giovedì, Dicembre 19, 2024

Vettel si gioca tutto nel 2020: il suo futuro in F1 è un’incognita

Dopo aver visto le immagini della nuova Haas svelata nei giorni scorsi (qui l’analisi completa link 1link 2), siamo entrati ufficialmente nella settimana in cui saranno mostrate le vetture che verosimilmente si giocheranno il Campionato del Mondo 2020. Un mondiale che si apre in nome della stabilità regolamentare ma anche della continuità delle line-up piloti. Mercedes, Red Bull e Ferrari hanno inteso non stravolgere le compagini per poi andare, dal 2021, ad operare cambi più sostanziosi. Se Maranello e Milton Keynes hanno puntato tutte le loro fiches sui campioni del domani (Leclerc e Verstappen, nda) blindandoli con contratti d’acciaio, in Mercedes c’è ancora da chiarire l’imminente futuro, con Bottas in bilico ed Hamilton che alla fine dovrebbe rinnovare per altri due anni.

E Vettel? In questo balletto di accasamenti pare l’unico dei top driver in griglia a non avere una mano di carte vincente. Ad ora, realisticamente, sussistono due opzioni: la prima è restare in Ferrari conquistandosi la riconferma a suon di prestazioni; la seconda è avviarsi per altri lidi che potrebbero non essere quelli di un top team dato che lo scacchiere 2021 è quasi completo. Qualche gustoso retroscena sulle strategie contrattuali di Seb è stato svelato dal mai diplomatico Helmut Marko, gran consigliere di casa Red Bull, che conosce bene vizi e virtù del driver di Heppenheim avendolo lanciato verso una carriera brillantissima e ricca di prestigiose vittorie.

E’ nel naturale ordine della cose che Vettel stia dragando il mercato in chiave 2021. Un contratto in scadenza, un dualismo mal digerito col galletto monegasco che si ritrova come compagno di squadra e un’età non di certo freschissima suggeriscono che il portacolori ferrarista stia guardandosi intorno con attenzione alla ricerca di un sedile buono. Che non è detto troverà. Una prima richiesta, stando a quanto rivela la testa spagnola Marca, Vettel l’ha fatta alla McLaren dove opera una sua vecchia conoscenza dai tempi della BMW: Andreas Seidl. Pare che da Woking abbiano gentilmente evitato di incrociare lo sguardo bramoso di Seb confermando Sainz e Norris autori di una stagione ai limiti del clamoroso. Allora le occhiate ammiccanti di Vettel si sono rivolte alla Red Bull, in un nostalgico abboccamento. Ma da Milton Keynes è arrivato un altro stop. Che Marko ha raccontato senza troppi giri di parole.

Vettel si gioca tutto nel 2020: il suo futuro in F1 è un'incognita
Helmut Marko, consigliere Red Bull Racing

A causa del prolungamento di contratto di Verstappen fino al 2023 – ha detto il manager austriaco riferendosi a Vettel non riesco ad immaginare la presenza di due leader in squadra. L’operazione sarebbe insostenibile anche da un punto di vista finanziario“. Parole che hanno la parvenza e il peso di un masso tumulare sull’affascinante ipotesi di un ritorno del tedesco alla corte di Mateschitz.

Marko, da un punto d’osservazione esterno, valuta quanto sia diventata difficile la posizione del suo ex polita in seno alla Ferrari: “Seb è una persona molto diretta, non è interessato alla sfera politica e non ha interessi a lottare su qual campo. E su questo può essere in difficoltà rispetto a Leclerc che può contare su un manager di nome Todt che si occupa di tutte le questioni che non hanno a che fare con la pista. Nonostante ciò – ha spiegato ai microfoni di Motorsport Vettel ha comunque la possibilità di vincere il duello interno col monegasco se la macchina è valida“.

Proprio dal duello interno dipenderà, con ogni probabilità, il futuro in Formula Uno del quattro volte campione del mondo. Un Vettel vincitore della tenzone avrebbe un potere contrattuale ben più forte di quello attuale. Di converso, una stagione deludente aprirebbe ad un inevitabile addio a Maranello che già ora, prima dell’inizio del campionato, sembra possibile. L’ex Red Bull deve scrollarsi di dosso l’etichetta di pilota mentalmente fragile. Prima fu Daniel Ricciardo, oggi è Leclerc lo spauracchio che agita la serenità del tedesco. Due duelli persi nettamente, due sconfitte che sancirebbero altrettanti addii al team di appartenenza.

