F1: Troppo presto per parlare di 25 gare in calendario
Da sì che seguo la Formula1 il tema del calendario è stato sempre motivo di discussioni. Troppi Gp, troppo pochi… Ci fu anche una stagione, la prima dell’era turbo-ibrida (nel 2014) in cui si decise di assegnare punti doppi nell’ultima gara di campionato (Abu Dhabi) per renderne più spettacolare il finale. Fortunatamente la cosa non piacque molto, anzi… Così si decise di fare un passo indietro e tornare, già dall’anno seguente, alla consueta attribuzione dei punti anche per l’ultima gara. L’idea fu un po’ figlia del fatto che Bernie Ecclestone (in quel momento ancora ai vertici della Formula1), dopo esser riuscito ad avere 20 gare in programma nel 2012, non era più stato in grado di ripetersi nelle stagioni a venire. Si dovrà attendere il 2016 per avere un calendario con oltre 20 eventi, 21 per la precisione, che fino al 2019 è stato il massimo numero di gare che i team partecipanti alla categoria abbiano mai dovuto affrontare.
Il record però sarà battuto quest’anno: con l’ingresso dei Gp d’Olanda e del Vietnam, e l’uscita del Gp di Germania. Nel 2020, infatti, vedremo i piloti contendersi la vittoria in ben 22 appuntamenti iridati. Tuttavia l’attuale governance non è soddisfatta dei risultati raggiunti. Sia Chase Carey (CEO della categoria) che la Federazione Internazionale dell’Automobile vorrebbero veder salire il numero fino a 25, anche se a sentire Jean Todt (Presidente FIA) sembra che tale scenario non si verificherà molto presto: “Penso che ci vorrà ancora del tempo prima di avere 25 gare in calendario. Forse si è posta molta enfasi e si è speculato molto su questo aumento, ma al momento dovremmo concentrarci sulle 22 gare presenti nel 2020” ha dichiarato a ‘Motorsport.com’.
Se andassimo a chiedere ad un appassionato (soprattutto in questo periodo d’astinenza) a quante gare vorrebbe assistere, la risposta sarebbe ‘una per ogni domenica dell’anno’! Due/tre Gp al mese andrebbero bene, noi saremmo felici, il problema che causerebbe l’incremento del numero di gare però riguarda tutta la parte gestionale dei team. Gli ingegneri, i tecnici e i meccanici sarebbero sottoposti a dei carichi di lavoro molto più pesanti e stressanti… Purtroppo per loro, a Todt questa sembra un’argomentazione di scarsa rilevanza: “Siamo fortunati a trovarci in un mondo che amiamo. Abbiamo la passione per la F1, siamo dei privilegiati. Chiunque lavori in Formula 1 è un privilegiato. Ovviamente abbiamo dei doveri e delle responsabilità. Quando mi trovavo in altre posizioni lavoravo 18 ore al giorno, sei o sette giorni la settimana, perché ero spinto dalla passione e perché volevo raggiungere un risultato. Ad ogni modo si deve anche cercare di dedicare del tempo alla famiglia, ma se loro ti amano capiranno. Tutti quelli che lavorano in Formula 1, che guadagnano cifre elevate rispetto ad altre professioni, dovrebbero essere davvero felici. Questo non significa che non sia un lavoro duro, ma credo sia opportuno valutare la propria posizione”.
Trovo che deviare la questione sul lato della passione sia decisamente un colpo basso. È noto che la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, a prescindere dal ruolo che ricoprono, siano guidati da una grande fonte di calore che non riescono a sopprimere nel petto… Tuttavia, le squadre, per non saper né leggere né scrivere, stanno già ragionando sulle contromisure da adottare qualora si riuscisse ad avere un calendario così ricco. Il piano attualmente prevede di dividere il team in gruppi da far lavorare a rotazione così da dare modo al personale di dedicare un po’ di tempo a loro stessi e alle famiglie (che in genere capiscono, ma ogni tanto vanno anche accontentate). Purtroppo però, al momento resta scoperto il problema riguardante i costi legati ai trasporti e alla permanenza in circuito. Proprio per questa ragione Liberty sta pensando a dei nuovi format riguardanti il weekend di gara, così da limitare il più possibile i giorni in cui le squadre sono obbligate a restare in pista.
Cercare di ampliare il calendario a 25 appuntamenti, significa anche andare a portare la Formula1 in paesi meno abbienti, dove la maggior parte delle persone è molto povera e si trova costretta ad affrontare delle realtà che noi facciamo fatica soltanto ad immaginare. Ciò ha spesso portato a critiche, lamentele e addirittura a proteste e manifestazioni contro la massima categoria del motorsport in alcuni paesi ospitanti… Jean Todt ha voluto chiudere il suo pensiero ponendo l’attenzione proprio su questo argomento, sottolineando che la Formula1, nonostante sia uno sport di privilegiati, non ha affatto intenzione di ignorare quanto avviene nelle zone meno fortunate del mondo: “Credetemi, mi spendo molto nelle altre attività che svolgo ed incontro anche persone che, se sono fortunate, guadagnano 30 dollari al mese. Abbiamo una popolazione di 8 miliardi di persone e 800 milioni hanno difficoltà a trovare cibo, acqua e vaccini. Ci troviamo qui per parlare di Formula 1, ma non dobbiamo dimenticare cosa succede in altre realtà“.
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizF1 – Ferrari -F1