Ferrari: Binotto può contare sul sostegno della dirigenza
Quando si vince, lo si sa, tutto è permesso, vedasi Hamilton criticato molto per il suo stile di vita: continuamente in viaggio, feste fino a tardi; ma poi i risultati arrivano (5 titoli in 6 anni… scusate se è poco) e di conseguenza la Mercedes non può che accettare i ritmi del suo pilota di punta appoggiandolo e difendendolo ogni qual volta che l’argomento viaggi viene tirato fuori dai media, magari dopo una gara non buona da parte del britannico.
Discorso diverso quando le cose vanno male. Quando perdi, non importa di quanto perdi, se arrivi secondo, terzo, quinto o ultimo… Quando perdi… Perdi, e di conseguenza si iniziano a cercare i capri espiatori. Si inizia a supporre il perché le cose non siano andate come dovuto, e una delle tante ipotesi fatte dai media e anche dai tifosi stessi della Rossa è che Binotto sia stato lasciato troppo solo dalla dirigenza nel corso del 2019. In effetti, la squadra del Cavallino, era stata abituata ad avere spesso il presidente Luca Cordero di Montezemolo all’interno dei box, abitudine che aveva mantenuto in parte anche Sergio Marchionne (non così spesso, ma comunque altrettanto presente). I due presidenti, Montezemolo (dal 1991 a fine 2014) e Marchionne (fine 2014 – 25 luglio 2018, giorno della scomparsa del dirigente italiano) oltre ad andare in pista per dare il proprio supporto al team, li si vedeva anche spesso parlare con le figure a capo delle altre squadre ogni qual volta la Formula1 si avviava verso delle decisioni difficili da prendere, come nuovi regolamenti, rinnovo del Patto della Concordia e così via… Quest’anno, almeno dal di fuori, l’impressione è stata che Binotto si sia ritrovato spesso da solo a dover fronteggiare le diverse difficoltà che gli si presentavano davanti, con i dirigenti John Elkann (attuale presidente) e Louis Camilleri (amministratore delegato) andati a dare man forte alla squadra in rare occasioni. Proprio riguardo questo aspetto, i giornalisti presenti alla consueta conferenza stampa di fine stagione, hanno cercato di ricevere spiegazioni da Louis Camilleri: “Penso sia una critica onesta, ma credetemi, con Mattia parliamo praticamente ogni giorno. Dunque, non è solo. E penso che sappia bene che ha il mio pieno sostegno. Non sto cercando di stare sulla difensiva, ma i fatti sono che lui ha avuto questo ruolo in circostanze difficili, impreviste”. La morte di Marchionne è stata un fulmine a ciel sereno, ed è chiaro che ci siano state delle criticità da superare all’interno della Scuderia…
“La mia priorità è stata quella di assicurare che l’azienda andasse avanti bene, generando profitti. Quella è stata la mia priorità numero uno. La seconda è stata assicurarmi di avere le persone giuste in Formula 1. Da qui la scelta di Mattia come team principal e di assicurarmi che avesse non solo il supporto umano e di leadership, ma anche quello finanziario, che non sempre in passato c’è stato”. Giustissimo, fin qui nulla da dire, però ciò non è abbastanza da giustificare l’assenza al fianco dell’ingegnere italo-svizzero. Cosa di cui probabilmente si accorge anche Camilleri, che continua: “Forse sarei potuto essere più presente, ma credo nelle deleghe di autorità e responsabilità. Non penso che Mattia senta di essere da solo. Questa potrebbe essere la vostra impressione. Dovete chiedere a lui, ma sa bene di poter contare su di me“.
Per prima cosa, vorrei dire che non credo assolutamente che la mancata presenza da parte della dirigenza sia stata ragione di una mancata vittoria da parte della Ferrari (dai un’occhiata qui per vedere come la Scuderia tenterà di invertire questa tendenza), neanche lontanamente, ci mancherebbe altro. A volte però commentando le gare e soprattutto gli esiti finali di queste, tendiamo a dimenticarci tutto il lavoro che c’è dietro e gli impegni e i ritmi a cui le persone dei team devono sottostare. La Formula1 è uno sport crudele, in cui i vincitori sono tutti delle grandissime e bellissime persone, mentre gli altri, il più delle volte, sarebbero da licenziare immediatamente il giorno seguente. Io penso che Binotto quest’anno abbia fatto un lavoro egregio: subentrato ad Arrivabene più o meno 11 mesi fa, si è trovato a dover riorganizzare la squadra e a dare le ultime direttive in preparazione dei test-prestagionali con la nuova vettura. In più è stato capace, in modo esemplare (almeno è questa l’opinione che ho dall’esterno), di portare avanti tutte le discussioni politiche senza mai battere ciglio. Tra regolamenti 2021, rinnovo del Patto della Concordia e il caso della regolarità della Power Unit, non possiamo dire che si sia annoiato. Va bene delegare chi si pensa essere in grado di eseguire un compito in modo brillante, ma ogni tanto un po’ di supporto, non solo morale, sarebbe gradito.
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat