lunedì, Novembre 18, 2024

Il Bushido di Binotto

Il Bushido di Binotto


Il mondiale è ancora lungo, è cosi che dicevamo no? Ebbene, con l’ufficializzazione della vittoria del campionato costruttori da parte degli anglo tedeschi della Mercedes per la sesta volta consecutiva, si può affermare in tutta serenità che il mondiale è quasi finito. Manca solo un altro piccolo pezzo al puzzle della perfezione teutonica e poi ogni pratica sarà definitivamente chiusa, come si suol dire. È giusto e doveroso da parte mia congratularmi con la squadra più forte del decennio, anche più forte della Red Bull di Vettel che, sebbene abbia vinto in lungo e largo, non ha mai dominato come i teutonici di Stoccarda. Tutto finisce, tutto passa, persino il dominio Mercedes, prima o poi; nel frattempo che Ferrari cerca di capire come batterli, questo è il loro tempo e se lo godono fino in fondo.

Lasciamo il Giappone con tanto amaro in bocca, andiamo via dalla patria del Bushido con rammarico, sapendo che avremmo potuto portare a casa anche questa gara. Invece intaschiamo un secondo posto che, in altri tempi, sarebbe stato fin troppo consolatorio. Purtroppo, considerando da dove partivano le due rosse, è un risultato fin troppo stretto. Bushido dicevo. In Giappone è un’arte antichissima, risalente addirittura a prima della nascita di Cristo. È un codice di condotta e uno stile di vita simile al concetto europeo di cavalleria adottato dai samurai (o bushi, da cui il nome), cioè la casta guerriera in Giappone.

Quale deve essere il Bushido di Binotto? Quale condotta deve seguire lui, innanzitutto, da far rispettare in maniera ferrea ai suoi due samurai? Perché, diciamola tutta, quello a cui abbiamo assistito alla partenza fa letteralmente a cazzotti con quello che è successo qualche ora prima durante le qualifiche. Ormai si è capito che Ferrari non solo è cresciuta, addirittura ha superato Mercedes, almeno per quanto riguarda il sabato. Così come si è capito che, in Ferrari, sia il capitano sia Charles sono sul punto di scoppiare.

Il Bushido di Binotto
Charles Leclerc, Scuderia Ferrari

Non credo sia una esagerazione la mia, e le avvisaglie ormai ci sono tutte. Quello nipponico è il secondo GP di seguito che Ferrari regala agli avversari in modo fin troppo facile. I campioni del mondo sul passo gara erano la squadra da battere e con molta probabilità avrebbero vinto comunque. Solo che un conto è avere i grigi davanti, un conto una prima fila tutta rossa. C’è una “leggera” differenza, anche perché Ferrari in gara presenta la migliore coppia di piloti e, con tutto il rispetto per Bottas, dubito fortemente che il finlandese avrebbe avuto ragione della rossa, immediatamente davanti a lui, caso mai fosse sfilato terzo.

Del resto il duello tra Lewis e Seb ha dimostrato che, nonostante il passo della W10, l’anglo caraibico non è riuscito a passare il tedesco della Ferrari (che “di mestiere” ha evitato di offrire la scia al suo avversario). Quindi, la mia considerazione non è tanto peregrina. Con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte. Purtroppo (o per fortuna) contano solo i fatti; e quelli che analizzo in questa disamina sono incontrovertibili. È un fatto che, alla partenza, Sebastian vanifichi la grande pole (con  tanto di record della pista) conquistata, con un “jump start” evidente anche ad occhio nudo (purtroppo il tedesco continua a mancare di lucidità) e con buona pace dei suoi accaniti tifosi (che lo giustificano dicendo che è meno peggio di quello che sembra, visto che ha mantenuto la seconda posizione) in quell’istante perdiamo ogni possibilità di vittoria.

Quella partenza fallace è stata la tessera del domino che ha innescato una reazione a catena conclusasi con lo scontro tra Leclerc e Verstappen. Il monegasco, in questo frangente ha, se possibile, una responsabilità ancora più grande rispetto al suo blasonato compagno di box. Infatti, completamento concentrato su di lui (come se non esistesse più nessuno), si è lasciato ingannare dal passo falso di Seb. Il resto è storia, come si suol dire.

