Nel gioco degli scacchi, anche chi non conosce bene le regole sa che esistono i pezzi di colore bianco e nero. Lo scopo del gioco è mettere sotto scacco il re avversario, cioè impedirgli di “fuggire”. Quando il re è impossibilitato ad essere difeso o a trovare una via di fuga, arriva lo “scacco matto” che sancisce la sconfitta dell’avversario.
Chi può mettere sotto scacco il re nero? Chi può contrastare l’ “onnipotenza” di Lewis Hamilton? Me lo chiedo GP dopo GP, e purtroppo mi rendo conto che la conclusione è sempre la stessa: allo stato attuale l’unico che può mettere sotto scacco il re è la sua stessa squadra.
Da questo punto di vista, il GP della Germania è stato illuminante: i teutonici non hanno trovato il “bandolo della matassa” e, per quanto Lewis si sia “dannato” per cercare di compensare errori marchiani suoi e della squadra, non c’è stato nulla da fare. E Max ha ringraziato.
L’armata tedesca è quella che meglio ha interpretato l’attuale regolamento e soprattutto è quella che più di tutte capisce le gomme. Il resto è, permettetemi, fuffa. E’ difficile, per un tifoso, ammettere che la sua squadra o il suo pilota non sono all’altezza della concorrenza. Eppure non c’è nessun “complotto”, nessun piano occulto (sebbene AMG non sia affatto esente da “movimenti loschi” per così dire): solo duro lavoro. Che paga sempre.
Il massimo interprete di questa perfezione è il re nero che, anche a causa degli avversari, ha anche fin troppa vita facile. E’ questo è un peccato; direi quasi… uno “spreco di talento”. Il problema è che nessuno ci può fare nulla.
Assodato che le doti di Lewis sono conclamate, è anche vero che l’inglese avrebbe il suo bel da fare se la Ferrari e la Red Bull valessero la sua W10, considerando i piloti di queste squadre. Lo stesso pentacampione non è esente da errori e lamenti (anzi, quest’ultima caratteristica è parte integrante dell’inglese quando le cose non girano secondo i suoi piani), e sono sicuro che se ci fosse maggiore equilibrio, per lui le cose girerebbero diversamente.
Lo abbiamo visto nel 2018, con Seb e la Ferrari: quando non sbagliavano nulla, la Mercedes e Lewis andavano in sofferenza. Purtroppo in quel “disgraziato” anno, troppe cose tra squadra e pilota sono andate storte e Hamilton ha vinto “uscendo” alla distanza.
Allo stesso modo a Budapest, quest’anno, il re nero è dovuto ricorrere all’aiuto della squadra. Strategia perfetta e lui che dopo, con il suo talento, ha fatto il resto, girando come un ossesso; altrimenti non credo avrebbe passato l’olandesino.
Proprio quel duello ha dimostrato che con un avversario ostico, il buon Lewis se la deve sudare, e non poco, la vittoria. Ciò non vuol dire che a parità di mezzo Hamilton non ne azzeccherebbe una. Sono certo che però sarebbe molto più dura. E non si “sprecherebbe” tutto quel talento (come accade in questi anni), con gare in solitaria risolte già in partenza… salvo sporadici episodi.
Ad essere sinceri, avevo confidato nel “boscaiolo” Bottas. Ad inizio campionato mi sembrava avesse la determinazione giusta per cercare di contrastare quella “bestia” di rivale che ha accanto. Purtroppo il finnico è stato troppo cedevole e arrendevole nei suoi riguardi. Un calo repentino avvenuto già nella prima parte del campionato. Se lotti con uno come Lewis non te lo puoi proprio permettere.
Certo, ci sono altri 10 GP e Valtteri può ancora provarci. Chi ci crede? Forse nemmeno più lui!
Inoltre, il rendimento di Bottas ha praticamente tolto la patata bollente a Toto, alle prese con l’unico vero pericolo, Max, la variabile impazzita del mondiale (Ferrari non pervenuta come sappiamo), che non può permettersi giochetti troppo “sottili” tra i suoi due alfieri. Bottas, come dicevo, gli ha risolto il problema: perché un conto sono due punti di distanza tra due piloti della stessa squadra, un altro sono sessantadue; (con Max a sua volta a soli sette punti dal finnico).
Sono sicuro che, pignolo com’è, il team principal della Mercedes non vorrà assolutamente correre rischi. Appena ce ne sarà l’occasione metterà le cose in chiaro (ammesso che non l’abbia già fatto) mettendo in cassaforte il titolo per Lewis e quello costruttori per AMG.
Chi può dare scacco matto al re nero dunque?
Usando la metafora (mi si conceda questo vezzo) degli scacchi, Ferrari attualmente ha perso troppi pezzi per tentare un attacco, Red Bull ha appena perso torre, cavallo e alfiere del lato sinistro della scacchiera, con la partenza di Gasly e l’arrivo di Albon (il quale comunque è un’incognita) e per tentare lo scacco matto c’è bisogno di tutti i pezzi per provare una buona strategia.
Per dichiararsi sconfitti, negli scacchi si fa una cosa molto semplice: si fa cadere sulla scacchiera il proprio re e si inizia una partita nuova… Ferrari per quest’anno il suo re l’ha già fatto capitolare; a Red Bull manca poco.
Autore: Vito Quaranta – @quaranta_vito
Foto: Alessandro Arcari – @BerrageizF1