Il conto alla rovescia è partito. Tra pochi giorni cadranno i veli dalle prime monoposto che poi vedremo in azione dal 19 febbraio nella prima tre giorni di test collettivi invernali, un appuntamento cruciale per preparare il mondiale che scatterà domenica 15 marzo sull’asfalto australiano di Melbourne. E’ difficile fare previsioni prima che le macchine daranno qualche indicazione ma, sulla carta, la Mercedes, in un quadro di stabilità regolamentare e visto quanto mostrato l’anno passato, parte con i favori del pronostico. La W11 si mostrerà al mondo il 14 di febbraio e, contestualmente, effettuerà il primo shake down di 100 km previsto a Silverstone per il canonico filming day. Un’occasione per capire se l’assemblaggio delle nuove componenti è stato fatto a regola d’arte prima di impacchettare tutto e partire alla volta di Barcellona.
Se il programma Formula Uno della Stella a Tre Punte è normalmente definito ed operativo per l’anno in corso, qualche dubbio continua ad insistere sul futuro di medio termine. Comunicati ufficiali non ve ne sono. E forse è proprio l’assenza di una nota scritta che alimenta un vociare che ha radici antiche e di cui si è già dibattuto su queste colonne (leggi qui per approfondire). La nebulosa che rende imperscrutabili i piani di Stoccarda dal 2021 in poi fa ritenere a molti che la prossima sarà l’ultima stagione in cui il colosso tedesco presenzia a piene forze per poi concentrarsi, dall’anno successivo, sulla sola fornitura di power unit. Cosa peraltro già formalizzata da accordi blindati e difficilmente revocabili con tre team: Williams, Racing Point e McLaren che vuole rinnovare i fasti dell’era Hakkinen.
Stando ai bene informati, che stavolta rispondono al nome di Autocar e Racefans.net, la partita decisiva per la conferma del programma Mercedes si gioca mercoledì 12 febbraio, nel mentre i meccanici del team saranno affaccendati ad avvitare gli ultimi bulloni della W11 che ieri ha ruggito per la prima volta nel classico fire up prestagionale della nuova unità motrice chiamata a riscattarsi sulla power unit Ferrari che l’anno passato è parsa particolarmente in palla. I vertici di Daimler AG si incontreranno in un summit che dovrebbe definitivamente far diradare la nebbia intorno alle intenzioni della Mercedes.
Ola Kallenius, il successore di Diter Zetsche che è il vero fautore dei successi delle Frecce D’Argento, pare non esser mai stato troppo entusiasta della presenza di team nella massima categoria. Ma, nonostante ciò, ha più volte sostenuto che la partecipazione al campionato è garantita finché i risultati saranno lusinghieri e le spese resteranno contenute. Molti attribuiscono alle recenti difficoltà finanziarie di Stoccarda la volontà di rivedere programmi che l’amministratore delegato aveva invece verbalmente confermato fino al 2025. Ma è proprio dalle parole di Kallenius che si evince che è più facile che Mercedes ribadisca la sua presenza piuttosto che chiuda le valigie e vada via. Il ritorno d’immagine per le continue vittorie del team anglo-tedesco è stato quantificato in circa un miliardo di dollari annui, una cifra mostruosa a fronte di un investimento ormai prossimo allo zero. Mercedes AMG F1, infatti, è una compagine che si autofinanzia grazie ai dividendi di Liberty Media e a sponsorizzazioni parecchio munifiche. In questo contesto sembra quanto mai curioso che un’azienda che guadagna in maniera considerevole possa disimpegnarsi.
Ma, nonostante la logica faccia pensare ad una permanenza certa, qualcuno continua a caldeggiare l’addio. La mancata definizione della line up 2021 sarebbe un chiaro segnale. Se Ferrari ha rinnovato con Charles Leclerc e Red Bull ha puntato tutte le fiches su Max Verstappen, Mercedes ha entrambi i driver a scadenza. Bottas rinnova di anno in anno e prima dell’estate non se ne parla di vedere una firma tutt’altro che sicura; Hamilton è protagonista di un tira e molla con abboccamenti ferraristi che stanno facendo procrastinare un accordo che pareva scontato fino a qualche giorno fa. Le voci su un futuro argento di George Russell non servono a tranquillizzare i teorici del disimpegno immediato. Né lo fa la possibilità, che resta concreta, che il sei volte campione dl mondo prolunghi il matrimonio fino al 2022.
Qualche settimana fa, a rendere ancora più confuso il quadro, si erano susseguite voci secondo cui uno tra il magnate russo Mazepin e Roger Penske fossero pronti a rilevare il team a suon di milioni di dollari. A questi spifferi se n’è aggiunto un altro, più recente, che vuole Lawrence Stroll, patron della Racing Point, è pronto a prelevare Aston Martin e, con Toto Wolff, a prendere team, strutture e maestranze di Brackley per fondare un team motorizzato con i sei cilindri ibridi di Brixworth. Ipotesi ardita che comporterebbe un bel po’ di giri contrattuali visto che il manager austriaco detiene il 30% del team che attualmente dirige. La trattativa con Mercedes per il resto delle quote non sarebbe semplice anche perché il valore della squadra, dopo 12 titoli in sei anni, è lievitato sensibilmente rispetto all’era dei motori aspirati. Una Mercedes, notizia di ieri, che ha tra l’altro riassorbito il 10% di quote in carico a Niki Lauda.
Insomma, da qualsiasi lato si veda questa vicenda, perdurano i dubbi. Vi sono sia elementi per ritenere che l’impegno continui, così come ne esistono altri dai quali dedurre che potrebbe esserci un clamoroso addio a fine anno. Magari dopo aver ritoccato al rialzo i record di vittorie stabiliti l’anno passato. Ecco che la riunione del 12 febbraio assume una carattere cruciale che, una volta e per tutte, stopperà – si spera – questo continuo far congetture intorno al pianeta Mercedes.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes