Un cognome che pesa come un macigno, i riflettori dei media puntati addosso, gli occhi dei tifosi che morbosamente valutano e saggiano, doti velocistiche abbozzate ma non ancora compiutamente dimostrate. Per Mick Schumacher è tutto più difficile perchè ogni sua azione viene sviscerata e poi comparata alle gesta del padre. Intendiamoci, se porti quel cognome l’accesso al motorsport, disciplina di natura elitaria, è sicuramente più agevolato rispetto al signor nessuno senza fondi nè conoscenze di livello che vuole provare a sbarcare il lunario.
Non si insinua che il ragazzo sia arrivato in F2 grazie al cognome che porta, è semplicemente un dato di fatto che la gloriosa carriera di papà Michael abbia favorito l’ascesa del figlio d’arte e sia stata decisiva per aprirgli il sentiero che si inerpica verso la Ferrari Driver Academy. Ma lo sport a quatto ruote è anche estremamente selettivo e meritocratico. Una volta giunti in alto non ci si può gongolare su un cognome: o si è veloci e vincenti o le porte che proteggono le “stanze del piacere” si serrano. Inesorabilmente. Quanti nome illustri abbiamo osservato, nella storia delle quattro ruote, arrivare alle soglie della gloria e fallire per poi cadere in una sorta di oblio fatto di continui balzi nelle categorie di contorno?
Mick si trova, quindi, in una fase molto delicata della sua carriera. Dopo un titolo di Formula 3 arrivato al secondo tentativo, ed in seguito ad una seconda parte di stagione 2018 entusiasmante, il pilota si laurea campione della specialità proprio a casa sua, ad Hockenheim. Dopo l’affermazione la Prema lo promuove in F2. Non una stagione esaltante quella del tedesco svizzero di nascita. Un’annata fatta di prestazioni che non hanno fatto gridare al miracolo sportivo, ma comunque impreziosita da una vittoria ottenuta nella Gara 2 del Gp di Ungheria. Un punto da cui partire per tentare, nel 2020, l’assalto all’alloro e per convincere gli addetti ai lavori che, dal 2021, possa stare nella massima categoria per continuare la gloriosa tradizione di famiglia.
Nonostante una serie di gare un po’ sotto le attese di un pubblico iper esigente, Mick non si perde d’animo e si dice pronto al arrivare nell’olimpo del motorsport: “La F1 è il mio sogno, è lì che voglio arrivare e per questo obiettivo sto lavorando. La F2 è importante – ha riferito il figlio d’arte ad Autoweek – perchè ti fa imparare molte cose, specie sulle gomme, che possono essere utili anche in Formula Uno. Questo, ovviamente, non significa che se comprendi certi meccanismi della F2 diventi automaticamente forte in F1. Sono tanti i fattori che condizionano i risultati“.
Schumacher Jr. è consapevole che l’eventuale passaggio nella massima serie deve avvenire per gradi: “Sicuramente ha più senso restare un altro anno in F2 prima di provare il salto. Non mi faccio un problema di posti che possono liberarsi. Non sei tu che scegli la categoria – ha saggiamente riferito il ragazzo – è la categoria che sceglie te. Se ci sarà l’occasione di essere promosso la sfrutterò, ma in questo momento sto pensando alla F2“.
Ed è da una buona stagione 2020 che, inutile discuterne troppo, passano le velleità di salto di Schumacher. Un altro anno a barcamenarsi nella “terra di mezzo” dello schieramento non sarebbe uno spot per la sua carriera. Anche perchè altre giovani realtà della FDA stanno sopraggiungendo dalle serie minori. E se chi deve scegliere la composizione di una line-up annusa un maggiore potenziale in un altro driver, statene certi che si dimentica immediatamente del nome e del fascino che questo reca con sè.
Dalla parte di Mick, comunque, c’è una incrollabile forza di volontà che è spesso una caratteristica fondante di chi fa strada. Nei giorni passati, ad esempio, si è detto persuaso del fatto che si sente in grado di fermare l’avanzata di Lewis Hamilton verso i record del padre. La cosa, però, prevederebbe un esordio quasi immediato in F1. Tra l’altro su una vettura in grado di competere stabilmente per il vertice. E ora, al di là di proclami in favore di telecamere e per un pubblico innamorato del grande Michael, la prospettiva sembra alquanto utopica. Ma nella vita, e nei motori, mai dire mai.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Prema, Ferrari