Il contatto dopo curva 1, avvenuto tra le due giovani promesse della F1, è solo il preludio di quello che vedremo negli anni a venire: nessuno dei due lascerà spazio all’altro. Naturalmente, il focus del mio discorso non è questo incidente di gara (che viene sanzionato a GP finito, cosa che trovo assolutamente antisportiva) quanto quello che, appunto, è successo in partenza. Al lettore tifoso di Vettel potrebbe passare il messaggio che l’errore del tedesco possa essere una giustificazione per quello commesso da Charles. Assolutamente no. Come ho poc’anzi scritto, il monegasco ha una responsabilità ancora più grande poiché è inammissibile che ci si focalizzi esclusivamente sull’avversario (qualunque esso sia) vanificando un intero weekend di gara, ed una potenziale vittoria. Ciò dimostra, a mio giudizio, che in seno alla scuderia, tra i due è in atto una vera e propria guerra per dimostrare al mondo chi comanda ai box. Purtroppo, questo mi porta inevitabilmente a considerare il capitano della Rossa come il principale responsabile di questo nervosismo.

Il Bushido di Binotto
Sebastian Vettel, Scuderia Ferrari

Il perché è presto detto, visto che è lui il plurititolato (pagato profumatamente), nonché esperto e, in teoria, faro della squadra. Dovrebbe essere lui a stare in cima alla classifica rispetto al compagno e non il contrario. Dovrebbe essere lui ad aver più vittorie e non il suo collega di dieci e rotti anni più giovane che, come ho già detto più volte, nei suoi riguardi è un signor nessuno. Se così fosse non credo ci sarebbero dubbi. Invece il tedesco, sin dall’Australia, ha ricevuto i favori della squadra con team order a suo favore. Ordini che sono stati rispettati diligentemente dal giovane samurai Leclerc.

Gli stessi ordini che ora non hanno più peso o comunque hanno una rilevanza completamente differente, visto che il ragazzo sta dimostrando non solo che non ha timore del suo blasonato compagno, addirittura lo soverchia in classifica. La presenza del monegasco non ha fatto altro che fare bene al tedesco che, vistosi “mancare di rispetto”, ha iniziato a reagire “facendo il Vettel” dei vecchi tempi (leggi partenza in Russia). Forse si è svegliato troppo tardi e, soprattutto, quello che sta dando non è abbastanza per uno come Leclerc. Quale sarà il Bushido di Binotto? Di sicuro non dovrà fare sconti a nessuno. Allo stato attuale non riesco ad immaginare, il prossimo anno, una Ferrari in Australia, che si presenti impreparata con la SF90. La squadra è in netta crescita e sta imparando sempre di più come e dove intervenire sulla monoposto. La Scuderia di Maranello non può permettersi il lusso di una guerra fratricida, perché nel 2020 se partisse col piede giusto (sono fiducioso e lo spero proprio) di certo non dominerà come AMG nel 2016.

Il Bushido di Binotto
Sebastian Vettel, Mattia Binotto e Charles Leclerc

Per questo, a mio giudizio, è necessario fare chiarezza e, caso mai si arrivasse ai ferri corti, giocarsi tutto il sabato con la pole per poi congelare le posizioni in gara. La mia è una soluzione drastica e forse anche irrealizzabile; di sicuro quella che stiamo vedendo è realtà, e questa realtà ci dice che i due samurai rossi sono in guerra tra di loro anche se dall’esterno non appare. Charles è giovane, sta accumulando esperienza e soprattutto sta imparando velocemente. Se quest’anno ha reagito così, cosa farà nel prossimo anno avendo ancora più esperienza? Se, al contrario, la prossima monoposto asseconderà di più lo stile di guida di Vettel, facendolo ritornare agguerrito, cosa succederà in pista col compagno?

Il Bushido di Binotto, la sua condotta sportiva e morale, deve essere solamente uno: mettere le cose in chiaro approfittando di questi ultimi GP per dimostrare chi comanda in squadra. Lentamente, il team principal sta risollevando le sorti della Scuderia, facendola crescere proprio nell’ultima parte di campionato. Cioè proprio in quel periodo temporale in cui la Rossa le prendeva sonoramente da anni, poiché lo sviluppo era già fermo per concentrarsi sulla monoposto dell’anno seguente. Sono convinto che, allo stesso modo, riuscirà a venire a capo di questa lotta. Peccato che chi risulterà sconfitto sarà costretto dopo a fare harakiri per salvare l’onore. Anche questo contempla il Bushido

Autore: Vito Quaranta@vito1976

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