Vettel è come lo vedi, come potresti immaginarlo a partire da una delle sue tante foto o da uno dei suoi gesti immortalati minuziosamente da telecamere che non fanno sconti. Fonti preziose per indovinare la vera cifra di una persona che non sa che farsene di essere personaggio. Saggio e sincero, semplice e disponibile, sempre pronto a donarsi per quello che è. Non si resta affatto delusi trovandoselo innanzi. Piuttosto confusi. Per la schietta familiarità che emana anche solo attraverso uno sguardo. Sebastian ti fa sentire a casa, regalando l’impressione di trovarti davanti a un amico di vecchia data, sempre pronto a un’interminabile chiacchierata.
Perché Vettel è limpido, quasi trasparente. E, all’occorrenza, sa aprirsi e proporsi senza bisogno di alcun filtro. Ha ancora molto da dare e tanto da dire. Dunque quando decide di raccontarsi rompe gli indugi, esponendo il proprio pensiero senza censure. Ne emerge un ritratto mai banale, disegnato tra sfumature e tratti decisi, definito tra giochi di luci e coni d’ombra, che contribuiscono a mettere in risalto ogni sfaccettatura della personalità dell’uomo, prima ancora che del pilota.
L’intervista rilasciata al web magazine Motorsport.com riesce a cogliere la parte più vera di Sebastian. Il tedesco narra il suo anno, ci rende partecipi delle proprie emozioni, riporta le proprie sensazioni a proposito della Ferrari e di questa Formula Uno in generale. Dalla grande illusione della prima settimana dei test alla delusione per una vettura difficile da decifrare. Dalle difficoltà delle prime gare, all’estenuante lavoro svolto per recuperare. Dal buio dell’estate alla luce delle vittorie autunnali.
“Sinceramente è stata una sorpresa trovarci alle prese con difficoltà impreviste in Australia, ma la situazione dapprima non è apparsa chiara, in quanto in Bahrain siamo andati molto bene, per poi avere ancora difficoltà in Cina. Siamo stati sorpresi da questa sequenza di alti e bassi e, dopo Barcellona, abbiamo capito di non essere abbastanza veloci. A quel punto ci siamo dovuti rimboccare le maniche, e, invece di combattere contro gli avversari, abbiamo dovuto lottare contro noi stessi.“
Le parole di Vettel forniscono un’analisi lucida e chiara, che consente di mettere a fuoco con precisione l’avvio sotto tono della Ferrari. La Rossa infatti, ad eccezione del Baharain, si è sempre dimostrata in sofferenza. Problemi molteplici di cui è stato difficile comprendere l’origine. Tempi lunghi e infiniti grattacapi per una vettura che, gara dopo gara, si confermava inadatta alle ambizioni iridate.
Difficile metabolizzare questo concetto, specialmente se sei un quattro volte campione del mondo al quinto anno con il Cavallino. Specialmente se hai accarezzato per ben due volte il sogno di potercela fare e lo hai visto svanire precocemente. Specialmente se hai deciso di sposare la causa di Maranello dando tutto te stesso. Ma il presente di Sebastian è comunque una dichiarazione d’amore nei confronti della Ferrari:
“Credo ancora nel mio sogno, credo ancora che funzionerà. Abbiamo avuto stagioni buone e abbiamo disputato ottime gare, ma purtroppo non è stato abbastanza. Non siamo riusciti a stare vicini ai nostri avversari come avremmo voluto, perché il mondo reale è sempre più duro [rispetto ai sogni n.d.r.]. Ma voglio sottolineare che sono contento della realtà che sto vivendo, stiamo progredendo come squadra e lo stiamo facendo nella direzione giusta. Non mi pento di nulla perché so di essere ancora all’interno di quel sogno. Sono consapevole di guidare la monoposto più prestigiosa e per me è tuttora un grande onore.“
Vettel rimarca i passi avanti che sono stati fatti e soprattutto ricorda l’importanza di trovare il feeling perfetto con la monoposto. Perché, afferma, “Solo se ti senti a tuo agio in macchina, se senti di avere tutto sotto controllo, allora puoi fare una grande differenza.” Ma per ottenere questa sensazione è necessario che tutti i tasselli siano al loro posto, perché i risultati in Formula Uno arrivano grazie a un duro lavoro collettivo. La simbiosi tra pilota e macchina è possibile, ma richiede uno sforzo e una dedizione totale da parte di tutti:
“Hai bisogno della monoposto giusta, dei giusti strumenti, del team, di una squadra che funzioni bene. Hai bisogno che lo sviluppo proceda nella giusta direzione. Devi fare il possibile per sentirti a casa quando sali in macchina.” Una casa che non si è dimostrata accogliente fin da subito, ma che è stato possibile ristrutturare in corsa con pazienza e attenzione a ogni singolo dettaglio. Fino all’inaugurazione’ di Singapore, momento in cui la nuova Ferrari risorta dalle proprie ceneri è finalmente stata in grado di spiccare il volo e di convincere su tracciati differenti ed esigenti.
