La stagione 2019 della F1 sta volgendo al termine e il lavoro dei vari team è rivolto al campionato successivo. I team portano in pista già da ora soluzioni che verranno montate sulla macchina del prossimo anno. C’è chi sta lavorando bene (come ad esempio la Ferrari) chi invece è più in difficoltà in queste ultime gare, vedi l’Alfa Romeo. La squadra svizzera non riesce più a replicare i risultati ottenuti nella prima parte di campionato, tant’è che dal rientro dalla pausa estiva a Spa il team di Vasseur ha raccolto solamente 3 punti in 5 gare (tutti con Giovinazzi) e le prestazioni, soprattutto alla domenica, sono crollate, allontanando la C38 dalla lotta per la top 10.
Cos’è successo alla squadra svizzera? Perché non riesce più a replicare le prestazioni delle prime 12 gare? Il tutto sembra ricondurre alla partenza del direttore tecnico Simone Resta. Il teorema Resta si è riconfermato anche quest’anno dopo quello che è successo nello scorso campionato in Ferrari. Dopo la partenza del tecnico italiano la squadra lasciata entra in crisi.
LA STORIA SI RIPETE
La situazione che sta passando l’ex team Sauber ricorda molto quella vissuta a Maranello nel 2018, esattamente di questi tempi. Resta in Ferrari aveva il ruolo di responsabile del telaio, sotto le sue mani sono nate e cresciute la SF70-H e la SF71-H, macchine in grado di far passare notti veramente insonni alla squadrone Mercedes. Dopo il Gp del Canada 2018, vinto da Vettel, Sergio Marchionne decise di spostare l’ingegnere alla Sauber dove assunse il ruolo di Direttore Tecnico. La “sua” creatura rossa rimase competitiva fino a Monza, ma poi crollò in prestazioni dall’appuntamento di Singapore, dove fu portato un pacchetto evolutivo che non funzionò e a cui non si riuscì a porre rimedio nemmeno con i correttivi portati nelle gare successive.
A Maranello avevano completamente perso la strada dello sviluppo tecnico sia per quanto riguarda il 2018, quando la Ferrari non fu più in grado di portare degli aggiornamenti validi, né tanto meno ad inizio 2019, con la squadra di Binotto che ha risolto questa situazione solamente nella seconda parte di stagione. Con l’Alfa Romeo e la teoria Resta è successa la stessa cosa: l’ingegnere romagnolo, dopo aver sistemato la C35 portandola dalle ultime posizioni a giocarsi il ruolo di quarta forza, era la vera anima della C36, vettura in grado di lottare per la zona punti in tutte le gare soprattutto con l’esperto Raikkonen. Simone Resta ha dovuto abbandonare il suo ruolo di direttore tecnico della squadra svizzera il 1º agosto perché è stato richiamato in fretta e furia a Maranello dal team principal Binotto, e sarà operativo dal 1º novembre, quando saranno scaduti i 3 mesi di gardening.
I risultati, da questa partenza, ne hanno subito risentito. Anche se, comunque, fino a Spa e Monza le prestazioni erano rimaste buone e solo degli errori dei piloti e alcune situazioni sfortunate hanno impedito al team di raccogliere i risultati che la competitività della vettura meritava. Invece, da Singapore, l’Alfa Romeo sembra aver perso la bussola tecnica: non è più riuscita ad entrare in Q3 ed ha ottenuto solamente un punto a Marina Bay, mentre nelle ultime due gare entrambe le macchine sono finite ben lontane dalla Top 10.
Ora, nelle prossime 4 gare, il team svizzero dovrà aver la forza di reagire e ritornare nelle posizioni che occupava stabilmente ad inizio campionato in modo da avere una buona base per il 2020. L’Alfa Romeo e il teorema Resta ci fanno capire che l’ingegnere faentino è uno dei più bravi del Circus, che forse è troppo sottovalutato e che la sua presenza – o la sua assenza – in un modo o nell’altro, si fanno sentire. Come accaduto anno scorso in Ferrari e quest’anno alla Alfa. Ed è per questo che è stato richiamato a Maranello…
Autore: Mattia Maestri – @mattiamaestri46
Foto: Alfa Romeo, Ferrari
C’è un errore la C36 era la Sauber del 2017, l’Alfa Romeo di quest’anno è la C38