Le “ultime parole” di Binotto
Alla fine si conclude (nel peggiore dei modi) la lunga trasferta americana. Proprio in quel “, terra di eroi e dell’eroe per definizione, si è consumata una tragedia (annunciata) tutta rossa che ha offuscato ogni cosa: la perentoria vittoria dell’olandese volante, il clamoroso secondo posto di Gasly, il primo podio di Sainz (sebbene “postumo”) e il quarto e quinto posto dell’Alfa Romeo Racing con un inossidabile Raikkonen e un redivivo Giovinazzi che festeggia, nel migliore dei modi, la riconferma. Prima dell’inizio del GP un Binotto gongolante, anche se non lo dava a vedere, veniva intervistato e tra le tante cose giuste che diceva, mi ha colpito una in particolare; e cioè che, sulla pista carioca ,tutto può succedere. Avete presente il detto “le ultime parole famose”? Bene, queste le possiamo definire da oggi le ultime parole di Binotto. Ultime non perché andrà via… ci mancherebbe altro, semplicemente le ricorderemo come le ultime parole profferite prima dello scoppio definitivo di una guerra annunciata.
Su queste pagine, più volte mi sono sbilanciato, affermando che il rapporto tra Seb (il capitano) e Charles (il gregario?) era solo ad uso e consumo delle telecamere, quando invece qualcosa di purulento già covava, a partire dal GP bahrenita dove il ventunenne “imberbe” Leclerc, al suo secondo GP assoluto con la Ferrari, stava per vincere il suo primo GP lasciando in mutande il capitano, la casa di Stoccarda e tutto il Circus. Fu allora che il tedesco capì con chi aveva a che fare, e capì che si sarebbe dovuto rimboccare le maniche perché non avrebbe avuto vita facile. I bei tempi con il fido Kimi erano belli che andati purtroppo (per lui) e a Monza abbiamo avuto, in diretta TV, l’antipasto di quello che avremmo visto in seguito e che si è consumato definitivamente domenica in Brasile. Nelle ultime ventiquattrore se ne sono dette di ogni specie e, soprattutto, si sono analizzati al microscopio, frame by frame, ogni singola immagine nella speranza di cercare di discolpare il tedesco (da parte di chi lo tifa) o di incolparlo e giustiziarlo (da parte di chi non lo soffre).
Per quanto riguarda il sottoscritto, non frega proprio nulla sapere chi dei due “debba pagare la constatazione amichevole” sebbene, sappiatelo, il buon Seb tutto fa tranne che andare dritto; cosi come Charles tutto fa tranne che dargli spazio. Ciò che più è interessante è capire cosa c’è dietro al teatro cui abbiamo assistito domenica scorsa. Da un lato abbiamo il capitano, un quattro volte campione del mondo che costa mezzo punto percentuale del PIL di un piccolo stato, e che è abituato a vincere e soprattutto a primeggiare in tutte le squadre in cui ha corso. Dall’altro abbiamo un “ragazzino” di ventidue anni, che ha il diavolo in corpo e le stimmate del futuro campione (l’epiteto del “predestinato” da me non sarà mai profferito) e soprattutto le giuste conoscenze per poter riuscire nell’impresa. Come il suo collega olandese, il monegasco sa che, se cede di un millimetro, è bello che destinato ad una fine ignominiosa.
Ed è per questo che Leclerc, con il suo blasonato compagno, adotta la filosofia “boia chi molla” ad oltranza. In mezzo abbiamo “l’uomo del rinascimento”, il messia, colui che sta facendo risorgere dalle ceneri questa disastrata e blasonata Scuderia. Nel post gara ha detto che: “Prima, quando davamo ordini di squadra venivamo criticati, ora che li abbiamo lasciati liberi siamo criticati comunque…”. Mi verrebbe da aggiungere che dare ordini di scuderia al primo GP, per salvaguardare un quarto posto, non è proprio il massimo; cosi come non è il massimo mandare ad ortiche il lavoro di un intero weekend per la medesima posizione a causa dell’assenza di ordini chiari e perentori. Ecco il nodo cruciale. A mio modesto parere è tutto qui, e cioè il futuro della Rossa e delle sue speranze iridate si giocherà tutto sulla posizione che Binotto vorrà prendere nei riguardi dei due galletti. E’ un dato di fatto che Vettel è ingestibile, cosi come Leclerc sia indomabile; se hanno inscenato tutto questo per un quarto posto cosa succederà se la Ferrari del 2020 sarà da mondiale?