Fondamentali sviluppi che hanno portato la Rossa a essere polivalente e a guarire i ben noti problemi di carico che la affliggevano da inizio stagione. Una sorta di liberazione che ha permesso a Vettel di potersi finalmente esprimere ai massimi livelli. Per Seb è soprattutto una questione di “fiducia“:
“Un pilota vuole capire il comportamento della monoposto, riuscire a prevedere le sue reazioni nelle differenti situazioni. Quando si genera questo feeling riesci ad anticipare, a controllare. Ovviamente il controllo totale di una monoposto rappresenta un’illusione. Ma penso che si possa davvero prevedere il comportamento di una monoposto quando hai fiducia. Se si realizza questo quadro, riesci a estrarre di più da te stesso e dall’auto“.
Fiducia nel comportamento di una vettura per non farsi sorprendere, per non farsi sopraffare. Ecco la chiave per il successo secondo il tedesco, che, da quando ha ritrovato la confidenza con la sua Lina è tornato a incantare con manovre incisive e gare decisive. Un cambiamento in positivo, sottolineato ed enfatizzato da più parti, spesso con clamorosi voltafaccia da parte di chi considerava Vettel un pilota finito. Seb ha le spalle larghe e si è cucito addosso un’armatura grazie alla quale riesce a fronteggiare le inevitabili critiche che spesso gli vengono indirizzate per il puro gusto di fare polemica, ma proprio non sopporta chi cambia opinione in maniera troppo repentina:
“Un incubo. Ogni giorno si giudica diversamente, si cambia opinione. Personalmente non trovo condivisibile questo approccio, perché se credi davvero in qualcosa non puoi cambiare idea dall’oggi al domani. A meno che, naturalmente, non intervenga una ragione particolare. Le opinioni cambiano molto velocemente, ma in alcune situazioni certi giudizi o certe idee hanno un impatto su tutta la squadra, poiché è normale essere a conoscenza di ciò che si è detto o si è scritto.”
Un Sebastian che non si risparmia e allarga il suo sguardo a tutto campo, in direzione degli altri piloti. Riserva parole di stima ad Hamilton, indicandolo come campione indiscusso e come “colui che maggiormente si è distinto all’interno della sua generazione“. Ma soprattutto si dichiara entusiasta della nuova generazione di piloti, citando in particolare Leclerc, Verstappen e Russell, accomunati da un particolare fattore X che li ha portati a distinguersi fin dalle formule minori. Poi una riflessione riguardo alla difficoltà di emergere nel motorsport:
“Questo è uno sport complesso e molto costoso. Non sempre è facile separare il talento dalle opportunità. Quindi quando vedo arrivare in Formula Uno dei ragazzi meritevoli sono particolarmente contento. In alcuni casi qualche giovane pilota avrebbe avuto le doti per arrivare in alto, ma si è trovato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Per questo mi rende felice appurare che ci siano i nomi giusti nei posti che meritano“.
E di certo anche Sebastian merita di restare nel posto che per lui conta di più e che considera quello giusto per sé. Tra le braccia di quella Ferrari che bramava fin da ragazzino e che ora desidera ardentemente portare alla vittoria. Un sogno antico pronto a scontrarsi irrimediabilmente contro gli imprevisti del mondo reale. Ma un sogno ancora intatto e radicato in lui al punto da offrirgli la consapevolezza di continuare a crederci. A dispetto degli anni, degli avversari, delle critiche. Perché il cuore di Vettel continua a battere per il Cavallino.
Autore: Veronica Vesco
Foto: Ferrari