Quello degli ordini di scuderia in Formula Uno è un tema sempre molto caldo e attuale. Con quasi scientifica ciclicità il team di turno ne fa ricorso, alimentando, successivamente, chiacchiere e considerazioni sull’opportunità etica di un modo d’operare ormai codificato dalle norme sportive dopo qualche anno di divieto. Negli ultimi tempi, più che di imposizioni, si sta discutendo di piloti che le disattendono o le interpretano in maniera piuttosto ampia. E’ il caso di Charles Leclerc che a Monza gioca d’astuzia e si mette in condizioni, in qualifica, di non dare la scia alla Ferrari di Vettel. “Favore” che il tedesco restituisce al compagno di squadra dopo che questi gli ha donato un salvifico “slipstream” che fa schizzare la SF90 n°5 in testa al Gran Premio di Russia. Servirà un pit stop estremamente ritardato per l’ex Red Bull per rimettere in ordine le cose dopo una quasi infinita serie di team radio in cui ognuno dei protagonisti pretendeva di far vincere le proprie ragioni. Scene onestamente non proprio edificanti ma che spiegano chiaramente che nella F1 attuale il lato strategico è tutt’altro che secondario.
Proprio su un argomento così spinoso è intervenuto Michael Masi, neo direttore di gara della F1 che ha ereditato il ruolo che lo sfortunato Charlie Whiting ricopriva sino alla vigilia del Gp d’Australia: “Non c’è alcun problema con la tattica della Ferrari a Sochi. I team order – ha aggiunto il responsabile sportivo australiano – hanno sempre fatto parte di questo sport. Non sono nelle condizioni di poter dire se li ritengo corretti o meno. Ho una visione a riguardo ma in termini di regolamento sono assolutamente legittimi“. Masi, nelle dichiarazioni rilasciate al portare Gp Today, ha fatto anche un breve riferimento al ruolo che i piloti stanno avendo nella stesura delle nuove regole che entreranno in vigore nel 2021: “La GPDA (Gran Prix Driver Association, nda) ha partecipato agli ultimi tre incontri con i tecnici. I piloti sono una parte fondamentale di questo sport e il loro giudizio è importante; non prendere in considerazione il loro punto di vista sarebbe da ingenui“.
Masi, in chiusura, legittima l’idea di usare strategie di gara atte a massimizzare i risultati di un team. Nella fattispecie russa, in qualità di direttore di gara, tiene una diplomatica distanza evitando, a giusta ragione, di ingerire nelle dinamiche di una scuderia che sta affrontando qualche grattacapo nel tenere a bada due piloti ambiziosi quali sono Vettel e Leclerc. Insomma, formalizzata ancora una volta la liceità dei team order, è compito della Ferrari riuscire ad imporli ai propri driver senza che questi rendano la situazione esplosiva. Alla luce di quanto visto da quando la SF90 è tornata ad essere iper competitiva, il compito di Binotto, Rueda e Mekies pare tutt’altro che semplice. Chissà che in Giappone, tra due settimane, non vi sarà l’ennesima occasione per ritornare a disquisire di questo spinoso argomento.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Ferrari, Fia
Concordo sull’accettabilità dei team order “tra” compagni di squadra. Ma dissento fortemente per i team order mirati a frenare avversari diretti a favore del compagno di squadra. Vanno contro lo spirito dello sport, per me da squalificare l’intero team per una gara.
Esempi lampanti sono la gara di rientro di Schumacher in Malesia e almeno un paio di gare di Bottas.
Sono sulla tua medesima lunghezza d’onda. I legami tra fornitori e team clienti dovrebbero essere meglio regolamentati.