Sebastian Vettel, mediaticamente parlando, non se la passa bene. Dopo l’autoscontro di Interlagos gran parte degli osservatori ha individuato nel tedesco il responsabile di un episodio apparso disdicevole specie perchè la posta in palio era relativamente bassa. Da Giancarlo Minardi (leggi qua) a Damoni Hill, passando per decine di giornalisti sportivi più che autorevoli, il coro si è di giorno in giorno rimpolpato di elementi che intonavano il j’accuse. Se fossimo nella normale circolazione urbana, con ogni probabilità, quello tra Charles e Sebastian sarebbe bollato dal giudice di pace come il classico concorso di colpa. Ma non sicuramente con una paritaria divisione della responsabilità dato che le immagini mostrano molto nitidamente che l’ex Red Bull è colui il quale innesca la carambola con una traiettoria tutt’altro che lineare. Insomma, un pasticcio che ha fatto rinzelare i tanti critici di Vettel che, nel più scontato gioco delle parti, si sono messi sul piedistallo e hanno sguainato l’indice accusatorio contro un pilota che s’è chiuso, per volontà del team, in un silenzio ermetico che forse sta facendo più danni di quella toccata dal’epilogo mortale, sportivamente disquisendo.
Al gran cabaret dell’accusa mediatica si è aggiunto anche David Coulthard, uno che qualche disastro in pista ha contribuito a crearlo (inutile citare il supremo “frittatone” di Spa 1998 che fece perdere le staffe ad un uomo solitamente posato quale è Michael Schumacher). Magari, proprio perchè è esperto della materia incidentale, il “mascellone” ha sentito l’impellente esigenza di renderci edotti della sua idea. Che ha così espresso: “La verità è che Sebastian è stato messo alle corde da Charles per tutto l’anno. La stagione per il tedesco è stata dura perchè ha dovuto fronteggiare un pilota giovane che subito ha dimostrato di possedere grande velocità. Il monegasco – ha puntualizzato l’ex Williams rigirando il il coltello nella ferita – ha ottenuto molte pole position e anche in gara è stato spesso davanti. Seb è un quattro volte campione del mondo, ma le prestazioni passate non ti garantiscono automaticamente il successo per il futuro“.
Parole non proprio cariche di stima quelle dello scozzese che, se possibile, ha rincarato la dose quando il discorso è scivolato sulla capacità di Vettel di duellare in pista. Il problema grosso, secondo Coulthard, si verificherebbe negli scontri ravvicinati: “Le persone disperate fanno cose disperate – ha tuonato l’attuale commentatore per l’emittente britannica Channel 4 – Non sostengo che Sebastian sia disperato, dico solo che non è poi così bravo nei ruota a ruota rispetto agli altri. In questo momento Vettel non deve fare altro che guardarsi allo specchio ed ammettere di essere stato la causa dell’incidente di Interlagos“.
Dichiarazioni sicuramente poco diplomatiche e che potrebbero non giovare ad un pilota che, va ammesso senza ipocrisie di sorta, sta soffrendo psicologicamente da ormai tre stagioni. Prima era Hamilton, ora è Leclerc lo spauracchio del tedesco che manifesta una tenuta mentale non elevatissima. Da Baku 2017, quando ci fu la brutta ruotata ai danni dell’alfiere Mercedes, Vettel sembra aver accentuato una certa tendenza all’errore, soprattutto nei duelli serrati. Forse per tale condizione il coro di critici si leva con gran fragore: il tedesco di Heppenheim è stato troppe volte protagonista di topiche che gli sono costate, nel 2018 ad esempio, il prematuro abbandono dalla lotta al titolo. E’ come se, in qualche misura, avesse terminato i bonus ed ora, ad ogni azione non proprio pulita, la reazione della critica è feroce, smodata.
Il 2020 dovrà essere l’anno del riscatto per Seb perchè l’età avanza e le prove d’appello saranno sempre minori. E, tra le altre cose, c’è un sedile di prestigio da conquistarsi per le annate a venire. Cosa che si potrà verificare sono a fronte di una drastica inversione di tendenza.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren, Ferrari