Le parole al vento di Binotto.
E’ il team più prestigioso della Formula Uno, ma la vita del pilota Ferrari è dura. Aspetti tutto l’inverno. Sogni e vai fantasticando. Immagini la nuova monoposto come la migliore. Arriva febbraio e la sua presentazione. L’esaltazione è di massa. #Essere Ferrari…che favola. Tutto bello. Anzi no, fantastico. Finalmente arriva il momento. Tanto, troppo atteso. Si scende in pista, muso sull’asfalto e via. La provi. La SF90 ti piace. È subito feeling. Le emozioni provate durante le prime staccate sono quelle giuste. “É una bomba… dai che è l’anno buono”, pensi felice. Gli altri ti guardano. Ti temono. Tu non ci fai caso e continui con il tuo lavoro. Ha tanto potenziale. Lo senti. Allora inizi a spingere. “Mamma mia come tira la Rossa”, pensi impressionato. Poi, improvvisamente, qualcosa s’incrina.
Seconda settimana. I “grigi” iniziano a fare sul serio. La W10 cambia pelle. Ali, alette ed alettoni da tutte le parti… non si capisce più niente. Ma come è possibile? Cosa sta succedendo? In Ferrari ecco le facce spaventate. Ansia da prestazione. Confusione. Incertezza. Poi, eccolo arrivare. L’ultimo giorno di test. “Lui e le sue sentenze”. Si fa sul serio… forse qualcuno non del tutto. Il migliore tempo di Charles c’è. Hamilton a pochi millesimi. Vettel pure. “Vabbè dai, magari non saremo i favoriti… ma sicuro ce la giochiamo!”, pensi cercando di auto convincerti.
Due settimane per rifletterci su e poi l’inferno. Rosso. La schiacciante, per non dire assoluta, superiorità Mercedes si manifesta. Prende corpo. Non ce n’è. Per nessuno. Facce tristi. I dati del primo round mondiale 2019 sono impietosi. Poi, si torna a casa. In molti non ci credono già più. Tuttavia è prematuro gettare la spugna. La voglia di reagire c’è. Effettivamente, a ciel sereno, arriva tutto quello che i ferraristi aspettavano. Un lampo. Nella notte del Bahrain. Ancora Rosso. Prestazione super. La SF90 sembra improvvisamente un’altra vettura. Strapazza la Mercedes anche troppo facilmente. Il fato, infame, però non è d’accordo. La numero 16, lanciata verso la vittoria, non ce la fa. La parte ibrida cede. L’altra Rossa, invece, funziona eccome. Un po’ meno il pilota. É doppietta. Grigia. La seconda consecutiva. Successivamente Cina, Azerbaijan e Spagna. Non credo serva raccontare i particolari, visto lo stesso risultato. Eh sì… chi lo avrebbe mai detto? Altre tre doppiette. Sono 5 consecutive. Record assoluto.
“Non è stato affatto facile abbandonare il mondiale tanto presto. Non mi è piaciuto. Purtroppo però era la cosa migliore da fare, concentrandosi sui problemi della vettura”. Le parole della settimana scorsa di Sebastian, a 5 mesi di distanza, fanno riflettere. Quelle di Binotto, recenti, rilasciate al web magazine Motorsport, pure. “Durante la stagione, gli update hanno superato le nostre aspettative” commenta un Mattia sorpreso di questo fatto. Tanto quanto, secondo le sue impressioni, la “scarsa competitività” dimostrata dalla SF90 nella prime fasi mondiali. “Abbiamo migliorato la velocità in curva della nostra monoposto. Sotto questo aspetto, il gap rispetto ai top team è diminuito notevolmente, potendo godere tuttavia di un vantaggio nei rettilinei. Il pacchetto è migliorato e in qualifica abbiamo dimostrato una grande velocità. Anche in gara siamo competitivi”. Bene. Ok. Tutto giusto. Anche le seguenti parole: “Le novità introdotte a Singapore, oltre a rendere la vettura più rapida, hanno regalato confidenza ai nostri piloti”. Una cosa, però, mi sfugge. Qual era l’obbiettivo stagionale…
Dimostrare di saper far bene? Reagire? Migliorare? D’altronde basta dirlo. Se cosi fosse… “chapeau”. I numeri uno. Se però, nella testa delle dirigenza, il target prefissato era quello dichiarato ad inizio stagione, le parole al vento di Binotto non “le compro”. Ok. Va bene. Non decontestualizziamo le dichiarazioni dello svizzero. Ma però, che non si dice ma fa tanto “chic”, neanche vogliamo passare per fessi.
