L’incertezza aleggia minacciosa sul Mondiale di Formula Uno 2020. Alla vigilia dell’inizio dell’attività in pista giungono notizie poco rassicuranti sullo stato di salute di tre membri dello staff della Haas e della McLaren che potrebbero essere alle prese con un contagio da Coronavirus. I tamponi sono stati effettuati e, nell’attesa degli esiti, i tre sono stati isolati precauzionalmente. Contestualmente giungono voci – tutte da verificare – sul Gran Premio del Vietnam che potrebbe subire lo spostamento sempre a causa del virus che sta diffondendosi con gran rapidità in diverse aree del mondo. Liberty Media e la FIA stanno attentamente monitorando la situazione per scongiurare uno stop che avrebbe del clamoroso a poche ore dalla prima conferenza stampa dei piloti. In questo contesto di precarietà e di timore per la salute di tifosi e addetti ai lavori non aiuta il clima di scontro che si vive nel paddock per via del contrasto tra Federazione e alcune scuderie.
E’ notizia di ieri quella relativa ad una Red Bull sul piede di guerra nei confronti della Mercedes. Prima la richiesta di chiarimento su un particolare delle prese d’aria dei freni posteriori che ha prodotto una direttiva tecnica (leggi qui) che vieta il dispositivo concepito da James Allison e dal suo staff, poi l’ormai abituale minaccia mediatica di Helmut Markoche ha praticamente intimato al team di Brackey il non utilizzo del controverso DAS per non incorrere in un altro accesso chiarificatore ai commissari della FIA. Sullo sfondo, ancora, resta viva la questione che ha coinvolto la Ferrari e la stessa Federazione che ha dovuto subire l’attacco frontale della “Sette Sorelle” per un accordo riservato che ha ulteriormente inquinato il clima invece di distendere gli animi. Che sarebbe una cosa auspicabile a poche ore dalla prima luce verde. Ma, evidentemente, ogni stagione è caratterizzata da una querelle che si protrae per lunghi mesi. Un po’ come successo negli anni scorsi quando l’oggetto del contendere erano le gomme Pirelli.
Ormai è vicenda nota quella che ha visto i non motorizzati Ferrari indirizzare una missiva al vetriolo agli uffici parigini della Federazione. E’ altrettanto conosciuta la risposta che la FIA ha dato agli accusatori (leggi qui). La novità di giornata è che al comunicato stampa dei contestatori è seguita una lettera dettagliata in – pare – ventuno punti a mezzo della quale si fanno domande ben circostanziate su come siano state condotte le indagini sulla power unit Ferrari, su quali siano gli esiti delle stesse e sul perché si sia reso necessario scrivere un accordo privato in mancanza di una vera e propria sentenza di colpevolezza o di innocenza. Ennesimo capitolo di una vicenda kafkiana che monopolizza i discorsi all’interno del paddock di Melbourne (qui l’anteprima del GP).
Il contenuto dell’ultima richiesta di chiarimenti fatta dalle sette scuderie alla FIA dovrebbe essere secretato. Ma, come sovente capita, c’è stata una fuga di notizia (volontaria?) che ha reso noti alcuni punti cardine delle rimostranze dei non motorizzati Ferrari. Come rivela il portale Motorsport, una delle domande verte sul processo ispettivo della FIA: “Perchè la Federazione non ha vigilato – chiedono “i ribelli” – su questo caso tecnico in maniera trasparente? Come le squadre possono ancora fidarsi di un organo di controllo che sarà esso stesso coinvolto nel nuovo Patto della Concordia che entrerà in vigore nel 2021?“. Quesiti leciti ai quali bisognerebbe rispondere in maniera chiara e soprattutto pubblica.
Ma non è l’unico elemento ad esser trapelato. Un’altra domanda che sarebbe stata posta alla FIA è la seguente: “Deduciamo che la Ferrari abbia violato le regole tecniche. Quali sono, pertanto, gli articoli infranti? Quali sanzioni sono state comminate alla Ferrari in virtù dell’accordo preso tra le parti?“. Quest’ultimo “leak” è potenzialmente esplosivo perché rappresenta un’accusa diretta alla Ferrari considerata rea dagli avversari. Ma non solo. Può anche essere letto come una critica aspra alla FIA che avrebbe coperto un team non avendo fornito le giuste informazioni a tutti gli altri competitor.
Ecco perché la Federazione Internazionale dell’Automobile dovrebbe rispondere nel merito. La cosa, stando ancora a quanto riferisce Motorsport, sarebbe avvenuta proprio in queste ore. Naturalmente non è trapelato nulla di questo documento che è rimasto blindato. Solo dalle future mosse delle squadre capiremo che se il contenuto della contro-missiva è stato soddisfacente ed esauriente. Anche la pista potrà dire molto sullo stato dell’arte. Se dopo il Gran Premio d’Australia dovessero emergere dati che raccontano di una SF1000 non più dominante in velocità di punta e in cavalleria poterebbe essere un chiaro segnale che uno dei punti dell’accordo riservato verteva proprio sull’eliminazione di quei dispositivi che secondo Red Bull e soci avevano messo le ali alla SF90 dopo la pausa estiva del 2019. S’intenda, queste sono semplici congetture che nascono proprio a causa di un contesto confusionario determinato dalla cripticità dell’agire della FIA. La sensazione, per concludere, è che sia in atto una guerra tra titani che coinvolge i vertici del motorsport. La stessa poltrona di Jean Todt sembra diventata rovente e traballante. Potrebbe essere lui a pagare? Ipotesi da non scartare.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Red Bull