un Leclerc impensierire seriamente Lewis.
Ma che bella gara è stata quella svoltasi sul circuito dell’Hockenheim Domenica scorsa? Lo dicevo un paio di settimane fa: con la qualità espressa nelle ultimissime gare (Austria e Gran Bretagna), quasi mi sembrava un sogno che si potesse continuare con lo stesso ritmo. Ed invece ciò è accaduto, e non possiamo che esserne tutti entusiasti: sorpassi, colpi di scena, incidenti (di piloti d’eccellenza, tra l’altro), continui cambi di leadership. Con una costante: Max Verstappen ha ormai raggiunto una maturità che deve seriamente far tremare tutti i diretti avversari. Perché è una stagione e mezzo che il buon Mad (mica più tanto giusto questo nomignolo) Max le azzecca tutte e spinge il suo mezzo, in costante crescita, verso orizzonti sempre più ambiziosi, per la felicità di Honda e del Dottor Marko, che domenica sotto il podio sembrava quasi allibito per la gara che il suo pupillo aveva fatto.
Charles Leclerc, purtroppo non pervenuto per un errore più che comprensibile viste le condizioni del tracciato, è stato costretto ad assistere al trionfo dell’avversario dal paddock. Un incidente, il suo, che ci ha certamente privato di un altro super duello annunciato contro l’olandese.
Una nota di merito va poi indirizzata allo staff dei commissari, che domenica si sono dimostrati decisamente comprensivi e ragionevoli nella gestioni delle investigazioni ai vari piloti (la prima su tutti quella presa nei confronti dell’unsafe release di Leclerc da parte del team Ferrari durante la prima sosta per passare dalle full wet alle intermedie).
Attendiamo allora con ansia il prossimo appuntamento di Budapest, augurandoci di vivere nuovamente una grande giornata di sport, il nostro preferito.
Autore: Federico Vicalvi – @MrSydFloyd
Foto: F1, Mercedes, Red Bull
io commento ma qua non risulta mai niente
bravo, what else.