Questo articolo è un pretto esercizio di fantasia che ha tratto ispirazione da una conversazione Twitter nella quale mi sono indebitamente intrufolato ieri sera. Si discettava del futuro compagno di squadra di Charles Leclerc. Architrave del ragionamento era quella secondo cui le strade di Sebastian Vettel e della Ferrari potrebbero dividersi a fine 2020. Una partita tuttora in corso che si sta giocando negli uffici di Maranello. 1X2: un match aperto a qualsiasi esito. Farò congetture, lo sottolineo in favore di chi sentirà impellente il bisogno di evidenziare che si parla del nulla cosmico. E’ così, signore e signori: non vi sono elementi probanti che supportano quanto troverete scritto più avanti. Si faranno illazioni, supposizioni, ipotesi. Roba che, per definizione e peculiarità, si costruisce quando la notizia non c’è. Beninteso, non si pretende di inventarne una – di notizia – con questo pezzo; si postula semplicemente uno scenario plausibile. Che potrebbe realizzarsi. O che potrebbe parimenti non verificarsi. Pertanto questo articolo si autodistruggerà il giorno in cui la Ferrari annuncerà la line-up piloti per il 2021. O, magari, diventerà una testimonianza imperitura del fatto lo scrivente possiede doti divinatorie. Che sicuramente non vorrete derubricare a vile fortuna.
Ferrari: le opzioni per il futuro
Cosa abbiamo in mano in questo momento? Una sola certezza: Charles Leclerc. Che ha rinnovato il suo legame con la Ferrari fino al 2024. Un segnale che esplica senza troppi dubbi quale sia la linea della Scuderia: fare del monegasco il pivot del progetto sportivo. Poi c’è lui, l’erede designato di Michael Schumacher che, sventura sua, non ha ancora nemmeno annusato un titolo il rosso. Dopo sei anni in groppa al Cavallino Rampante la sua sella scotta. Così come il suo ingaggio da superstar. Che la Ferrari sta pensando di ridimensionare in caso di rinnovo. Un accordo che non arriva e intorno al quale si sono scritte più pagine di un romanzo di Umberto Eco. Mettiamo il caso che Seb decida di salutare la truppa, cosa potrebbe realisticamente fare la Ferrari? Al momento sussistono tre opzioni, ognuna delle quale presenta aspetti positivi e negativi.
La prima, quella che pare caldeggino i tifosi, conduce direttamente in Renault dove c’è il nasuto Daniel Ricciardo non troppo felice, a quanto pare, della vettura della Losanga. Anche se ha diversi milioni di ragioni – e di euro – per farsi piacere il posto di lavoro. Una coppia composta da Carletto e Danielone sarebbe grasso che cola essendo, con ogni probabilità, il mix meglio assortito di tutta la griglia. Ma vi sarebbero delle controindicazioni: in primis lo stipendio dell’italo-australiano che certamente non si accontenterebbe di ridimensionare drasticamente l’attuale ingaggio. Il che vorrebbe dire percepire più di Leclerc. Molto di più. Tantissimo di più. E se Charles è il perno del programma come si giustificherebbe un salario modesto rispetto a quello dell’ex Red Bull? Ancora, chi va a dire a uno dei due che deve mettersi a disposizione dell’altro in caso di lotta per il “vello d’oro”? Direte, “E che ce ne frega!”. E in effetti è così; i problemi li avrebbe Harry Potter Binotto nella gestione di un duo così competitivo. Ma l’ingegnere di Losanna è tricologicamente munito, ne ha di capelli da perdere prima di divenire calvo dal nervoso.
Uno scenario simile a questo poc’anzi descritto è quello che porta in Spagna. A Madrid per la precisione. Qualcuno dice che Vettel potrebbe alla fine andarsene nella Perfida Albione. A Woking, dove c’è un bel laghetto ricco di pesci arancioni e di soldi da pescare. Sainz Jr. farebbe il percorso inverso col benestare di papà Carlos che ne segue attentamente le gesta. Inutile spendere ulteriori digitazioni, i pro e i contro sportivi che si avrebbero con Ricciardo sono i medesimi che si potrebbero presentare con l’iberico. Con un vantaggio gestionale netto però: Sainz lo paghi relativamente poco, sicuramente non più di Leclerc che così non si sentirebbe un pianeta oscurato dalla luce abbacinante di una stella vicina. Bella suggestione quella di un latino in Ferrari, bisogna poi capire cosa ne pensano in quella McLaren che negli ultimi tempi sta sfidando a viso aperto Maranello per la definizione del budget cap. Vedremo.
Esiste una terza via, quella comoda. E non me ne voglia Giovinazzi da Martina Franca. Antonio ha uno stipendio da metalmeccanico se paragonato a quello dei più illustri colleghi. E’ uomo Ferrari, frutto dell’Academy di Maranello. E’ italiano. Farebbe carte false per poggiare il sedere nell’abitacolo di una monoposto tinta di rosso. Sarebbe uno scudiero fedele. Forse non veloce quanto il monegasco. E questo toglierebbe parecchie castagne dal fuoco a Binotto. Leclerc – Giovinazzi sarebbe uno schema che a Maranello conoscono bene e che, un paio di decadi fa, ha dato soddisfazioni. Grosse, pingui, libidinose. Una situazione win-win per tutti: per Giovinzzi, per Leclerc, per la Ferrari, per i tifosi.