Purtroppo, Mattia sarà costretto ad effettuare scelte impopolari e a congelare le posizioni durante la gara (non oso nemmeno immaginare con quali modalità) al fine di portare il risultato a casa. E non si potrà fare diversamente: Hamilton e Verstappen hanno un grosso vantaggio, che è quello di non avere nessuna preoccupazione all’interno dei loro box visto che sono le stelle indiscusse. E con una monoposto da mondiale, la probabilità di giocarsi il titolo è a loro favore. A meno ché Binotto non corra ai ripari, come detto poc’anzi. Forse, alcuni dimenticano che questo non è il decimo anno dell’ingegnere svizzero alla guida della Rossa… è solamente il primo anno e di storie ne ha già da raccontare a bizzeffe ai nipoti. Forse Binotto in futuro dovrà preparare le sue dichiarazioni al meglio. Difatti, di “ultime parole famose” ne avrà ancora tante da dire. Anche perché con Vettel in squadra di spunti ce ne saranno ancora molti. I tifosi del tedesco non se la prendano a male, né tanto meno se la prendano con il sottoscritto; purtroppo una piccola digressione sul “numero cinque” la devo fare.
So perfettamente che da me volete sapere come la penso sull’incidente: non è mia intenzione tradire ciò che ho detto all’inizio. Quindi non mi metterò ad analizzare il movimento dell’uno o dell’altro pilota. L’attribuzione di responsabilità e quindi di colpa che dò a Vettel non è tanto perché si è spostato sul compagno quanto, semmai, sul fatto che ancora una volta ha mancato di lucidità e ha fatto il gioco del compagno. Ovvio, sono piloti di razza e nessuno vuole cedere. Eppure, il tedesco, se è lui il campione, in una situazione del genere non avrebbe proprio dovuto trovarsi. Se lui è il più forte, per quale motivo sta soffrendo con un pilota che, per quanto talentuoso, è pur sempre inesperto? Ancora, Leclerc partiva quattordicesimo mentre lui solo secondo… com’è possibile che si sia fatto raggiungere a quel modo (e solo su questo si potrebbe aprire un capitolo a parte)? Soprattutto, per quale diavolo di motivo prestare il fianco e farsi coinvolgere in un sorpasso cosi rischioso per un misero quarto posto a fine campionato?
Mi verrebbe da dire, considerando la sua condotta di gara e di come si è fatto superare in partenza e in ripartenza dopo la safety car, che accetta più di farsi passare da un avversario che non dal compagno di scuderia. Se questa mia elucubrazione fosse vera, allora il buon Mattia ha un problema grande come una casa, perché vuol dire che il tedesco ha una missione ed è quella di battere il compagno ad ogni costo… e non importa se ci va di mezzo tutta la squadra. Purtroppo Vettel, da troppo tempo, ci ha abituato a queste mancanze di lucidità, di visione di gara. E quella di domenica è solo una delle tante che si va ad aggiungere alla collezione. Un misero quarto posto… oltretutto il compagno veniva da una rimonta furiosa. Anche questo avrebbe dovuto far capire al tedesco che “mettersi di traverso” lo avrebbe messo in cattiva luce per principio; data l’onda emotiva insita nella rimonta stessa. Chissà cosa avrà detto ai suoi due piloti il team principal Ferrari. Chissà se a Sebastian non abbia detto e fatto capire proprio ciò di cui ho parlato. Di sicuro le sue non saranno state parole dolci, né tanto meno (potete scommetterci!), sono state “le ultime parole”di Binotto.
Autore: Vito Quaranta – @vito1976
Foto: Ferrari – F1