L’ingegnere del Lunedì: 18 giri di orgasmo…
L’appuntamento è sempre quello. “L’ingegnere del Lunedì” è farabutto nel pensiero. Irriverente a costo di essere frainteso. Sgomita nei miei pensieri. Sempre lui. Quello che pur non capendo un ca**o si permette di criticare ergendosi a protagonista. Insolente e irriguardoso. Sufficientemente scorretto per dire quello che pensa. Su dai… siamo sinceri. L’ultimo round del mondiale non ha certo recitato un ruolo primario nelle vicende targate 2019. Al contrario, l’opera narrativa messa in scena, l’ennesima, prende sembianze tediose alle quali, in linea di massima, e credo di poter parlare a nome di molti, crea un “soffocamento morale” non necessario.
La contemporaneità, fattore spesso presente della mia vita, mi illumina. Il valore temporale che ha funzione subordinante, oggi casca a pennello: “So please, please, please, let me, let me, let me, let me… get what I want this time…” (fatevi un giro). Il ritornello della fortunata opera dei The Smiths, mi accompagna nel ragionamento “bellicamente rispettoso” verso sua maestà Formula Uno. “Hai scassato le palle”, mi verrebbe da dire assistendo all’ennesima “espressione soporifera” del motorsport. Ma per fortuna, quei diciotto giri di pura passione hanno scosso il mio io. Di colpo, la mia mente si proietta al passato, rincorrendo un sentimento affievolito ma ancora vivo nel profondo. Vedere una Mercedes, quella di Valtteri, incapace per 10 giri di superare una vettura rosa, inferiore meccanicamente e umanamente, provoca in me un orgasmo mentale.
Una fantastica erezione in piena regola, seppur intellettuale, pervade il mio corpo. La consueta sigaretta post coito, “spupacchiata” fino al filtro, accompagna la soddisfazione provata nell’osservare lo sbattimento dei piloti nel conquistare una posizione, inventandosi traiettorie inusuali per sopraffare l’avversario. Ok lo ammetto… stamattina mi sono svegliato al tramonto. La notte passata, quantomeno complessa nel suo svolgimento, non mi ha certo spaventato. La rilettura di “Post Office”, metafora “splendidamente bastarda” della vita, descritta nella geniale opera di Bukowski, mi ha dato modo di rifletterci su. Così, partorire i contenuti della mia coscienza, è stato molto più facile.
Arrivo al dunque. Il pensiero, l’ultimo del pezzo, lo dedico a chi potrebbe fare qualcosa. America: “Land of opportunity”. Lì, secondo la storia, si può ottenere qualsiasi cosa si ci metta in testa. Indipendentemente da chi ca**o siamo. A maggior ragione, pensando alla mentalità “a stelle e strisce” della proprietà al comando della Formula Uno, l’opportunità, per smuovere queste acque stantie, è palpabile. Aboliamo, cortesemente, questo surrogato della verità. Facciamo un falò stile indiani d’America, omaggiando gli albori della storia statunitense, alla memoria del Drs.“Superioris labi pili”, al secolo Chase Carey, possiede i requisiti necessari per fare qualcosa di intelligente. “Se a volte ci provi, poi lo ottieni” mi scappa di dirgli. Poi aggiungo: “Fare un passo in dietro, spesso, è più saggio di farne due in avanti”.
Tornado concreti, al netto di tutto vedo, sfortunatamente, una realtà contraria a quella sognata e descritta oggi. L’impressione personale che vuole mettere “in allarme” chi legge, scrutando il lavoro svolto dalla governance della massima categoria del motorsport in questi anni, si riassume in questa frase: “Attenti a quelli che cercano continuamente di compiacere la folla, da soli non sono nessuno…”
Autore e foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1