Ancora otto giorni d’attesa e finalmente vedremo le linee della nuova Ferrari chiamata a riscattare un 2019 carico di aspettative che a fine stagione sono rimaste tali. La SF90, specie dopo le due sessioni di test invernali tenutesi nella classica location di Barcellona, aveva spaventato la concorrenza a suon di prestazioni che non si sono più viste – almeno con la continuità necessaria per imporsi – durante l’arco dei 21 Gran Premi in calendario. L’inverno degli uomini di Maranello è stato caratterizzato da un diktat comunicativo ben definito: mantenere un basso profilo. Cosa che, dodici mesi fa, non si era affatto verificata. La lezione è evidentemente servita ad ha avuto il compito di evitare il crearsi di false illusioni tra i tifosi che sono ben consci che il terreno da recuperare dalla Mercedes-mattatrice è cospicuo. Specie in presenza di un quadro regolamentare perfettamente sovrapponibile a quello che vigeva nel mondiale cannibalizzato da Lewis Hamilton.
La struttura tentacolare della Ferrari è già ampiamente operativa. Se a Maranello si sta completando l’assemblaggio del monoposto che solcherà le 22 piste del mondiale 2020 (Coronavirus permettendo), un’altra equipe è pronta, a Jerez de la Frontera, per una due giorni di test riservata agli pneumatici in configurazione 2021 che vedrà Charles Leclerc unico protagonista. Man mano che il giorno dell’attività in pista si avvicina il silenzio che ha caratterizzato l’inverno ferrarista tende a squarciarsi. A prendere parola è stato Mattia Binotto che ha voluto fare il punto della situazione esponendo le sensazioni che si percepiscono tra gli uomini in rosso.
Il team principal elvetico, al secondo anno nel ruolo di guida sportiva del team, si dice fiducioso sulla stagione che sta per iniziare “… A patto che il team sia in grado di rispettare processi di lavoro rigorosi. Un qualcosa di cui sento la necessità e che mi è stato trasferito dagli studi di ingegneria nonché dall’aver abitato, durante la mia infanzia, in Svizzera. Se da un lato è importante curare i rapporti personali e l’aspetto umano – riporta il portale Car and Driver – dall’altro bisogna capire che una squadra è una macchina complessa che deve funzionare perfettamente“.
Naturalmente, per uscire vincitori da una tenzone sportiva, è necessario fare meglio della concorrenza. Che è agguerrita e, come sottolineato in apertura, parte da una base più concreta. Di questo Binotto è consapevole ma ritiene di poter sopperire al gap iniziale: “Ritengo che il livello di competizione non sia mai stato così alto. Abbiamo tutte le carte per avere successo, ma nulla va dato per scontato perchè gli avversari, come noi, stanno lavorando sodo per migliorare. Ma in questa corsa – ha chiosato l’ingegnere di Losanna – abbiamo un vantaggio. Ossia il costante sostegno dei nostri fan e la forza di un mito che vogliamo continuare ad alimentare ad ogni costo. Questa è l’essenza del motto #Essereferrari“.
Belle parole queste ultime, indubbiamente. Ma che servono a ben poco per raschiare quei decimi di secondo necessari a spiazzare due avversari coriacei che rispondono al nome di Red Bull e, soprattutto, Mercedes che negli ultimi anni ha lavorato a testa bassa facendo incetta, ma non indigestione, di titoli e premi. Binotto, nell’arco del suo mandato, ha apertamente e ripetutamente sostenuto che alla Ferrari serve rendere operative delle procedure collaudate ed efficaci. Cose, queste, che sono mancate chiaramente negli ultimi anni. Delle criticità che debbono necessariamente e categoricamente essere superate se il Cavallino Rampante intende seriamente perseguire quel sogno iridato che è diventato ossessione da più di due lustri.
Le scuderie che hanno monopolizzato gli Anni Dieci del Ventunesimo secolo hanno dimostrato di rasentare la perfezione in diversi ambiti: gestione piloti, affidabilità del mezzo meccanico, lettura della gara e capacità di reagire alle eventuali deficienze tecniche che un progetto palesa nei primi Gran Premi. Lacune che Maranello ha purtroppo evidenziato in maniera netta non solo nel recente passato, ma sin da quando l’organizzazione certosina messa su da Jean Todt si è dissolta a seguito l’abbandono dell’attuale presidente FIA. Binotto è chiamato alla puntuale ricostruzione di un team che, a sua detta, è ancora molto giovane nonostante le sue radici affondino nella notte dei tempi della Formula Uno.
Ben venga l’ottimismo: sicuramente meglio esternare pensieri positivi piuttosto che intonare il De Profundis prima che la stagione sia partita ufficialmente. Ma bisogna esser cauti con le parole che fin troppo spesso, a Maranello, hanno avuto l’effetto di un dolorosissimo e spietato boomerang. I proclami e le ostentazioni del blasone nobiliare (“…La forza di un mito che vogliamo continuare ad alimentare“) avranno una reale consacrazione solo se la Ferrari ritornerà ad accomodarsi sul tetto del mondo. Altrimenti resteranno chiacchiere. Sicuramente romantiche, ma pur sempre chiacchiere. E quelle, si sa, il vento se le porta via.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Ferrari
Articoli bellissimi….
Grazie. Salut⚙〽️????
Grazie per il granditissimo feedback