Valtteri Bottas: una suggestione da mille vantaggi
E poi c’è un dipinto che potrebbe per sempre rimanere nella mente e nel pennello del pittore. Un quadro la cui prima linea sarebbe un delicato tratto che unisce la Via Emilia a Nastola, un paesetto di circa diecimila anima che giace nel sud della Finlandia. In questa ridente cittadina è nato Valtteri Bottas, un professionista indefesso delle quattro ruote. Un uomo buono, normale. Uno che non ti ricordi per colpi di testa o per guizzi geniali. Uno comunque affidabile, solido, lavoratore. La classe operaia al potere. A fine 2020 il boscaiolo potrebbe liberarsi dalla Mercedes. O forse è meglio dire l’esatto contrario: Brackley punterà sul giovane puledro Russell andando probabilmente a formare una coppia tutta britannica davvero niente male. Un Bottas libero d’accasarsi è un’occasione da cogliere al balzo. La classica auto di seconda mano che profuma d’affare: 50.000 km fatti perlopiù in autostrada e unico proprietario il classico uomo di ottant’anni. La transazione che tutti sognano. E che il sottoscritto caldeggia e propone a chi ha potere di mettere un pilota sotto contratto. Poi, ci mancherebbe, ognuno è padrone a casa sua. E fa ciò che vuole dei suoi soldi.
Facendo un’analisi di costi-ricavi, l’opzione Bottas sarebbe un capolavoro, non facciamo gli schizzinosi. Vediamo perché. E’ un pilota veloce e lo ha dimostrato spesso in qualifica, mettendo in difficoltà Hamilton, ossia quello che è il migliore di sempre nella specialità “pole position”. Non un asino qualsiasi insomma. Mi direte: “Ma in gara non è all’altezza dell’inglese”. Rispondo: “Grazie, me n’ero accorto”. Valtteri si è confrontato con il miglior driver di quest’era sportiva, ci sta che ne sia uscito sconfitto. Ma non ridicolizzato o mortificato. Certo, non ha la costanza dei gradi, qualche volta si smarrisce tra le pieghe dei tracciati, ma porta a casa il risultato minimo. Con buona regolarità. E talvolta, su piste amiche (Austria, Russia, Baku per citarne qualcuna) fa il fenomeno e detta legge col piglio del primo della classe. Quello col maglioncino a rombi e l’occhiale spesso che poi ti ritrovi Presidente del Consiglio. O astronauta che guida la stazione spaziale.
Bottas è un grande aziendalista. Sa mettersi a disposizione del team e del compagno di squadra. Accetta gli ordini di scuderia, anche quando sono velenosi. Vedasi Sochi 2018 quando si è fatto da parte mordendosi la lingua e stringendosi qualcosa che non possiamo citare in questa sede. Fate uno sforzo d’immaginazione. Magari Gualtierone s’incazza e sbraita in macchina, ma quando si toglie il casco ha già ingoiato il rospo e cerca di abbozzare un sorriso anche se sembra una paresi facciale. Accetta con filosofia la pacca sulla spalla del boss e del collega d’ufficio. Non che sia un perdente o uno zerbino come qualcuno ha acidamente scritto a più riprese. Una versione dalla quale rifuggo perché questo ragazzo, come gli altri diciannove in griglia, è sempre lì a sfidare la morte. Bottas è l’idealtipo dell’uomo squadra, è l’amico che vorresti trovarti accanto nelle situazioni difficili. Uno che sa guardarti le spalle e che, alla bisogna, sa randellare come un fabbro. Anzi, come un boscaiolo.
E poi il finlandese porta con sé una dote importante: il know-how di un team stradominante. Non è che arriva a Maranello col progetto della vettura arrotolato sotto al braccio. Può, però, fornire preziosi segreti procedurali. Specie sul fronte simulatore, quello che è il vero tallone d’Achille della Ferrari. Valtteri è un pilota, non un ingegnere. Ma ha ben chiara la correlazione tra ciò che lo strumento virtuale indica e ciò che la pista decreta. Quello che spesso è mancato nella Scuderia che sta per impiantare il nuovo giocattolo. Bottas, più di Ricciardo, Sainz o Giovinazzi (che ha già lavorato al simulatore modenese) potrebbe aiutare a settare il nuovo marchingegno fornendo le giuste indicazioni agli esperti. Proprio perché quello che ha usato per quattro anni a Brackley è il punto di riferimento per l’intera categoria. Mica il volante da 100 euro per Xbox.
Altro vantaggio che vedo in questo accordo immaginario è quello contrattuale. Il finnico non chiede la luna, specie perché approderebbe in un top team che comunque gli darebbe l’occasione di competere ad alti livelli. Ancora, la storia personale dice che si è spesso accontentato di accordi annuali. Con o senza opzione. Qualcosa che a Binotto potrebbe far gola in questa fase di transizione verso una Formula Uno diversa, nuova, tutta da scoprire.
Immaginate, per tutto ciò che è stato scritto su, Valtteri Bottas come Victor l’eliminatore del film Nikita. Uno che risolve problemi scomodi e che antepone il bene collettivo alla sua stessa vita. Dopo questa immagine l’articolo può terminare. Ritengo che vi siano tantissime buone ragioni affinché una suggestione si trasformi in un’opportunità concreta. Non che voglia convincere il lettore di quella che considero essere un’evidenza difficilmente confutabile. Probabilmente la Ferrari sceglierà di fare altro. Magari Vettel firma e si laurea campione del mondo e tutto questo scritto, come sottolineato in apertura, si distrugge per autocombustione. Tenete pronti gli estintori, nel caso, e siate comprensivi se mi sono lasciato prendere la mano con un pezzo oggettivamente lungo. Ma l’autore fantasy, come insegna Tolkien, ha bisogno di spazi letterali dilatati per esprimersi.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1, Mercedes, Bottas
Mi hai convinto. ok per Bottas