Binotto sul ruolo di team principal: “Non avevo idea di ciò che mi aspettava…”
Binotto si racconta, affronta i microfoni dei giornalisti senza paura, senza considerarli una tortura. Non teme domande e non lesina risposte. Adeguate, al solito, argute, come nelle sua natura. Un’intervista sincera quella rilasciata a Sky nel venerdì che inaugura l’ultima gara della stagione ad Abu Dhabi. Parole sincere ed efficaci, mai ridondanti. Questo è Mattia Binotto, svizzero per nascita, emiliano di origini, ferrarista nel cuore.
“Difficile giudicare il primo anno da team principal. Non avevo idea di ciò che mi aspettava. Un anno non scontato, intenso, con tante cose da fare anche a causa del subentro repentino a gennaio. Una situazione tutt’altro che banale, con una squadra da riorganizzare, con un anno pieno, che celebrava i novant’anni della Scuderia. La stagione è stata difficile, dopo la pausa estiva è andata meglio. Ma c’è stata la questione dei piloti da gestire, ci sono stati i temi tecnici e politici, soprattutto il Concord agreement.”
Un’inizio con il botto per Mr. Binotto, che tutto sommato riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, nonostante una stagione sotto le aspettative: “Sono contento di ciò che abbiamo fatto. Anche se non vincere non può essere considerato un obiettivo per la Ferrari. La squadra sta crescendo nello spirito e anche per quanto riguarda lo sviluppo. Credo sia una buona base.” Naturalmente il team principal del cavallino è razionale, dunque riconosce la necessità di creare una buona vettura per dare inizio a un ciclo vincente:
“Serve la macchina migliore per vincere e su quello dobbiamo concentrarci. Non siamo i più veloci in gara e nemmeno i più affidabili. Con maggiore affidabilità e velocità tutto è più semplice. Per questo ci stiamo mettendo impegno. Del resto, da che sono in Formula Uno, non ricordo di aver visto avversari così forti. Quindi batterli non è facile. Ci stiamo organizzando con il supporto di tutti. Ricordo ogni ciclo vincente. Ci vuole del tempo per mettere insieme un team, ma il mio ottimismo deriva dal fatto che vedo una squadra che sta crescendo. Naturalmente ciò non significa che l’anno prossimo vinceremo il campionato, ma credo in ognuno di noi“.
Realismo e fiducia, questi i capisaldi del Binotto-pensiero. Mattia va dritto al punto, ammettendo i difetti, ma caricando i punti di forza. Del resto, come ammette candidamente, “siamo una squadra giovane, perché io sono nuovo nel mio ruolo, Charles è un pilota giovane e la ferrari ha molti nuovi collaboratori nei vari settori. Ma quest’anno abbiamo imparato molto, crescendo. E questo rappresenta un buon punto di partenza.“
Già, la partenza. Ma l’arrivo? Che cosa è mancato alla Ferrari? Che cosa, al contrario, ha reso imbattibili gli avversari? Binotto risponde con semplicità: “Per vincere c’è bisogno dell’auto migliore e più affidabile. La loro fortuna, [di Mercedes], è quella di arrivare da stagioni vincenti con la macchina solida. E la solidità si consolida con la prestazione. Chiaramente chi insegue deve prendersi qualche rischio, sebbene probabilmente i problemi che abbiamo avuto quest’anno non sono legati a motivi di extraprestazione. Vincere e arrivare da vincenti aiuta a stabilizzare la squadra.“
Mercedes ha il vantaggio dato dagli anni di strapotere, su questo non c’è alcun dubbio. Tuttavia Ferrari ha anche delle mancanze, e Binotto non fatica ad ammetterle: “Siamo troppo lenti nelle curve e troppo lenti in generale perché ci manca carico aerodinamico. Questo nel giro singolo è meno penalizzante, perché con gomma fresca utilizziamo il grip della mescola. Sul passo gara invece, se non si ha carico, il degrado delle gomme è maggiore e si è più lenti. Solitamente la macchina più veloce può fare la differenza in qualifica, ma manca di quel carico che ci può aiutare nel passo.”
Difficoltà del presente, buoni propositi per il futuro: ” Red Bull e Mercedes stanno provando alcune nostre soluzioni [riguardo all’ala anteriore]. Ciò dimostra che la nostra auto non manca di idee e di interattività. Ora stiamo andando in direzioni opposte. Noi cerchiamo più carico, loro vogliono essere più efficienti. Da tanto stiamo sviluppando la macchina per il 2020. Siamo a buon punto per quanto riguarda il concept, con la parte strutturale e di architettura già definite. Il motore al banco sta facendo prove di affidabilità. Si sta ancora lavorando sull’aerodinamica, ma abbiamo trovato carico.”
Se la vettura 2020 è già a buon punto permane qualche dubbio in chiave 2021, non tanto in merito al regolamento sportivo, quanto agli altri aspetti che, ad oggi, non sono del tutto chiari: “Nel 2021 avremo regolamenti nuovi. Ma soprattutto scade il Concord Agreement (altrimenti conosciuto come Patto della Concordia) tra il management della Formula Uno e i team. Bisogna ancora stabilire il tutto, banalmente come si divide la torta, come si evolve il regolamento, chi vota, chi conta. Poi naturalmente ci sono gli aspetti tecnici che riguardano forma e contenuto. Insomma tanti fronti su cui lavorare. Oggi si dice che tutto sia chiuso, ma noi abbiamo accettato solo i regolamenti sportivi. La parte principale, che è quella dei Governements, è ancora tutta da fare.“
Binotto insomma chiarisce, smentisce, approva, racconta. Non si risparmia e non lesina pareri, anche quelli più sinceri. E quando gli si chiede quanto sia difficile crederci ancora, nonostante l’obiettivo fallito, lui risponde sinceramente: “Noi siamo fortunati perché siamo Ferrari. C’è la passione che facilita il compito… Noi non lavoriamo, ma viviamo in Ferrari.” Perché Ferrari si vive, è un modo di essere e di pensare. Una forza capace di tutto che si nutre di speranza e di passione estrema.
Autore: Veronica Vesco – @veronicafunoat
Foto:Ferrari