Il virus dell’ipocrisia
Sono tempi bui e tristi quelli che stiamo vivendo, è inutile negarlo. Uno strano e comprensibile alone di incertezza, misto a paura ricopre tutto il globo. Quello che sta succedendo in questi mesi non risparmia nessuno. Si dice che il virus Covid-19 non conosca confini e, aggiungo io, non guarda in faccia a niente e nessuno… compresa la dorata e “asettica” F1. L’attesa del primo GP dell’anno è sempre spasmodica. Stai con le dita in bocca, con le unghie a pagarne le conseguenze, con ettolitri di caffè da consumare tra un giorno e l’altro sia per il nervoso, sia per iniziare a farci l’abitudine al fine di reggere l’intero insonne weekend australiano. Tutto questo ci è stato negato.
Del resto era inevitabile. Eppure dietro la causa, dietro il Covid-19 nel paddock della F1, tra le fila delle poltrone imbottite di chi comanda e regge i fili, serpeggiava un virus molto “più bastardo” di quello che sta flagellando l’umanità in questo momento. Il virus dell’ipocrisia. Ad onor del vero, la F1 è infetta e portatrice sana da una vita di questo virus letale e non ha mai mancato un’occasione per dimostrarcelo. Anche in questo caso non ha deluso le attese a riguardo, solo che lo ha fatto nel peggiore dei modi.
Facciamo un passo indietro: tra sabato 7 e lunedì 9 marzo, il grande Circus inizia ad “impacchettare” tutto ed a spedire armi e bagagli dall’altra parte del pianeta. Personale e piloti fanno lo stesso, in quanto si devono abituare al fuso orario e perché da mercoledì iniziano già le prove generali di quello che avviene come sempre ufficialmente da giovedì. C’è da tenere in considerazione che quando tutto è stato spedito (essere umani compresi), la situazione in Europa e nello specifico in Italia, è già critica; tanto che il buon senso diceva di non partire.
Neanche a dirlo l’OMS mercoledì 11 marzo dichiara la pandemia a livello globale, solo che quando la scure cala inesorabilmente, la frittata era già fatta. Dopo? Dopo abbiamo assistito allo spettacolo più indecente che la F1 ci ha fatto vedere negli ultimi tempi. Il festival dell’impreparazione e, appunto, dell’ipocrisia. Lewis apre le danze, sputando come un anziano che passeggia per strada, nel ricco e capiente piatto in cui mangia da anni, affermando che se tutti erano lì è perché “the cash is the king”… alé. Sia chiaro, il re nero ha ragione da vendere, solo che personalmente mi ha fatto un po’ rabbrividire la sua dichiarazione, considerando che Hamilton pubblicizza di tutto e, soprattutto, le persone che ha accusato gli pagano lo stipendio.
Francamente non riesco a condividere tutto questo entusiasmo nell’esaltare l’esa-campione del mondo, il quale è stato un gran bell’ipocrita nello sputtanare tutto il sistema a quel modo. Mi chiedo cosa ci faceva li in Australia… se lui non era d’accordo non sarebbe dovuto partire. Nel frattempo, mentre le aspettative per il GP crescevano e i tifosi australiani affollavano la pit lane per vedere i loro beniamini da vicino (il metro di distanza in Australia non valeva?), Chase baffone Carey volava in Vietnam, sia per infettare il resto del sud est asiatico e sia, soprattutto, per capire come non pagare multe e penali, visto che tanto (lui si che l’aveva capito!) il GP non si sarebbe svolto. Perché il succo del discorso è tutto lì: chi paga?
Se la F1 si fosse tirata indietro sarebbero stati guai… allora meglio aspettare le decisioni governative del paese ospitante. Inutile che il CEO di Liberty Media rilasci dichiarazioni del tipo: “purtroppo quando i team erano in viaggio verso Melbourne la situazione è cambiata drasticamente, ed è una situazione che abbiamo dovuto affrontare in tempo reale arrivando alla decisione che abbiamo preso”, oppure “se il denaro fosse il re non avremmo preso la decisione di annullare l’evento. Le cose sembravano diverse quando abbiamo deciso di essere qui. Si tenevano eventi con grande affluenza di pubblico. La situazione nel mondo era diversa.”
Quello che afferma è fin troppo opinabile perché, come ho spiegato precedentemente, non è vero che la situazione era diversa. Cosi come è risibile il voler apparire come delle “verginelle”, quando Carey afferma che il denaro non è il solo motivo della loro presenza lì. La F1 non si sarebbe proprio dovuta muovere. Se non altro perché tutte le scuderie si trovano in Europa, dove ormai la crisi era già in atto settimane prima della partenza. A tal proposito la Ferrari avrebbe dovuto fare la voce grossa visto la sede in Italia. Regione dove il focolaio di infezioni era acceso da tempo. Invece… muta ed obbediente.
Se il mondo della F1 è stato costretto ad uscire allo scoperto, è solo e soltanto perché il team McLaren ha scoperto e dovuto ammettere che tra di loro c’erano degli infetti; dopo di che tutti i buonismi ed i sorrisi sono finiti. Anzi, come topi che scappano dalla nave che affonda, abbiamo assistito ad un fuggi-fuggi generale e ad un continuo rimbalzare di notizie (si corre, non si corre?) dove nessuno aveva il coraggio di prendere la decisione ultima. Nel frattempo, migliaia di tifosi iniziavano ad accalcarsi nei pressi del circuito, mentre qui, dall’altra parte del mondo, non sapevamo se puntare la sveglia.
Il comportamento di tutti gli addetti ai lavori oscillava tra il “si salvi chi può” (la fuga di Kimi e Seb ancora prima dell’ufficialità, con tanto di foto patinata, da parte della moglie del finnico che confermava la sua “evasione” rimarrà nella storia) e il “non spetta a me parlare.” Sino a quando si è giunti all’epilogo di questa brutta pagina di mala gestione del circus di F1. Ciò che più mi ha addolorato è stato vedere gli effetti collaterali di questo virus dell’ipocrisia nei riguardi di tutti i “circensi” della F1: tutti, nessuno escluso, a cinguettare “stay safety.”
Ognuno (scuderie e piloti) si è sentito in dovere di scrivere e far sapere al mondo di mettersi al sicuro… questo solo dopo che ognuno era ritornato al proprio sicuro ovile. Questo appello cosi accorato l’ho trovato indecente… la quintessenza dell’ipocrisia. Nessuno ha avuto il coraggio di prendere la decisione giusta e risolutrice a tempo debito. Nessuno ha osato parlare (salvo il campione del mondo, il quale anche se ha peccato di delicatezza almeno ha avuto gli attributi di parlare), se non dopo. Solo che dopo sono bravi tutti, dopo è troppo tardi e, come spesso succede in queste situazioni, è meglio tacere perché si fa più bella figura.
Tutto il mondo si augura di ritornare alla normalità e che, se esiste, si trovi una cura per questo male; cosa che purtroppo, invece, non succederà mai per il virus letale che infetta la F1 da sempre. Tutti ne escono con le ossa rotte (la caduta a picco dei titoli azionari ne è la dimostrazione eclatante) e questo deve far riflettere non poco sull’attuale governance della massima categoria del motorsport a quattro ruote: ha peccato di presunzione e di incompetenza. Mi auguro, almeno ora, che abbiano il coraggio di prendere la decisione giusta per quel che rimane di questo sciagurato campionato che non è nemmeno iniziato.
Autore: Vito Quaranta – @vito1976
Foto: Formula Uno