Hamilton sfotte Vettel, o per lo meno ci prova…
Questione di testa. Nello sport la mente è fondamentale per raggiungere una prestazione ottimale. Si tratta del fattore chiave capace di fare la differenza, contribuendo all’espressione delle differenti potenzialità dell’atleta. In questo senso, la necessaria preparazione tecnica e fisica diventa inutile senza controllo. La “correlazione” in Formula Uno non è solamente quella tra il tunnel del vento e la pista. Il nesso tra mente e corpo è talmente rilevante che risulta spesso cruciale. Probabilmente, nella testa di Sebastian Vettel, durante le ultime stagioni qualcosa non ha funzionato a dovere. Questo legame, assolutamente necessario per fregiarsi della medaglia del vincitore, nella mente del tedesco è venuto a mancare. Uno degli artefici di questa situazione è sicuramente Lewis Hamilton, capace di “sgretolare”, pezzo dopo pezzo, tutte le sicurezze del pilota di Heppenheim.
Baku 2017. Ripartenza Safety Car. Il “tira e molla” di Lewis è un poco estenuante, al limite dell’irriverenza. Hamilton frena e accelera fino a quando il tedesco non lo centra da dietro. A Vettel va il sangue alla testa, perde la calma e gli rifila in mondovisione una ruotata intimidatoria, tanto innocua quanto sbagliata e plateale, come dire “non farlo più di tirarmi la frenata e rallentare apposta”. A fine gara, tra le diverse parole pronunciate dell’attuale leader mondiale, c’è una frase che personalmente custodisco gelosamente tra i miei pensieri. “Oggi ho capito il punto debole di Sebastian…”, dichiara l’inglese, con il ghigno di chi la sa lunga. In effetti, da quel giorno tutto è cambiato. Niente sarà come prima.
I giochi psicologici di Lewis, abilissimo nel gettare dubbi tra le certezze del tedesco, hanno vinto. La continua guerra mentale fuori dalla pista, supportata dalla grande competitività della Mercedes, fanno bingo. La stagione 2017 non era quella buona, malgrado una vettura capace di vincere diverse gare. Nel 2018 però, l’ottima SF71-H era probabilmente l’auto da battere. O per lo meno lo è stata tanto quanto la W09. Lì, dove le differenze erano “millimetriche”, il divario l’ho ha creato Lewis con le sue mani e soprattuto con la sua testa. Vettel crolla, perdendo fiducia nei propri mezzi. I continui errori da rookie, commessi in differenti situazioni, spengono le speranze mondiali del ferrarista.
L’inglese ringrazia. Prende e porta a casa il mondiale numero 5 già in Messico, senza dover combatterlo fino in fondo. Nel circuito Hermanos Rodriguez, davanti alla splendida cornice dello stadio, l’inglese vuole fare bella figura. Davanti a migliaia di tifosi in visibilio, interrompe i festeggiamenti chiamando a se Vettel. Con una mossa da stratega consumato del marketing, sfruttando l’importanza del momento, difende Sebastian, definendo ingiuste le critiche mosse al tedesco. Che bel gesto. È un campione dentro e fuori della pista. Un vero gentleman! Beh…d’altronde è un inglese, è normale che sia cosi.
Scusate…ma la domanda mi sorge spontanea: chiamarlo “para*ulo” nella situazione specifica non ci sta? (faccina del whatsapp accigliata con le dita sul mento che suggeriscono il dubbio). Piuttosto, come recita il detto napoletano, “cornuto e mazziato” mi sembra la terminologia più appropriata. Insomma rende propio bene l’idea del momento di Sebastian. Ma il ferrarista, d’altro canto, accetta con benevolenza il teatrino messo su da Lewis, avvallando il suo ruolo da miglior attore non protagonista. L’oscar di Sebastian, assegnatogli davanti alla platea messicana, rende felice il tedesco.
Arriva il 2019, ma il risultato non cambia. Il comodo e fedele amico Kimi non c’è più. Al suo posto l’ingombrante talento del monegasco. Charles ci mette poco (molto meno di quello che sperava Vettel) per dimostrare cosa sa fare al volante. Bahrein. Qualifiche. Non c’è ne per nessuno. Leclerc, dopo aver comandato le tre sessioni di libere si prende la sua prima pole. Vettel, con la stessa vettura, si becca tre decimi e mezzo, Hamilton quattro. La gara, senza il problema alla parte ibrida, sarebbe stata quasi una formalità. Trionfo rimandato insomma. Charles si deve accontentare del terzo posto, conquistando comunque tutti. Vettel, che nel dopo gara non sa che dire, in pista sa esattamente cosa fare. Commette un’altro errore.
