La F1 posticipa l’introduzione delle regole 2021: Mondiale 2020 a rischio?
Quella di ieri è stata una giornata nella quale si sono succedute notizie di gran rilievo per il mondo della F1. La pandemia mondiale di Coronavirus sta pesantemente condizionando l’attività sportiva e la stessa vita quotidiana delle fabbriche dei team che, tra marzo e aprile, osserveranno tre settimane di stop forzato anticipando, di fatto, la pausa estiva. Non solo, data la criticità del momento, alcune scuderie (Mercedes, McLaren, Williams e Ferrari) daranno un contributo fattivo per sconfiggere l’emergenza iniziando una produzione straordinaria di ventilatori polmonari che scarseggiano come l’acqua nel deserto.
Tornando alle decisioni prese ventiquattro ore fa, è stata dunque formalizzata la sospensione e il rinvio sine die dell’attività ufficiale inizialmente prevista nei mesi di marzo, aprile e maggio. Ai Gran Premi già rinviati o annullati (Australia, Bahrein, Vietnam e Cina) si affiancano le tappe d’Olanda, Spagna e Monaco. Il Gran Premio del Principato è stato addirittura cancellato. Una notizia clamorosa nel settantesimo anniversario della F1 visto che la gara rivierasca si è sempre tenuta dal lontano 1955. Molto ha pesato su questa dolorosa scelta il clima claustrofobico di un paddock solitamente affollato ai limitei del sopportabile, una situazione che potrebbe favorire un contagio violento scatenato degli eventuali infetti da Covid-19. Ma non è la sola motivazione che ha determinato la cancellazione: ha influito, infatti, la comprovata positività al virus del Principe Alberto che ora è alle prese con le necessarie cure del caso.
Ma questo dei rinvii di altre tre gare è lo shock minore. Ieri la FIA e i team hanno preso una decisione perentoria e sicuramente saggia: posticipare al 2022 l’introduzione del corpus normativo tecnico inizialmente previsto per la prossima stagione. In soldoni, le vetture che vedremo in pista quando il Mondiale 2020 partirà (se partirà) saranno le stesse che si affronteranno tra dodici mesi. Ciò che non sarà rinviato è l’introduzione del regime di salary cap. Pertanto gli organi decisori, di concerto con i team principal delle dieci squadre che ieri si sono riunite in videoconferenza, vogliono evitare che vi sia una dispersione di preziose risorse per sviluppare massicciamente monoposto destinate ad essere accantonate, nella filosofia e nei concetti, a fine stagione.
Anche se i dettagli sono ancora tutti da definire, pare che dalla call conference di ieri siano emerse delle chiare linee guida tecniche da applicare alla vetture 2021. Il primo paletto è il mantenimento dei telai 2020. Nessuna modifica dovrebbe essere consentita su questo frangente. Analoga sorte per le trasmissioni. I team potranno certamente operare sull’aerodinamica, anche se, non potendo rimaneggiare i telai, gli interventi saranno logicamente limitati. Sulle power unit è ancora tutto da definire visto che i team si aggiorneranno nei giorni successivi per prendere una decisione anche su questo tema che è di vitale importanza per le annate a seguire.
Nel comunicato della Federazione Internazionale dell’Automobile che annunciava la promulgazione del provvedimento c’è un passaggio interessante che recita così: “La FIA e i team di F1 si impegnano a ristrutturare il calendario 2020 e a fare il possibile per attuare delle misure necessarie a ridurre in modo significativo i costi“.Leggendo tra le righe si comprende che sia gli organizzatori che i team covano l’intenzione di riavviare il campionato non appena le condizioni lo consentiranno.
Ma quali sono queste condizioni? Da più parti si legge che il primo semaforo verde potrebbe accendersi in Azerbaijan, a inizio giugno. Prospettiva plausibile se e solo se la pandemia conosce un drastico stop. Osserviamo il caso cinese. Nella zona di Wuhan non si registrano nuovi casi interni da qualche giorno. I nuovi contagi sono arrivati da persone rientrate nel Paese. Se la pandemia non sarà pesantemente limitata quale nazione autorizzerà la disputa di un evento? Ancora, quale governo consentirà di avere gare a porte aperte con pubblico proveniente da ogni angolo del globo?
Il rischio che la stagione possa ulteriormente slittare è concreto, questo non va sottaciuto. I rinvii dei GP della prima fase del campionato e soprattutto lo spostamento di un anno dell’introduzione delle nuove norme danno una chiara indicazione: se non matureranno le condizioni per partire non si getta alle ortiche tutto il lavoro fatto quest’anno. Le disposizioni arrivate ieri rappresentano una sorta di paracadute: non sanciscono l’annullamento della stagione 2020 (sarebbe assurdo farlo ora), ma non escludono che lo scenario che ogni tifoso non si augura non possa concretizzarsi.
La FIA e i team sono impotenti dinnanzi ad un fenomeno che non possono controllare e quindi devono adeguarsi di giorno in giorno all’evoluzione della malattia. Che, purtroppo, è lungi dall’aver raggiunto il picco. Specie in quei Paesi che fino a pochissimi giorni fa avevano preso sottogamba un’emergenza che invece era già drammatica. L’atteggiamento di Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Brasile e via discorrendo di certo non aiuterà a velocizzare il processo di contenimento dei contagi. La F1 è alla finestra e spera di riuscire ad organizzare almeno 17-18 eventi per rendere credibile il campionato.
Nel frattempo, a conferma del fatto che non c’è certezza dell’inizio reale dell’attività, il Circus ha oggi diramato un comunicato con cui annuncia che, nei giorni e nelle ore in cui si sarebbero disputati i Gran Premi, partirà un campionato virtuale al quale potrebbero partecipere alcuni piloti titolari. Un palliativo che di certo non lenirà l’astinenza da motorsport. Un’iniziativa che si adegua al drammatico contesto che s’è creato nelle ultime settimane. Una tenzone virtuale che non assegnerà punti né aggiornerà le statistiche ufficiali. Ma che servirà, si spera, a dare qualche minuto di svago agli appassionati. In attesa che decisioni ufficiali vengano prese.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1