Di Sainz, Vettel, Alesi, Binotto… e dintorni
E’ straniante ripensare alla Formula Uno dopo questi mesi passati sotto la pandemia. Tuttavia il ritorno alla sperata normalità riguarda anche la nostra passione comune: i motori. Che non sono ancora accesi ma che sono, si spera, in procinto di farlo.
“Ladies and gentlemen, start your engines!”
Abbiamo una sorta di calendario per la F1 e, soprattutto, abbiamo avuto nell’arco di 48 ore delle bombe di mercato che hanno improvvisamente riacceso i riflettori sulla categoria regina del motorsport e, ovviamente, sulla Ferrari. Dunque, dopo sei stagioni (una ancora da disputare) il quadricampione del mondo lascerà Maranello. O viceversa. Si sprecano le illazioni e i commenti delle consuete opposte tifoserie. Spiace umanamente molto, soprattutto perché trattasi di pilota che ha sempre avuto il sogno di diventare campione del mondo in Ferrari. E non è vero che ce l’hanno tutti. Purtroppo i risultati dell’ultimo lustro portano alla conclusione che non c’era più la necessaria sintonia di intenti fra le parti (come ha sottolineato Piero Ferrari).
Credo che il momento della frattura, taciuta ma chiara, sia stato il terribile errore di Vettel in Germania due anni fa. Qualcosa si è rotto. E non è più tornato a posto. La storia degli sport è soprattutto storia di esseri umani, per questo mi intriga e affascina sapere cosa farà Sebastian. Anche perché di sedili interessanti, per un campione del mondo, non ne vedo più dopo lo “scambio” Sainz-Ricciardo, a meno che Toto non ci stupisca come a suo tempo fecero Williams e McLaren creando un dream team Hamilton–Vettel. Mi pare assai improbabile ma chissà…
Quando ero adolescente il mio idolo era Alesi. Che in tutta la sua carriera ha vinto solo una gara e, diciamocela tutta, fortunosamente. Amavo il fatto che Jean, come Gilles, ci provasse sempre, al di là del mezzo (che Alesi non ha mai avuto all’altezza). Mi piaceva molto anche Berger, che a Maranello è stato, caso più unico che raro, un buon cavallo di ritorno. Ma non possiamo dire che le annate 1991–95 siano state memorabili per la Ferrari. Sono stati anni orribili. Cosa voglio dire? Che è vero che abbiamo un pilota stratosferico, Leclerc, ma anche una “coppia rossa” estremamente giovane (leggo che da 50 anni la Ferrari non aveva due piloti così giovani). Se dai loro un’astronave ok, ci divertiamo. Ma se hanno un “catorcio” non credo abbiano l’esperienza per indirizzare lo sviluppo della monoposto che, certo è meno importante di prima, ma comunque ha il suo peso. Sovente l’anno scorso, se ne parlava nell’ultimo live Twitter di FUnoAT con Cristiano Sponton e Giuliano Duchessa, Il monegasco era velocissimo in qualifica ma poi in gara, spesso, divorava le gomme. Vettel no. Io credo, spero di sbagliarmi, che il rischio di un’involuzione tecnica ci sia.
Piccolo inciso su Sainz, pilota coriaceo e di sostanza. Pare che i contatti fossero avviati da tempo (due anni). Concordo con Antonini. “Da tempo” se si tratta di un pilota come Hamilton, con tutte le cose da incastrare, gli angoli da “smussare”, le richieste reciproche, le clausole milionarie. Ma gli altri, di norma, non ci dovrebbero pensare un millisecondo per andare a Maranello. Sbaglio?
D’altro canto, se guardiamo all’organigramma Ferrari, poco è cambiato (a parte il ritorno di Resta). E ho sempre la sgradevole impressione che Binotto da solo non possa fare tutto. Bernie, ormai in versione vecchio saggio, dice di Mattia che è un bravo ragazzo (“nice guy”) ma non è uno squalo. E per guidare un team di Formula Uno bisogna appartenere alla categoria che, quando vede il sangue, azzanna per finire la preda.
Resta sullo sfondo, come un fastidioso rumore ambientale, cosa sarà della Formula Uno fra qualche anno. Tutto passa. E magari tornerà ad essere una serie motoristica fra le tante. I segnali, a mio parere, ci sono tutti. E magari ci abitueremo anche a questo. Ovviamente faccio i consueti gesti apotropaici per scongiurare tale evenienza. Tuttavia mi pare che Liberty Media ci abbia capito quasi nulla del “dna” della Formula Uno. Vedremo.
Autore: Mariano Froldi – @marianofroldi
Foto: Formula Uno
Jean Alesi nel ♥️
“Tuttavia mi pare che Liberty Media ci abbia capito quasi nulla del “dna” della Formula Uno.”
Cosa contesta a Liberty Media?? Cosa ha fatto di sbagliato secondo lei? A parte la cerimonia d’inizio del GP di Austin di qualche anno fa?
Saluti,
Alessandro