Buone feste Formula 1
Amo la competizione, ergo amo la Formula Uno. Cambiano i regolamenti, cambiano gli sfidanti, cambiano le emozioni che questi ragazzi mi fanno provare ad ogni gara. Ma l’amore per questo sport no, questo non cambia mai. La Formula Uno è una tra le passioni più “totalizzanti” della mia vita. Nella rubrica “Storie di F1” sto scrivendo proprio del periodo in cui questa mia passione è “esplosa”. Scoprirete, tra non molto, che il 2000 è stato in assoluto l’anno più bello per me. Come per tutte le passioni, ci sono degli alti e dei bassi. Il 2019 si è appena chiuso e già iniziano i test post-campionato in ottica 2020. Nel frattempo si tirano le somme per il secondo decennio del millennio. Il primo è stato dominato dalla Ferrari del Kaiser, all’anagrafe Michael Schumacher.
Il secondo ha visto il dominio Red Bull nei primi 4 anni e poi solo Mercedes AMG. Per la prima volta nella storia della F1, la Ferrari non ha vinto nemmeno un titolo in un intero decennio. Non che il team di Maranello non ci sia andato vicino in queste dieci stagioni: nel 2010 e nel 2012 la lotta è durata fino all’ultima gara, nel 2017 e 2018 per almeno metà stagione. Prima di soccombere profondamente sotto la scure delle frecce d’argento. Raccontava Sebastian Vettel della SF70-H come di una delle macchine col maggior carico aerodinamico mai guidate, ma troppo carente di potenza. La SF71-H, invece, sempre a parole sue, ha avuto il miglior motore di sempre, cosa poi ripetutasi con la SF90. Ma, in questo decennio, a Maranello non si è mai riusciti a chiudere il cerchio: la miglior macchina, il miglior motore, la migliore affidabilità, il miglior pilota, il miglior muretto. Troppi di questi tasselli importanti sono, di fatto, mancati. Per la felicità degli avversari, ovviamente.
La sensazione che questa Ferrari offre a chi questo sport lo segue da ormai più di 20 anni è quella di un team eccessivamente orientato al politically correct. Troppo buonismo, troppa la sensazione di voler essere a tutti i costi lo scolaretto buono del Circus. Sempre con la coda bassa davanti ai rimproveri della FIA per una penalità inflitta, sempre pronti a ribadire che ai piloti si danno pari opportunità ad inizio campionato e che poi, quando la classifica darà ragione all’uno piuttosto che all’altro, ci sarà una prima ed una seconda guida. Ed intanto la solita Mercedes mangia punti e record e sarà già irraggiungibile in classifica. Quasi mai volenterosi di invadere la “zona grigia” del regolamento, troppo poco svegli nell’interpretazione delle strategie. Un management, più oggi che ad inizio decennio, un po’ troppo assente. Una macchina mai veramente superiore, nelle performance, rispetto agli avversari.
SVEGLIA FERRARI!
Riparti dalle cose buone che porti in giro per il mondo: la passione di milioni di persone. Diceva Enzo Ferrari: “Se un bambino deve colorare un’auto, scommetteteci pure che la colorerà di rosso”. La dedizione delle centinaia di persone che a Maranello da decenni lavorano per mantenere Ferrari un brand prestigioso nel mondo. E anche quella dei tanti uomini e delle tante donne che nel paddock della F1 lavorano sodo per tenere le rosse in alto. Perché è vero che la Ferrari non vince da 11 anni, ma è sempre stata appena dietro chi invece ha vinto tutto. E’ solo mancata la scintilla magica. Che questa scintilla magica venga fatta scoccare in fretta, allora!
Il mondo, sportivamente parlando, ne ha bisogno. Un altro campionato è finito. Stento a crederci. L’emozione più bella dello spegnimento dei semafori nell’alba di Melbourne e la tristezza più profonda al calare della bandiera a scacchi di Abu Dhabi. Non è stato un campionato particolarmente combattuto, almeno per la conquista del titolo piloti e costruttori. Se le asperità dell’asfalto cittadino australiano avevano contribuito a costruire un alibi per le deludenti prestazioni della SF90, la mancata affidabilità del Bahrain ha quasi del tutto spento le speranze dei tifosi. Dalla gara di Barcellona, il baratro. La SF90 ha denunciato, in chiaro, tutti i suoi problemi di percorrenza nelle curve lente, pur dimostrando grandi capacità motoristiche.
Anche nelle storie più cupe, però, c’è sempre qualche lieto passaggio. L’emozione di metà campionato, con una vagonata di prime file consecutive conquistate, in aggiunta alle meravigliose vittorie di Spa, Monza e Singapore hanno distribuito tanti sorrisi ai fan della casa del cavallino rampante. Un finale di stagione che ha poi donato un po’ di speranza per il futuro: perché la punta di diamante, nella scuderia, ha appena 21 anni e tanto futuro davanti. L’obbligo è tenerselo stretto, a qualsiasi costo. Mattia Binotto sembra aver preso in mano le redini della scuderia, dopo che la dipartita di Marchionne, ormai un anno e mezzo fa, aveva profondamente destabilizzato l’ambiente. L’improvvisa uscita di Arrivabene aveva poi impaurito più di uno di noi, a dire la verità. Ma tutto ciò oggi sembra alle spalle. L’ambiente sembra tranquillo. Almeno questo, almeno…
E’ già iniziato il countdown per l’alba di Melbourne: poco più di 100 giorni. Le speranze non sono solo quelle di rivedere la Ferrari in cima alle classifiche. Come ho detto più volte, a meno di un improbabile harakiri degli uomini della Mercedes, le gerarchie dovrebbero mantenersi almeno per tutto il 2020, in attesa degli stravolgimenti regolamentari del 2021 che, invece, aprono le porte a più di uno scenario. Si spera invece di assistere in pista a lotte tra i tre piloti che più di tutti detengono il potere di farci divertire: Leclerc, Verstappen ed Hamilton. Attenderemo fiduciosi il primo gran premio del 2020, per vedere se questo desiderio sarà esaudito. Mi manca già tanto la F1: i semafori che lentamente si accendono e poi si spengono di botto, i bolidi che bruciano l’asfalto con le loro accelerazioni, le pulsazioni a mille mentre si arriva alla prima curva.
E’ F1, la mia passione più bella!
Arrivederci F1, e buone feste!
Autore: Federico Vicalvi