Il potere di ricatto è un concetto alla base di ogni sistema politico multipartitico e democratico. Può dunque succedere che il singolo raggruppamento possa, in virtù del suo peso specifico, condizionare la vita parlamentare di un Paese pur non avendo una maggioranza assoluta. Nè relativa. Tranquilli, questo articolo non intende essere un noioso compendio di nozioni basilari di Scienze Politiche. Lo scopo è, se vogliamo, ancor più elementare dei rudimenti di cui sopra: dimostrare che in Formula Uno la politica conta almeno, se non di più, delle sfera tecnico-sportiva. Perchè i cicli vincenti sono spesso stati anticipati da cambi normativi derivanti da una serrata contrattazione tra le parti. Poco meno di due settimane fa la FIA ha varato il nuovo regolamento tecnico-sportivo che sarà base fondante sulla quale sorgerà la F1 del futuro. Pare che la Ferrari abbia avuto un peso molto forte nell’orientare l’azione dei decisori. La Mercedes, che ha rappresentato il dominus dell’era turbo-ibrida, ha accettato e controfirmato le nuove regole, ma sembra che ora voglia ottenere qualcosa in più per non mollare la posizione che faticosamente si è creata nell’ultimo decennio.
Ecco che iniziano, dunque, le manovre dialettiche atte a condizionare i “padroni del vapore”. L’abile diplomatico sceso in campo con tutto l’armamentario lessicale di cui dispone è quel volpone di Toto Wolff che è capace di muoversi con disinvoltura sia nel paddock che nelle stanze dove si delineano le guide programmatiche della categoria. Un politico prestato al motorsport insomma. L’arte del n°1 della Mercedes la si evince dalle dichiarazioni rilasciate in merito alla mancata firma del Patto della Concordia da parte del gruppo di Stoccarda. Sigla in calce al documento che è stata invece apposta dalla Ferrari che, pare, si prenderà una cospicua fetta della torta. Ovviamente questa situazione non piace ai vertici della Daimler AG che al banchetto vorrebbero accomodarsi nel ruolo dell’imperatore e non di certo in quello del popolano che si accontenta delle rimanenze dei baccanali.
Mercedes, che ha studiato da grande, diventandolo, ha “rubato” i segreti del mestiere ai più blasonati di sempre, ossia la Ferrari. Quante volte, nella storia della Rossa, abbiamo sentito il Grande Vecchio e i suoi eredi minacciare di fare armi e bagagli e andarsene dedicandosi ad altre attività? Intimidazioni brandite come una sciabola roteante che non si sono mai concretizzate. Ma che sono servite, eccome se sono servite, ad ottenere delle concessioni politiche. Come, caso di estrema attualità, quel diritto di veto inviso al resto dei partecipanti al carrozzone della F1. In parole semplici, Wolff ha candidamente ammesso che la Mercedes potrebbe lasciare la massima categoria del motorsport. Prospettiva sicuramente credibile, ma onestamente poco percorribile a fronte del risibile investimento della casa madre che, di contro, produce introiti ad altissimo voltaggio. Perchè un qualcosa che genera fama, soldi e prestigio dovrebbe quindi terminare?
“Al momento tutto dice che resteremo in Formula Uno” ha esordito sardonicamente Torger Christian Wolff, al secolo Toto. E poi la bordata: “Non è però detto che rimarremmo, non è così scontato. Siamo nel bel mezzo della discussione del nuovo Patto della Concordia e vogliamo capire in quale direzione andrà la F1“. Parole inequivocabilmente mirate a far capire che gli anglo-tedeschi vogliono spostare l’equilibrio che va profilandosi. “La F1 del futuro sarà solo intrattenimento o ci darà la possibilità di innovare? Dobbiamo valutare se ci conviene restare!“
Dopo l’apertura per certi versi clamorosa ecco la frecciata alla Ferrari che in questa partita a scacchi è l’avversario designato: “Maranello è da sempre in F1. Costruiscono auto stradali e vetture da corsa. Rispetto a loro abbiamo una visione diversa dei GP. Non abbiamo interesse a restare per sempre. Siamo tornati, abbiamo trionfato e potremmo decidere di andarcene“.
Ma pensare che Mercedes saluti la truppa di punto in bianco è poco credibile, al di là delle dichiarazioni deflagranti di Wolff. Brixworth, dal 2021, dovrà produrre V6 ibridi per ben tre team clienti (McLaren, Racing Point e Williams) oltre che per la scuderia ufficiale. Quindi un disimpegno immediato è da escludere. E la cosa avvalora il fatto che Wolff stia giocando con le parole per cercare di raggiungere i suoi obiettivi. “Forniremo quattro squadre dal 2021 ma se decideremo di andare via lo faremo anche come motoristi. Non siamo interessati ad un impegno a metà“.
Nell’ultima dichiarazione, or dunque, è chiaramente leggibile la strategia di medio periodo del manager austriaco che detiene anche un bella fetta del pacchetto azionario di Mercedes AMG F1: si tratta di una manovra atta a “minacciare” i vertici di Liberty Media di prosciugare tre team (quattro con la stessa Mercedes) da una motorizzazione già ratificata da contratti siglati. Ciò con lo scopo di rivedere le clausole del nuovo Patto della Concordia e provvedere alla riscrittura dello stesso per evitare che il piatto della bilancia penda decisamente dalla parte di Maranello. Quella che stanno conducendo Ferrari e Mercedes è una guerra di posizione dall’esito imperscrutabile e che potrebbe decisamente orientare il futuro tecnico e sportivo della Formula Uno.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto:
– Alessandro Arcari – @berrageizf1
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