L’ingegnere del Lunedì: quando essere una testa di ca**o conta di più…
Cocciuto, egoista, ambizioso e str**zo. Charles Leclerc, al volante, è questo ed altro. Sportivamente parlando, s’intende. Hai capito bene. Mi sono svegliato un’altra volta a ca**o. Del bordello messo su dai ferraristi, a me importa un fico secco. Sono solo corse. Nel bene o nel male è giusto così. 5.07 del mattino. Mi tiro su. Con le gambe ancora penzoloni sul divano, dò un’occhiata alla mia Steve Vai. L’impulso di prenderla c’è. Just dropped in (è meglio che l’ascolti) mi rimbomba nella testa. Ci penso ma, alla fine, desisto. Rimando a più tardi. Prima “voglio uscire la roba” che mi ha fatto svegliare. Siccome lei, la testa, spesso decide per me, eccomi qui. Un pessimo caffè ed un foglio bianco.
Seguo Charles da diversi anni. Quando, solo per pochi, era già degno di nota. La voglia di stare davanti, lui, l’ha sempre avuta. Ne ha fatte parecchie di battaglie, molto più “maleducate” rispetto a quella di ieri. Chi come me è attirato da sta cosa non può far altro che provare invidia. Ma non quella sana. Non esiste. Parlo di quella “bastardamente malata” che ti spinge a “odiare amorevolmente” la persona. Tanto che poi non puoi fare a meno di ammirarlo. L’ho cercato un sinonimo… giuro. Ma neanche la Treccani mi ha convinto. Si perché essere una testa di ca**o ha un significato ben preciso. Non occorre dimostrarlo sempre. Basta esserlo in certe circostanze. Dove e quando ti importa veramente…
Fotogramma di un instante prima del fattaccio. Volante un pelo verso destra. L’immagine dall’onboard della numero 16 non mente. Le parole di Charles nemmeno: “Verso fine rettilineo si è spostato verso l’interno, ma io ero lì. Dunque ci siamo toccati ed è finita la nostra gara”. Occhio, non è un processo. L’ho detto all’inizio. Del bordello tirato su dai piloti frega niente. Tantomeno sono interessato a giudicare, al netto dei fatti dove la colpa, se proprio si deve assegnare, pende. Ma una cosa la sottolineo. È doveroso. Leclerc, esattamente come Sebastian, ha quel sogno lì. Entrambi, sulla stessa barca, lo condividono. Diventare campione del mondo con la Ferrari. Verso l’obbiettivo la strada è difficile. “Mors tua vita mea” sempre e comunque.
Non importa se il tedesco ci prova da anni mentre il monegasco ancora non ne ha avuto la possibilità. Per raggiungerlo, loro sono decisamente pronti a tutto. Ieri, palesemente, lo hanno dimostrato. Non si giocavano “una mazza”. Ma nessuno molla niente. Mai. In quel momento, quando la vena si chiude, tutto si ferma. Quel lunghissimo instante, nella mente di entrambi, poteva e doveva fare la differenza. Meglio lo scontro, vada come vada, che tirare su il piede. Pensare questo, per me, è fin troppo facile. Ne sono convinto per un semplice motivo. Ogni prova a sostegno del contrario non risulta essere del tutto convincente. Per questo, il lato romantico della vicenda, a costo di usare un sentimentalismo dozzinale, va ammirato. Almeno per me.
Alla fine due parole su Sebastian le dico. Oltre a condividere quel bellissimo desiderio con il compagno di squadra, un’altra cosa accomuna il teutonico a Charles. Si, proprio quella cosa lì: la testa di ca**o…
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: Ferrari
Ma sei proprio sicuro di aver visto lo stesso GP del Brasile che ha visto il resto del mondo?
Per me Vettel a casa……..SUBITO!!!