Eddie + Eddie
Durante la pausa forzata, la Formula Uno dei pettegolezzi prende piede. Quest’oggi tocca all’imprenditore irlandese Eddie Jordan scoccare la freccia, assestata con estrema decisione, dritta al petto del mal capitato di turno. Il bersaglio trattasi nientepopodimeno che del vice campione del mondo della Ferrari Eddie Irvine. Parliamo subito chiaro: lo “sciupafemmine nordirlandese” non era certo uno stinco di santo. Le serate passate a nuotare nei fiumi d’alcol, salvando le donzelle in pericolo, erano di gran lunga più importanti dell’imbarazzo di un risveglio fuori luogo.
Malgrado tutto però, la carriera di Eddie era soddisfacente… almeno per lui. Fino a quando un bel giorno la fortuna si presentò nelle mani dell’ex ferrarista, infiocchettata e ben disposta, scompaginando i piani del dongiovanni in rosso. L’incidente che mise fuori gioco Michael Schumacher nella stagione 1999, era l’occasione per marchiare a fuoco il proprio nome sull’albo dei campioni. Inaspettata ma concreta, era lì. Si trattava solamente di afferrala e stringerla forte. Per non farsela scappare. Insomma… il colpo del suddetto “culo” avrebbe potuto cambiare la storia. Per sempre. Ma evidentemente, come sostiene Eddie Jordan intercettato dai microfoni del web magazine irlandese Off the ball,“invece di sudare al volante lo faceva la sera nei nightclub. Passava un sacco di tempo nel suo appartamento. Senza dubbio si tratta del pilota più pigro della storia dello sport. È veramente un peccato… aveva tutto per conquistare il titolo.”
La tesi di Jordan,sciorinata con estrema franchezza, centra il punto debole di Irvine: gli eccessi. Responsabili diretti, che hanno annacquato (è proprio il caso di dirlo) i mezzi tecnici del pilota di Newtownards. I due Eddie hanno lavorato assieme per ben tre stagioni, ovviamente senza farsi mancare i problemi. Assoldato per seguire Irvine, un certo Barry era l’incaricato di tenere lontano dai guai l’allora giovane pilota, assicurandosi che si allenasse regolarmente. “Tendeva a svegliarsi a mezzogiorno, cosi dovetti prendere una persona che lo seguisse personalmente tre volte alla settimana per gli allenamenti”, ricorda il boss dell’ex scuderia Jordan Grand Prix. “Devo dire che è stato divertente lavorare con lui, ma spesso mi faceva perdere davvero la pazienza portandomi all’esasperazione. D’altro canto fa parte dello sport, può capitare ogni genere di personaggio…”
Tenendo presente che l’amore per la bottiglia non è di certo l’unico eccesso che accomunava i due, concludo in tono simpatico con una battuta di Charles Bukowski.
“Che poi non sono tanto le prediche, quanto i pulpiti da cui sono fatte che fanno ca*are…”
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: Formula Uno