La critica, spesso spietata, accusa Vettel di aver vinto i suoi quattro titoli grazie ad una monoposto molto più forte della concorrenza (fatto non nuovo in F1). Ma anche in virtù di un team che era sostanzialmente costruitogli intorno. Nonché per via di un compagno di squadra tutt’altro che fastidioso in termini di prestazione pura. Non appena ai Mark Webber o ai Kimi Raikkonen sul finale della carriera si sono sostituiti i Daniel Ricciardo e i Charles Leclerc qualcosa si è spezzato nello schema mentale del trentaduenne driver di Maranello. Seb deve vincere anche per sedare queste accuse, per dimostrare che certe stagioni negative sono state frutto del caso e non figlie di un deficit tecnico nei confronti del collega di muretto box.

Ma quello della competitività interna non è l’unico demone che Vettel deve esorcizzare. E’ necessario che riesca a disputare una stagione pulita, scevra dagli errori che hanno costellato, condizionandoli negativamente, i mondiali 2018, 2019 e, in parte, quello 2017 nel quale anche la Ferrari ha contribuito a gettare alle ortiche la possibilità di vincere un titolo con uno sviluppo che improvvisamente intraprese un sentiero tecnico pernicioso culminato nella disastrosa trasferta asiatica che consegnò gli onori e la gloria a Lewis Hamilton.

Topiche che non vanno sottaciute per fede o tifo cieco. Falli che non sono passati inosservati a quei dirigenti di scuderia che le line-up le creano. Ecco perché Red Bull ha puntato forte su Verstappen affiancandogli un driver meno consistente. Ecco perché Ferrari ha messo al centro del progetto Leclerc tenendo Seb a scadenza. Ecco perché McLaren, per risorgere, preferisce non cedere alla lusinghe di un campione del mondo. Ecco perché, infine, Mercedes rinnoverà con Hamilton affiancandogli probabilmente quel George Russell che dovrebbe rappresentare il futuro del motorsport britannico.

La suggestione Vettel – Mercedes, alimentata dalla presunta volontà di Stoccarda di vedere un tedesco vincere ancora su una Freccia d’Argento, è stata smontata oggi in occasione della presentazione dell’accordo quinquennale del team campione in carica con Ineos che, a rigor di logica, mette fine anche alle chiacchiere sul disimpegno a breve termine della F1. Toto Wolff ha chiaramente fatto intendere che il matrimonio tra Hamilton e la Stella a Tre Punte continuerà: “Siamo fatti per stare insieme“, ha detto il team principal a margine della conferenza stampa.

Vettel si gioca tutto nel 2020: il suo futuro in F1 è un'incognita
Vettel – Hamilton: una coppia che probabilmente non vedremo mai

Seb, quindi, rischia seriamente di rimanere col cerino in mano e vede nella Ferrari l’unica vera possibilità di proseguire in un top team. Ma in quale posizione? Difficilmente da punta di diamante se non batte il collega. Ancora, c’è un’altra Spada di Damocle che pende sul capo del tedesco: l’ingaggio. Con una cifra che sfiora i 40 milioni di euro è improbabile che un qualsiasi team, compreso il Cavallino Rampante, possa pensare di avvicinarsi ad un stipendio così lauto. Red Bull ne paga uno analogo a Verstappen. Mercedes ne darà uno più sostanzioso ad Hamilton. Ferrari ha scelto la via della valorizzazione dei piloti della sua driver academy e conferire salari così elevati ad un pilota esterno alla “famiglia” sarebbe una clamorosa deviazione della politica avviata da Sergio Marchionne. In chiusura, quindi, quello che sta per iniziare è un vero e proprio crocevia per la carriera di Vettel che sa di giocarsi il futuro nella massima categoria. Avrà la necessaria tenuta mentale per vincere la sfida?

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Red Bull, Ferrari

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3 Commenti

  1. Duello perso nettamente con Leclerc? Eppure senza i 2 ritiri tecnici Seb sarebbe finito 20 punti davanti… Mah! La stagione del monegasco, inacapcedi di finalizzare 7 pole e indietro in campionato al netto dei ritiro tecnici va necessariamente rivalutata.

    • Teniamo anche presente che Leclerc era al debutto in Ferrari. Le sette pole non sono state capitalizzare perché la sf90 è una monoposto che ha sempre sofferto in gara.
      Questo articolo non intende produrre giudizi di valore, intende semplicemente fotografare i fatti e postulare verosimili scenari futuri.

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