La piroetta “leggiadra”, una delle tante dell’oramai lunga collezione, gli fa perdere la posizione con Lewis. L’inglese, non contento della vittoria regalata dai ferraristi, accende quel “simpatico sentimento” verso Sebastian, ignorando completamente il tedesco. La miriade di complimenti riversati a Leclerc nel dopo gara, sarebbe solamente giustificata da una tangente del monegasco. Troppe, mielose, ed al limite del ridicolo le lusinghe di Hamilton che, ancora una volta saggiamente, trova il modo per sminuire il vecchio avversario. Il vecchio…ebbene si. Lewis ha trovato un nuovo rivale. Bella la mossa pubblica di non considerare più Sebastian come l’avversario numero uno. Una mazzata perentoria quella dell’inglese che, assestata al momento giusto, contribuisce non poco a toglierete velleità di successo al tedesco.
Nel frattempo il mondiale va avanti, e l’occasione d’oro per Vettel arriva al Gran Premio del Canada. La Ferrari non ha ancora vinto in stagione. Sebastian, in una pista “amica” realizza la sua prima ed unica pole. In gara soffre tremendamente la pressione costante di Hamilton. Arriva l’errore. L’ennesimo. La vittoria ancora una volta sfuma. La penalità, per molti ingiusta, toglie di fatto il trionfo a Sebastian, anche se, ancora una volta, l’incertezza di guida resta.
E allora? Allora ci pensa Charles. Il monegasco di vittorie se ne aggiudica addirittura due di fila. Spa e poi il bagno di folla di Monza, dove Vettel fa un’altra brutta figura. Quando tutto sembra finito, come nel copione delle più belle favole arriva, per magia, il momento di Sebastian. A Singapore, anche grazie ad una strategia azzeccata, il tedesco si trova improvvisamente a comandare il Gran Premio, scalzando, in un colpo solo, Leclerc e Hamilton. Bene cosi. Il primo urrà stagionale per Vettel è arrivato. Non ha rubato niente, siamo tutti d’accordo. Charles magari un pò meno ma, nonostante le lamentele in radio, si dice soddisfatto per la doppietta storica.
Per l’occasione Lewis non si pronuncia. Ci riflette su, con calma, e sfodera le sue dichiarazione a distanza di 10 giorni. Tra le sue parole virgolettate ci sono anche le mie considerazioni, divertenti spero, atte a far capire il mio personalissimo punto di vista sulla faccenda.
“Conosco bene Sebastian, per questo ero preoccupato per lui”, commenta l’inglese con le occhiaie di chi non ci ha dormito la notte, per settimane. “Siamo della stessa generazione”, anche se ho più capelli e meno rughe. “So esattamente cosa vuol dire stare sulla difensiva con le persone che parlano male di te”, visto che lo faccio spesso anche io. “Non è facile avere l’energia della squadra che va verso l’altro pilota”, ma con sta roba almeno ho giustificato la sconfitta mondiale contro Rosberg.
“Sebastian una volta era il pilota numero uno, sul quale Ferrari avrebbe sempre puntato”, fino a quando non l’ho demolito psicologicamente. “Adesso invece stanno costruendo il futuro su Leclerc”, questo si che è bravo. “Quando l’ho visto vincere a Singapore mi sono sentito veramente bene”, al tal punto che ho deciso di regalargli perfino uno dei miei mondiali. “É capitato qualcosa di positivo a una bella persona”, lo hanno fatto vincere apposta. “Si impegna molto e non è finito come pilota”, menomale…almeno posso continuare a sfotterlo.
La mia personale parodia e interpretazione sul non detto di Hamilton estremizza il succo della situazione. Nessuno mette in dubbio la bontà di Lewis come persona ma, in queste situazioni, forse risulta più saggio il silenzio. Le sue parole possono essere spesso fraintese, o ancora meglio mal interpretate volutamente dai chi non vede di buon occhio l’inglese. La situazione mi sembra un pò borderline, e “mi scappa” di accomunarla ai film di Fantozzi. Anche per il ragioniere sfigato per antonomasia, arriva sempre il momento della rivalsa. Quei 2 minuti dove la voglia di vendetta prevale. Generalmente sono momenti epici dove Ugo, accompagnato dall’usuale “uacciu uari uari, uacciu uari uari”, esce dallo stereotipo di sfigato cronico, vestendo i panni del vincente. Solitamente, malgrado l’adrenalina positiva del momento, Fantozzi si rende subito conto dell’errore, dovendo poi assumersi le responsabilità delle sue azioni.
Vettel, esattamente come il celebre personaggio comico, sta accettando la “situazione infelice” nella quale si trova. Deve pertanto “subire” la forza degli avversari facendosene una ragione. Attenzione però…Sebastian non è certo uno “sfigato” intendiamoci. Al contrario è un 4 volte campione del mondo. Insomma un vincente. A farlo sembrare uno fesso però, accomunandolo allo status di ragionier Ugo Fantozzi matricola 7829/bis, ci pensa Hamilton. Come nei film più riusciti del compianto comico ligure, Lewis fa credere a Sebastian giusto il contrario di quello che pensa. Un po come fa la signorina Silvani fa con Fantozzi per ottenere un favore.
Chissà, magari lo yogurt che ho preso per colazione era avariato.
Ma comunque io l’ho vista cosi…
E voi?
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: Ferrari