Poi vabbè… la “manfrina” sulle gomme. Parliamone un momento anche se è “roba vecchia”, visto che vanno in contrasto con le passate e le attuali parole al vento di Binotto. Il chiacchiericcio continuo della Ferrari, con mal di pancia annesso, da parte di “Mattia e compagnia bella” ce lo ricordiamo. Molto Bene. Gli pneumatici Pirelli, con il battistrada ribassato di 0.4 mm sono stati, spesso ingiustamente additati, secondo le analisi dei tecnici italiani, come causa delle mancate prestazioni della Rossa. Peccato che, dopo il Gran Premio di Spagna, altre parole al vento di Binotto, abbiamo contraddetto il tutto: “Durante i test di Abu Dhabi i problemi sono stati nascosti dal layout della pista e dalle alte temperature mentre, durante i test di Barcellona le difficoltà sono state probabilmente celate dalle buone prestazioni. D’altronde, se pensi di essere bravo come gli altri alla fine sei più rilassato, non riconoscendolo come tuo grande problema”. Me le ricordo bene, io, queste parole. Feci un pezzo proprio su tutta questa vicenda (facci un giro se ti va).
Dopo l’ammissione di colpa, nel giro di un mese, si torna ancora indietro. A margine della riunione speciale indetta in Austria, dove si era paventata l’assurda possibilità di abbracciare un cambio in corsa sugli pneumatici, Mattia si dichiarava, per l’ennesima volta, convinto che le gomme Pirelli fossero la causa di tutti i mali. Le parole al vento di Binotto, ancora una volta, hanno fatto centro. Altra contraddizione servita. Ma non finisce qui. A distanza di parecchi mesi, a stagione praticamente conclusa, ecco la chiosa finale sulla faccenda.“Abbiamo migliorato il modo di gestire diversi fattori. Il pacchetto introdotto da Singapore, ci ha aiutato ad amministrare la degradazione delle mescole grazie ad una migliore finestra di utilizzo degli pneumatici”, sostiene Mattia che poi conclude in bellezza:“Adesso capiamo meglio i nostri compound”.
Allora. Tiriamo le somme. Capisco che attaccare a prescindere chi lavora, e lo fa con grande impegno, non sia mai troppo simpatico. Inoltre credo che, a differenza dell’astuzia di Toto Wolff, abile a contraddirsi a suo piacimento quando la situazione lo ha richiesto, Mattia lo abbia fatto ingenuamente. Senza rendersene conto. Le parecchie incongruenze recepite attraverso le tante parole al vento di Binotto, mi fanno chiaramente vedere una cosa. Molto semplice. Diafana e limpida. Trattasi dell’estrema confusione nella quale la Scuderia Ferrari si trova. Cosa che peraltro, ahimè, ci può spiegare il motivo di un’altra annata di insuccessi.
Autore e Foto: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: Ferrari – Mercedes
Peggio dell’ingegnere del lunedì, l’ingegnere di fine stagione.
Facile attaccare chi lavora……. (ok Sig. GIORNALISTA ????)
Quando si critica bisognerebbe essere in grado di dare una soluzione, o no? Sig. GIORNALISTA
Bell’articolo! Il caos regna sovrano in casa Ferrari. E l’arancione al posto del rosso fu solo l’inizio del l’odissea..
Bah, io qui ci vedo solo un “J’accuse” di un tifoso disilluso.
Non veniamo da anni di vittorie, e il partire con il favore dei pronostici (infondati) ha solo peggiorato la situazione.
Questa delusione è stata alimentata dalle prospettive infondate dei pseudogiornalisti entusiastici ( e paraculi) del periodo premondiale. Quelli che ora gettano fango sulla Ferrari, e che non tengono conto che la Ferrari non ha corso da sola, ma contro una corazzata che ha vinto tutto in questi ultimi anni.