Vettel, un capitano senza l’uncino, senza più appigli né mordente per lottare contro un giovane Peter Pan sempre più arrembante, che lo getta senza riguardo tra le fauci di un coccodrillo pronto a divorarlo a suon di fischi. Questo l’impietoso verdetto che ci arriva dalla pista di Monza, isola d’asfalto fin troppo reale in mezzo al mare d’alberi del parco che la circonda.
Un sabato nefasto, una pole agognata e negata, sull’onda della scia mancata da parte del ragazzo che vola. Vola sempre più forte Charles, furbo e caparbio, infallibile ed eccelso. Mentre per Sebastian non c’è verso di cambiare, d’invertire quella rotta puntando il mare aperto di un salvifico successo. Capitan Vettel rimane arenato con il suo vascello pieno di falle. Sballottato dalla tempesta che lo travolge, esiliato dal cuore dei tifosi, martoriato dai suoi stessi errori.
Ancora Monza, per chiudere il cerchio di un anno sbagliato. Situazioni simili e stati d’animo opposti, giocati comunque nel battito di ciglia di qualche decimo in più. L’anno scorso fu Raikkonen, il compagno amico, a togliergli la prima piazza. Kimi un fulmine a ciel sereno dopo una mattinata di pioggia. Vettel che risponde girandosi alla Roggia, mentre tenta su Hamilton l’attacco che lo fa annegare in fondo al fiume di auto. Sebastian che si danna imbastendo una rimonta indiavolata, mentre Kimi si condanna ad una strategia sbagliata. Un precedente che dimostra quanto è vero che la storia si ripete, martoriando chi non impara dalle proprie sconfitte.
Vettel, un capitano senza l’uncino a cui la vittoria è sfuggita di mano non riesce più a salpare. Annientato dal Canada, deluso dal Belgio, confuso da una qualifica assurda in cui ognuno pensa per sé e rifiuta di mettersi in gioco, Sebastian si trova a fronteggiare le punte aguzze delle due Frecce d’argento, ad arginare il pungiglione delle Renault, api per una volta regine dopo aver assaporato il miele di Monza. Saggiamente sceglie di non strafare in partenza, lasciandosi pungere dal sorpasso Hulkenberg, per poi pungolarlo a sua volta, sopravanzandolo e recuperando la quarta posizione. Vettel si mette quindi a caccia di Bottas, lo insegue lo bracca. Nel corso del quinto giro il distacco è sotto il mezzo secondo, il DRS può fornire l’appiglio per scagliarsi addosso alla Mercedes. Invece Sebastian s’incaglia nel solito errore, con un’incredibile testacoda all’Ascari, che lo intrappola nell’erba. Nel tentativo di riprendere la pista, tra un cordolo che arpiona la Ferrari e l’entrata in funzione dell’antistallo, la vettura singhiozza, strattona, ritarda l’ingresso, che avviene in modalità kamikaze con l’aggancio di un incolpevole Stroll.
Vettel, come lo scorso anno, a Monza ha fallito. Ma questa volta in modo più grave. Nel 2018 la sua prestazione ha deluso, perché di fatto ha precluso la rincorsa al titolo. Domenica invece la sua gara ha annichilito, perché purtroppo ha sancito un punto di non ritorno. Dispiace tremendamente assistere alla parabola discendente di un campione generoso e leale, pronto a dare tutto se stesso per rincorrere un sogno, mettendosi in prima linea per soddisfare ogni bisogno della squadra. Sebastian è vittima di un amore cieco che lo sta logorando, gettando un’ombra di sospetto sui suoi meriti, mettendo in luce ogni suo singolo difetto. Un fango che sicuramente non merita nonostante i suoi reiterati svarioni.
La SF90 è come una donna crudele. Un’infida Lina che continua a tradire il suo uomo flirtando con il più giovane rivale. Capricciosa, instabile ballerina per Vettel. Premurosa, affidabile fidanzata per Leclerc. Pronta a legarsi al principe azzurro, condividendo successi e ovazioni. Destinata a farsi beffe del marito, confezionandogli dispiaceri e umiliazioni. Un’auto sbagliata che Sebastian non riesce a domare, che scalpita e s’imbizzarrisce appena lui tenta di forzare. Questo il film drammatico al quale una regia occulta non concede lieto fine, e che finisce per risultare stucchevole.
Vettel, capitano senza l’uncino, deve tornare a incidere, provare a graffiare. Prima che l’inesorabile ticchettio del tempo annunci nuovi coccodrilli pronti a divorarlo, nuovi Peter Pan pronti a sfidarlo. Lasciando, se necessario, questa terra rossa, provando a navigare verso altri mari, verso il blu profondo di un oceano che lambisce un’isola felice.
Autore: Veronica Vesco
Foto: Federico Basile
Complimenti Veronica…articolo stupendo.
Grazie. Felice che tu lo abbia apprezzato. Non era facile parlare di Sebastian dopo Monza. Ho cercato di farlo da un punto di vista diverso, più intimista.