Grazie Sebastian
Brava Ferrari, sentiti complimenti. Un cuore rosso davvero. In un attimo fai piazza pulita di tutti i tuoi piloti migliori, nemmeno fossero impestati dal virus che imperversa a distruggere la nostra quotidianità e le nostre speranze. Ma sì, che sarà mai? Un bel taglio netto. Senza possibilità di replica in un tempo morto. Sebastian avrebbe meritato di più, per ciò che ha dato, per quello che ha ispirato. Invece sacrifichiamolo pure in nome del nuovo che avanza. In fondo che importa? Ci siamo liberati di Raikkonen, pedina utile da abbandonare e riprendere a piacimento. Abbiamo sacrificato Alonso e il suo talento. Ma la giostra degli orrori oggi regala il peggio.
Addio Vettel, tanto non sei più utile alla causa. Non ti offriamo neppure l’abbraccio consolatore dei tifosi, il palcoscenico che meriti dopo cinque anni di pura dedizione. Vattene caro, hai troppe pretese. Non vogliamo inutili spese, tanto c’è già la nostra corte da mantenere. Abbiamo il principe ereditario, il monegasco che infiamma le folle, abbiamo i valletti compiacenti di una dirigenza fantasma. Abbiamo Binotto, il salvatore della patria, colui che predica bene, benissimo a parole, ma poi razzola in un aia di cui non riesce a essere gallo. Bene, ma non benissimo, in questi tempi in cui bisognerebbe più che mai mostrare cuore e coraggio.
Purtroppo il Cavallino è una bestia zoppa da tempo, trasformata in un somaro, incapace di persino di ragliare. Tuttavia il rancore non deve prendere il sopravvento. È il momento di dimostrare quanto siamo migliori, capaci di vedere il bello, nonostante il brutto che sta là fuori. Allora partiamo con i ringraziamenti. Grazie Sebastian per quella vittoria in Malesia, la tua perla di Labuan, il tuo trionfo più sentito. Grazie per l’Ungheria, che ha dato un senso all’estate. Grazie per Singapore, dove le hai suonate. A tutti e a noi, parafrasando una ben nota canzone, con quella tua ironia schietta, con l’impeto di un ritrovato campione. Grazie per averci creduto ancora, nonostante un 2016 infame. Grazie per non aver perduto la fame.
Grazie Sebastian perché con la tua SF70H ci hai fatto sognare. Un avvio promettente, una culla di sogni. Nati nel limbo di un’illusione, frantumati in un autunno che non ti ha voluto campione. Guasti e sfortune a funestare un finale di stagione che avrebbe potuto essere grandioso, se solo la Ferrari ti avesse assecondato.Invece già da allora sono iniziate le ombre, i sospetti che non fossi più adeguato, giusto per negare un ecatombe. Della squadra e del progetto, che stava naufragando dopo un buon inizio. Primo indizio che nulla di buono sarebbe arrivato da quel sodalizio.Invece grazie Sebastian perché ci hai creduto, perché nel 2018 il tuo amore si è rinnovato. Al punto da siglare un promettente debutto e la promessa che non sarebbe stato l’ennesimo anno di lutto. Grazie per esserci stato, sincero e fedele, come un novizio, fin dall’inizio. Grazie per l’Australia, per il Baharain, per il Canada. Grazie per aver vinto “a casa loro” con un filo d’irriverenza, per aver guidato la danza. Grazie per esserti rialzato dopo la tremenda disfatta di Hockhenheim, regalandoci Spa, uno dei tuoi più grandi acuti. Grazie anche per aver resistito, in quel caos da tempi muti. Marchionne lascia il vuoto e una squadra allo sbando, tu, piccolo gigante, provi ad assumertene il comando.
Non basta e non serve quando tutto va male. Lo sviluppo manca, la coesione pure. Frasi incostanti di persone che non si sentono sicure. Un altro titolo che se ne va, anche a causa di qualche errore. Ma quanto è facile sbagliare in preda al furore? Quando non si ha nulla da perdere, quando la Mercedes sbanca, ritrovando la perfezione consueta? Eppure giornali e gente sono pronti a puntare il dito. Contro di te che non lo hai alzato abbastanza, contro di te, che, a loro dire, manchi di costanza. Purtroppo dimenticano che il cuore ha una misura diversa. Non si calcola in punti, in una gara persa. Vive di emozioni e di battiti forti. Quelli che tu, Sebastian, non ci hai mai fatto mancare. Anche in quelle volte in cui ci hai fatto incazzare. Grazie Sebastian per l’ultima annata, sebbene forse andrebbe dimenticata.
Ma non può cadere nell’oblio, la vittoria più bella, con la tua ribellione, il Canada furente di cui ti sei fatto padrone. Questione di carattere, di cui abbondi, questione di giustizia che da sempre diffondi. La rabbia non è sempre un male, se aiuta a fomentare una passione, a creare coesione. La tua intemperanza ha riunito la gente sotto a una diversa bandiera. La tua ribellione è stata il fondamento di un nuovo modo di giudicare le gare, senza la costante paura di ricorrere alla tortura. Di sanzioni esagerate, di penalità inadeguate. Per una Formula Uno più vera e più viscerale, al di là di ogni discussione banale.
Grazie Sebastian per la tua ultima Singapore. Fiore all’occhiello di un pilota eccelso, che dimostra il suo valore anche dopo un momento controverso. Sopravvivere a Monza e alla beffa di Sochi non era certo affare da poco. Ci sei riuscito, da vero uomo, che sbaglia e risorge mostrando il suo lato migliore. Ci sei riuscito tra lacrime sincere, credendoti ancora parte di un mondo che non ti chiede di rimanere. Anzi ti lascia come uno straccio vecchio, spremuto e consunto, valutato a peso. Ma il tuo peso specifico ha ben altra caratura: oro per valere, anima per volare. Buona viaggio Sebastian, ovunque ti porti.
Autore: Veronica Vesco – @veronicafunoat
Foto: Ferrari