L’handicap nascosto di Mercedes…
Non è tutto oro quello che luccica. Vero. Bisogna però ricordare che neppure tutto quel che luccica è sempre oro. Mercedes, al momento, si trova al top. LA W10 è la vettura dell’anno. Poco importa se la Ferrari avrebbe potuto fare di più. Contano i fatti. La SF90 le potenzialità le aveva, eccome. L’avevamo capito fin dal Bahrain. La quadratura del cerchio però arriva troppo tardi. Le frecce d’argento, dicevamo, non sempre hanno “sbrilluccicato” di luce propria. Sia chiaro, hanno dimostrato di essere i più forti ma i difetti li hanno anche loro. Bravo, il team di Maranello, a tenerli nascosti almeno tanto quanto Mercedes.
I “problemi nascosti” di Mercedes hanno in realtà un degenza piuttosto lunga. Le 5 doppiette consecutive ottenute ad inizio stagione hanno spostato l’interesse, mascherando un bel grattacapo. Il grande handicap di Mercedes esiste. C’è. Non sono balle. Al contrario di quello che si pensa, la preoccupazione esiste. Il rendimento della W10, altalenante in differenti Gp, affonda le radici dei problemi nello stesso “vaso”. Di problemi, i tecnici di Brackley, ne hanno fin dai test pre-stagionali quando, una volta messa in pista la nuova vettura, hanno capito cosa non andava. Il sistema di raffreddamento della W10 non riesce, tutt’ora, a smaltire la necessaria quantità di calore.
Fatto che limita, non poco, il rendimento della monoposto. Soprattuto nelle fasi classificatorie, dove la prestazione pura comanda, gli alfieri Mercedes soffrono. Lewis e Valtteri non possono spingere al massimo. Il fatidico bottone magico, il “party mode” o come caspita lo volgiamo chiamare, non c’è più. O più precisamente…esiste ma non si può utilizzare appieno. Inoltre, il sistema della turbina dei tedeschi si è dimostrato vulnerabile in determinate condizioni, incapace di offrire le prestazioni richieste.
Non sempre uno più uno fa due. In questo caso sì. Da una parte le “limitazioni Mercedes”. Dall’altra l’alto rendimento della Power Unit Ferrari. Il terzo step evolutivo del motore italiano, presentato durante il Gran Premio di Monza, ha regalato, oltre che un cospicuo incremento di potenza, una migliore gestione dei consumi abbinata all’erogazione della parte ibrida. Il divario attuale con Mercedes, stimato in 20Cv di circa, crea un gap importante al sabato.
Arriva il Messico. 2.286 metri sopra il livello del mare. Aria rarefatta. L’aerodinamica perde parte del suo effetto. Spinta verticale e resistenza all’avanzamento diminuiscono il proprio valore di circa il 25%. Ma il problema più interessante è un altro. La sovralimentazione. La spinta propulsiva perde efficienza. La turbina, per compensare parte del decadimento prestazionale, deve necessariamente lavorare di più per ottenere i valori di sovralimentazione dei circuiti con altitudine pari a zero. In questo senso, la refrigerazione non ottimale del team di Brackley è un problema. L’handicap nascosto di Mercedes, finisce sotto la lente di ingrandimento. Soluzione? Depotenziare il motore. Risultato? Un vantaggio in più per la Ferrari…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageizf1
Foto: Mercedes
Dire “non è oro tutto quello che luccica” e “non tutto ciò che luccica è oro” è la stessa cosa ma con parole invertite, per ribaltare la frase invece si dovrebbe scrivere “non tutto l’oro luccica”.